Bologna, Teatro Comunale:”Risorgimento”, “Il prigioniero”

Bologna, Teatro Comunale, stagione d’opera 2011
RISORGIMENTO!”
Opera in un atto su libretto di Dario Olivieri da un soggetto di Lorenzo Ferrero
Musica di Lorenzo Ferrero
Edizioni Universal Music Publishing Ricordi s.r.l., Milano
Commissione del Teatro Comunale di Bologna
Bartolomeo Merelli ALESSANDRO LUONGO
Giuseppina Strepponi VALENTINA CORRADETTI
Giovannina Bellinzaghi ANNUNZIATA VESTRI
Luigi Barbiano LEONARDO CORTELLAZZI
Maestro sostituto ALESSANDRO SPINA
Giuseppe Verdi UMBERTO BORTOLANI
“IL PRIGIONIERO”
Opera in un prologo e un atto
Libretto e musica di Luigi Dallapiccola
Sugarmusic SpA – Edizioni Suvini Zerboni
La Madre VALENTINA CORRADETTI
Il Prigioniero CHAD ARMSTRONG
Il Carceriere/Grande Inquisitore ARMAZ DARASHVILI
Primo sacerdote DARIO DI VIETRI
Secondo sacerdote MATTIA OLIVIERI
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Michele Mariotti
Regia Giorgio Gallione
Scene Tiziano Santi
Costumi Claudia Pernigotti
Luci Andrea Oliva
Movimenti scenografici Giovanni Di Cicco
Video proiezioni Francesco Frongia
Aiuto regista Gianni Marras
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Nuovo allestimento  in coproduzione  con la Fondazione Teatro Comunale di Modena
Bologna, 16 aprile 2011

Allestire un dittico può perseguire i propositi più disparati: mettere in scena due opere “popolari” di sicura presa sul pubblico, due opere di rara esecuzione o l’una e l’altra cosa allo scopo di riscoprire un’opera abbinandola ad un’altra più celebre. Il dittico proposto al Teatro Comunale di Modena e successivamente al Teatro Comunale di Bologna ha avuto come denominatore comune quello tematico: i festeggiamenti dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. Protagonisti sono stati un’opera in prima esecuzione assoluta, Risorgimento! di Lorenzo Ferrero, e Il prigioniero di Luigi Dallapiccola. Il risultato finale è stato a nostro avviso interlocutorio o, quantomeno, poco bilanciato.
L’atto unico di Lorenzo Ferrero è  svilito dal libretto retorico e farraginoso di Dario Oliveri: la vicenda prende l’avvio dalle prove di Nabucco di Giuseppe Verdi alla Scala. Fra i timori e le speranze sul successo dell’opera e sull’imminente unità del Regno, bizze delle primedonne, repentine infatuazioni, sogni e visoni, si arriva al finale in cui Verdi (interpretato dall’attore Umberto Bortolani) esprime preoccupazione per il futuro dell’Italia a venire. Musicalmente si avverte come un costante senso di instabilità, una mancanza di amalgama: vengono utilizzati brani tratti da Nabucco, registrazioni elettroniche, i momenti di sogni e premonizioni sembrano malamente imprestati da un musical. Un pretesto teatrale e musicale piuttosto debole. Semplice e minimale la regia di Giorgio Gallione cerca, per quanto possibile, di dare continuità narrativa all’azione: grandissimo spazio hanno poi le videoproiezioni sul fondale. Le scene di Tiziano Santi sottolineano l’atmosfera onirica attraverso diversi pianoforti bianchi, quasi un paesaggio innevato, disseminati sulla scena: poco risalto ha invece il contesto reale. Essenziali ma eleganti i costumi di Claudia Pernigotti. Bravo il cast nella sua interezza: sottolineiamo la generosità vocale di Valentina Corradetti nei panni di Giuseppina Strepponi, la raffinata Giovannina Bellinzaghi di Annunziata Vestri e Alessandro Spina come Maestro sostituto di voce solida. Il plauso più convinto va a Michele Mariotti a capo dell’ Orchestra del Teatro Comunale di Bologna che cerca di conferire una qualche dimensione teatrale a quest’opera.
Si passa poi a Il prigioniero di Luigi Dallapiccola, pagina altissima del teatro musicale del ‘900 italiano. L’ambientazione claustrofobica del carcere è sottolineata da un ambiente chiuso che si apre a formare dapprima una croce di un rosso incandescente per poi svelare completamente l’abbagliante luce del giorno con il grande albero sullo sfondo. Fanno capolino dalle botole i busti incappucciati dei prigionieri che hanno già subito il supplizio e un mimo raffigurante la morte nella sua iconografia più classica di scheletro. La regia di Gallione è agile, giocata sulle pose frenetiche e ossessive del Prigioniero e della Madre:  viene conferita grande importanza alla gestualità immediata e sempre in primo piano delle mani mentre ieratica e distante è quella del Carceriere/Grande Inquisitore. Un allestimento bello e funzionale, coadiuvato dall’intelligente disegno luci di Andrea Oliva: tende a diventare tuttavia un po’ dispersiva la presenza continua della pur brava danzatrice Francesca Zaccaria nelle vesti di presagio di morte. Musicalmente la compagnia di canto è ben capeggiata da Chad Armstrong come Prigioniero: voce di non particolare fascino ma ben sostenuta e proiettata, immedesimazione totale , molti i colori e fraseggio sempre al servizio della parola cantata fino all’ultimo terribile La libertà?. Brava vocalmente Valentina Corradetti: il mezzo è ampio e sontuoso, veramente bellissimo nel timbro screziato. E’ forse un po’ inerte nel rendere la vera dose drammaturgica della Madre nel lungo prologo iniziale. Convince meno Armaz Darashvili come Carceriere/Grande Inquisitore  a livello vocale, dove spesso è poco udibile, ma risulta corretto a livello interpretativo. Bravissimo senza riserva alcuna Michele Mariotti nel rendere tutte le tinte di quest’opera di così difficile esecuzione: altrettanto lodevoli l’Orchestra e gli interventi del Coro del Teatro Comunale di Bologna. Svariati posti vuoti, successo cordiale: peccato, soprattutto per la bella esecuzione de Il prigioniero.