Caracalla Festival:”Norma” (cast alternativo)

Teatro Dell’Opera di Roma, Terme di Caracalla – Stagione Estiva 2012
“NORMA “
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani.
Musica di Vincenzo Bellini
Pollione  RICCARDO MASSI
Oroveso  RICCARDO ZANELLATO
Norma MARIA PIA PISCITELLI
Adalgisa SERENA FARNOCCHIA
 Clotilde ALESSIA NARDIN
Flavio ENRICO COSSUTTA
Coro e Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Gabriele Ferro
Regia Andrea De Rosa
Impianto Scenico Andrea De Rosa e Carlo Savi
con interventi di Matthew Spender
Costumi Alessandro Ciammarughi
Luci Pasquale Mari
Nuovo allestimento
Roma, 25 luglio 2012

Titolo assente dal palcoscenico di Caracalla dalla metà degli anni ’50, dove in precedenza era comunque stato presente solo tre volte sia pure con compagnie di canto per l’epoca prestigiose. L’allestimento presentato in questa edizione colloca la vicenda in un indefinito tempo moderno con accenni all’epoca di Bellini, alla contemporaneità e ad un generico mondo antico nel quale non sono direttamente identificabili elementi celtici che consentano di inquadrare la vicenda fortunatamente ben nota. Lo spazio scenico è definito da una serie di quinte nere laterali e da alcuni elementi posti al centro del palcoscenico, un grande tronco d’albero per il primo atto e poi una tenda che rappresenta la casa di Norma. I movimenti delle masse appaiono ridotti al minimo e assai convenzionali e questo certo non aiuta a ravvivare un testo lungo e nel complesso statico. Molto curata è parsa la recitazione del cantanti anche se alcune scelte del regista Andrea De Rosa sembravano far scivolare l’opera verso il dramma borghese, allontanandolo dalla solennità e dalla grandiosità della tragedia classica, nel solco della quale l’opera stessa si colloca. La cifra di questa chiave di lettura può ben essere colta nel modo con il quale viene fatta pronunciare a Flavio l’ ”Ah! Narra” che precede l’aria di Pollione e nell’improbabile finale primo nel quale il Proconsole di Roma nelle Gallie esce dalla casa di Norma con uno dei due figli in braccio. Anche gli scatti di furore o i momenti culminanti del dramma nel loro complesso danno più l’impressione di venire narrati che vissuti, trasformando l’ira in educata riprovazione, il dolore in mestizia  e privando la tragedia di quella grandiosità e solennità che contribuiscono a renderla universale e senza tempo. Sulla stessa lunghezza d’onda la lettura musicale di Gabriele Ferro, anch’essa molto accurata nella concertazione e piacevolmente elegante nello svolgere e sostenere le lunghissime arcate melodiche ma in diversi momenti lenta e priva del necessario mordente. Forse un tale approccio a questa partitura avrebbe trovato una maggior rispondenza al chiuso e soprattutto al di fuori di un contesto monumentale come quello delle Terme di Caracalla.
E veniamo alla compagnia di canto. Premesso che non ci sembra corretto in linea di principio commentare la prestazione di voci costrette a cantare con un’amplificazione spesso penalizzante, tutti gli interpreti hanno mostrato un notevole livello di professionalità. Davvero ottima l’Adalgisa di Serena Farnocchia per bellezza della voce, musicalità e intensità espressiva. Elegante  nella figura, ha realizzato musicalmente il ritratto della giovane ministra in maniera convincente ed appropriata, liberando il personaggio dal quel che di matronale che talvolta si avverte nel timbro, quando viene affidato ai mezzosoprani. Bravo anche Riccardo Massi nella parte di Pollione cantato con bella voce, omogenea e accurata nel fraseggio e interpretato sempre con partecipazione e credibilità anche nei momenti meno ispirati della parte. Molto corretto vocalmente  e musicalmente l’Oroveso di Riccardo Zanellato, anche se forse privo della autorevolezza necessaria alla completa realizzazione del personaggio. Discreta la Clotilde di Alessia Nardin e buono il Flavio di Enrico Cossutta. Eccellente sotto il profilo musicale la Norma di Maria Pia Piscitelli. Perfetta nella dizione, capace di accentare e conferire la giusta intenzione espressiva ad ogni frase con voce ampia, omogenea e sicura ha cantato il suo ruolo in maniera personale e con grande partecipazione e musicalità. Peccato che l’aspetto teatrale della sua interpretazione sia in alcuni momenti risultato un po’ raffreddato dall’atmosfera un po’ troppo tranquilla ed educata cercata dalla regia e dalla direzione d’orchestra. Buona la prova del coro e interessante la realizzazione del programma di sala. Al termine il pubblico ha applaudito con entusiasmo. Unico piccolo neo della serata ma che la dice lunga sulla attuale considerazione per la musica, in alcuni momenti si sentivano, anche se molto in lontananza, i suoni ed i rumori del vicino Festival dell’Unità. Foto Lelli & Masotti