Al San Carlo di Napoli l’elegante “Cenerentola” di Giuseppe Picone

Teatro di San Carlo, Stagione di balletto 2016-2017
“CENERENTOLA”
Musica Sergei Prokof’ev
Coreografia Giuseppe Picone
Cenerentola MARIA EICHWALD
Il Principe  ALESSANDRO STAIANO
La fata/Madre ANNA CHIARA AMIRANTE
Le sorellastre SARA SANCAMILLO, CANDIDA SORRENTINO
La matrigna ALESSANDRA VERONETTI
Il padre EDMONDO TUCCI
Scenografie Nicola Rubertelli
Costumi Giusi Giustino
Orchestra e Corpo di ballo del Teatro di San Carlo
Direttore Nicola Giuliani
Direttore del Corpo di ballo Giuseppe Picone
Nuova produzione del Teatro di San Carlo
Napoli, 7 marzo 2017

Elegante, delicata, composta. Questa la Cenerentola di Giuseppe Picone andata in scena in prima assoluta al San Carlo di Napoli sulla storica partitura musicale di Sergei Prokof’ev, le scene di Nicola Rubertelli e i costumi di Giusi Giustino. Una nuova produzione che arricchisce il repertorio del Massimo napoletano, contribuendo a registrare un altissimo numero di ingressi. La recita da noi scelta brulicava di giovanissimi alunni delle scuole campane, molte delle quali alle prese con l’alternanza scuola-lavoro. Nonostante l’aria frizzante di gioventù, l’attenzione è stata massima e il buon lavoro dei docenti ha dimostrato che l’educazione teatrale funziona. Ma procediamo con ordine. Fiaba per eccellenza, Cenerentola gode di un repertorio storico che trova la sua acmè nell’allestimento di Rudolph Nureyev, creato nel 1986 su Sylvie Guillem e ambientata nella Holliwood degli anni Trenta, a dimostrazione della versatilità del soggetto e dei temi universali dell’intramontabile fiaba di Perrault. La lettura di Giuseppe Picone, dall’estate del 2016 Direttore del Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo, è neoclassica nello stile e tutta incentrata sul microcosmo degli affetti familiari. Filo conduttore della vicenda è la figura materna, che, sia pure in maniera discreta, sostiene la figlia abbandonata troppo presto e la conduce alla felicità, come solo una mamma sa fare. La presenza di questo personaggio è la vera novità drammaturgica, grazie alla quale la matrigna perde il primato di signora della casa ed emerge il lato più commovente della storia, il pezzo di vita più importante che non esiste più, ma che con il suo amore infinito si manifesta al marito e alla figlia, guidandola attraverso le allegorie delle stagioni fino alle braccia del principe.
Il linguaggio di Picone, complesso ma elegante, trova il suo momento migliore nei Passi a due  fluidi, musicali e con la giusta proporzione di virtuosismi par terre e aerei; eccede talvolta negli assoli in quanto a difficoltà – eseguite comunque molto bene dalla Compagnia – e trascurando l’architettura  delle masse. Il Corpo di Ballo appare staticamente costretto in geometrie rettangolari, composte, ma elegantemente statiche. L’attenzione alla caratterizzazione dei personaggi si fa viva soprattutto  sulla coppia di sorellastre, non più brutte e ridicole, ma affascinanti aristocratiche che non possono vantare la grazia di Cenerentola. Anche la figura del principe emerge per virtuosismi e, nel complesso, si tratta di un lavoro ricco e positivamente inquadrato in una ricostruzione della danza sancarliana che non passa solo attraverso i danzatori (ricordiamo per questa produzione ben ventiquattro aggiunti), ma anche attraverso il repertorio.
Veniamo ora agli interpreti. Maria Eichwald, pluripremiata solista kazakha, principal nelle più prestigiose Compagnie europee, è stata una Cenerentola delicata e pulita, benché non si sia stagliata palesemente al di sopra delle migliori soliste di casa. Precisa ed elegante Anna Chiara Amirante, formatasi alla Scuola di Ballo del San Carlo diretta da Anna Razzi, con esperienze da solista al Teatro dell’Opera di Roma, nel ruolo della madre/fata, alla quale sono toccati virtuosismi notevoli nella variazione del secondo quadro. Brave e credibili nel ruolo delle sorellastre Sara Sancamillo e Candida Sorrentino, in particolare quest’ultima dotata di una interessante verve comica. Altrettanto bravi i solisti delle stagioni, con particolare riferimento all’Inverno di Claudia D’Antonio e Salvatore Manzo. Tra gli uomini si distinguono Stanislao Capissi, Giuseppe Ciccarelli e Danilo Notaro.
E veniamo al Principe di Alessando Staiano (già vincitore della prima edizione dei nostri Oscar della danza GBoscar 2015). La sua presenza come protagonista maschile assoluto in questo allestimento (tanto da comparire sulla locandina ufficiale, in netta antitesi all’abitudine di dedicarla agli ospiti o ai primi ballerini ufficiali) si inquadra nella volontà del neodirettore di dare ampio spazio ai giovani di casa, permettendo loro di formarsi sul campo attraverso responsabilità e difficoltà che possano costruirne, passo dopo passo, una solida quanto effettiva carriera da solisti. Tant’è che a lui sono state affidate quasi tutte le recite. Sicuro e sempre più maturo come partner, Staiano convince tutti e dà corpo al suo personaggio attraverso una tecnica sicura e vigorosa, sobrio nell’interpretazione di un ruolo che spesso rischia di cadere nel banale. Perché si sa, il principe va vestito di un carattere particolare per non cadere nella leziosità o rischiare di scomparire dietro la donna.
Ai primi  ballerini più maturi sono assegnati i ruoli della Matrigna e del Padre di Cenerentola, rispettivamente Alessandra Veronetti, elegante in un personaggio che Picone vuole severamente aristocratico senza che sia né goffa né mascolina, ed Edmondo Tucci (GBoscar della danza 2016) un padre che solitamente è assente dalle scene perché scomparso anche lui, e che invece qui è ancor più desolante come figura,  in quanto assiste impotente alle sciagure della figlia.
La parte più giovane del Corpo di ballo è stata ben messa in luce grazie ai numerosi ruoli solistici pensati per far crescere un ensemble in parte ancora acerbo, ma sensibilmente migliorato grazie al tipo di lavoro imposto e agli stimoli che le aspettative per una nuova produzione offrono.
Il tutto incorniciato dalle belle scenografie di Nicola Rubertelli, che dall’essenziale camino del primo quadro passa all’altrettanto minimal scala/velario dell’ultimo quadro attraverso l’esplosione di colori nell’astrattismo delle stagioni e attraverso la pomposa reggia rococò del gran ballo, che, insieme agli splendidi costumi di Giusi Giustino, ha strappato applausi e ammirazione del pubblico all’apertura del sipario sul secondo atto. Curato il disegno luci nei momenti drammaturgici più importanti e, come sempre, ottima prestazione dell’orchestra del San Carlo diretta da Nicola Giuliani che ha meritato, insieme alla Compagnia tutta, gli entusiasti applausi del pubblico per la vigorosa esecuzione della partirura.
Le recite continueranno fino a domenica 12 marzo. Nei ruoli principali si alterneranno Alessandro Macario, Anna Chiara Amirante e Claudia D’Antonio. (foto Luciano Romano e Francesco Squeglia)