“Bestie di scena” di Emma Dante a Reggio Emilia

Reggio Emilia, Teatro Ariosto, Festival Aperto – Dispositivi meravigliosi 2017
BESTIE DI SCENA”
Ideazione e direzione di Emma Dante
Luci Cristian Zucaro
Assistente di produzione Daniela Gusmano
Interpreti Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Alessandra Fazzino, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli e con Daniela Macaluso e Gabriele Gugliara
Elementi scenici Emma Dante
Reggio Emilia, 12 novembre 2017

Dodici “animule vagule blandule” prendono la scena (Crivelli e Verginelli sono infortunati) e si aggiudicano l’interesse non appena sentono gli sguardi su di loro, taciuti i nostri discorsi a luci in sala ancora accese. Corrono smarrite lungo traiettorie che si intersecano, ognuna per conto proprio, finché soavemente sudate si liberano di tutti i loro indumenti, che finiscono ai nostri piedi.
Solo alla fine si capisce che per tutto il tempo avevano lottato per emanciparsi dalla condizione di personaggi vessati da un autore che li aveva costretti a recitare una parte che evidentemente a loro non interessava.
Emma Dante offre un’eccellente prova di teatro danza, molto accurato nei particolari (nei colori e nelle luci, soprattutto), con coreografie solo accennate e intellegibili, sapientemente equilibrate nell’economia generale. “Bestie di scena”, esteticamente attraente, mentre avrebbe potuto disturbare la costante nudità integrale degli interpreti, racconta la rinuncia alla finzione scenica degli attori dopo aver combattuto insidie e tentazioni continue. La regia capita loro addosso e non li molla un attimo: devono obbedire a ogni sollecitazione, devono mangiare, bere e dare spettacolo come fiere domate nel mezzo di un circo. Se sporcano allora ripuliscono, se si azzuffano allora si riappacificano. Poi vengono addirittura fatte giocare nel tentativo di sciogliere le loro tensioni, allo scopo d’intrattenere il pubblico, in coreografie collettive in cui esibiscono la propria specialità: c’è lo spadaccino, la ballerina sulle punte o la coppia d’innamorati sulle note di Only You dei Platters.
Della poetica di Emma Dante piace proprio questo retrogusto un po’ ironico e sarcastico, diciamo pure sadico, davvero congeniale in questo spettacolo della durata di poco più di un’ora. Non c’è un momento in cui ci sia calo di attenzione, perché sul palco è tutto un divenire, una scena dietro l’altra, mai banale, né scontata. Ci si chiede insomma che accadrà mai adesso a questi poveri cristi ignudi, a questo clan di primitivi solidali tra loro ma pur sempre vittime di un unico demiurgo che li comanda e li fa rientrare nei ranghi non appena cercano di distinguersi l’uno sull’altro allo scopo di diventare il capobranco.
Alla fine però queste “Pallidule, rigide, nudule”, povere anime dannate, sebbene vangano gettati loro addosso gli indumenti per coprirsi e tornare civili, decidono all’unisono di rimanere nude, senza far cenno di volersi coprire più i genitali e gli occhi per la vergogna, nel mentre su di loro rimangono i nostri sguardi ammirati per tanta temeraria sfrontatezza.