Catania, Teatro Massimo Bellini:”Cassandra” di Vittorio Gnecchi, gemma ritornata a splendere

Catania, Teatro Massimo Bellini, Stagione Lirica 2011
“CASSANDRA”
Dramma musicale in un Prologo e due atti di Luigi Illica e Vittorio Gnecchi
Musica di Vittorio Gnecchi
Prima esecuzione integrale in tempi moderni
Prima esecuzione a Catania
Prologo NICOLA DE MICHELE
Agamennone JOHN TRELEAVEN, ROMAN SADNIK (15 gennaio)
Clitennestra GIOVANNA CASOLLA, ALESSANDRA REZZA (15 gennaio)
Cassandra MARIANA PENTCHEVA, ANNA MARIA CHIURI (15 gennaio)
Egisto CARMELO CORRADO CARUSO, PIERO TERRANOVA (15 gennaio)
Oreste SAMUELE COZZUBBO
Il fazionario del porto NICOLA DE MICHELE
Il navarca PAOLO LA DELFA
Una coefora, Una vecchia PIERA BIVONA
Coro di voci bianche “Gaudeamus Igitur” Concentus
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini
Direttore Donato Renzetti, Antonino Manuli (15 gennaio)
Maestro del coro Tiziana Carlini
Maestro del coro di voci bianche Elisa Poidomani
Regia Gabriele Rech
Scene e luci Giuseppe Di Iorio
Costumi Sandra Meure
Nuovo allestimento
Catania 15 e 16 gennaio 2010
Autentica gemma del teatro musicale italiano, la Cassandra di Vittorio Gnecchi è finalmente tornata a splendere, dopo un secolo circa di ostracismo, nella meravigliosa cornice del Teatro Massimo Bellini di Catania che ha deciso di aprire la stagione lirica 2011 proprio con questa scelta coraggiosa e innovativa. Ripulita, parafrasando un verso del libretto di Luigi Illica, dalla polvere del misterioso oblio che in questi anni ingiustamente l’aveva ricoperta, la Cassandra, allestita con due cast differenti, nel teatro del capoluogo etneo per la prima volta in forma integrale in tempi moderni, ha ottenuto il consenso unanime del pubblico che ha salutato questa sua rinascita a nuova vita con intensi e prolungati applausi non solo alla prima, ma anche durante le repliche.
Senza voler ricostruire in questa sede tutti i passaggi di quello che fu definito il Caso Cassandra, dopo aver ascoltato l’opera, sembra del tutto inspiegabile il fatto che essa non sia entrata di diritto nel repertorio lirico tanto più se si considera il successo della prima rappresentazione al Teatro Comunale di Bologna il 5 dicembre 1905 sotto la direzione di Arturo Toscanini.  Il grande direttore d’orchestra, che aveva capito il valore della partitura, si impegnò, infatti, con Gnecchi a metterla in scena, con queste parole ricordate nelle sue memorie dallo stesso compositore: “Caro Maestro; se lei affida a me il suo lavoro, io voglio avere mano libera per scegliere l’ambiente dove questa musica, che è forse eccessivamente moderna per il pubblico di oggi, possa essere meglio intesa. Non tutti i nostri pubblici sono preparati ad uscire da quel cerchio delle loro consuetudini artistiche: Bologna potrebbe dare il battesimo alla sua Cassandra” (Il testo è pubblicato in Marco Iannelli, Il Caso Cassandra, Bietti Media, 2007).
Il pubblico bolognese accolse favorevolmente l’opera che in seguito calcò le scene di altri importanti teatri, come quello della Volksoper di Vienna, dove fu rappresentata il 29 marzo 1911 sotto la direzione di Willem Mengelberg, quello del Teatro Dal Verme di Milano il 16 novembre 1913, e quello del Teatro dell’Opera di Filadelfia dove alla fine dello stesso anno fu diretta da Cleofonte Campanini. Nel frattempo nel mondo musicale si era verificato un avvenimento che avrebbe determinato l’oblio in cui l’opera è caduta fino ad oggi. Il 25 gennaio 1909 andava in scena, sotto la direzione di Ernst von Schuch, all’Opera di Dresda l’Elektra di Richard Strauss. Subito furono rilevate le evidenti somiglianze tra le due partiture e Gnecchi fu accusato inspiegabilmente e ingiustamente di plagio. È questa un’accusa assurda, dal momento che la Cassandra di Gnecchi era stata rappresentata quattro anni prima dell’Elektra senza contare che Strauss aveva avuto la partitura in visione proprio dal compositore italiano il 22 dicembre del 1906 mentre si trovava a Torino per dirigere la sua Salome. Anche a causa di queste polemiche, alle quali Gnecchi, da vero gentiluomo quale fu, non partecipò mai, l’opera fu avvolta dall’oblio, al quale cercò di sottrarla una rappresentazione il 21 marzo 1942 all’Opera di Roma sotto la direzione di Oliviero De Fabritiis. In Italia l’opera fu dimenticata, come del resto il suo autore, mentre a Lubecca fu rappresentata nel 1975, sotto la direzione di Matthias Kuntszch, ottenendo un enorme successo.
A distanza di tanti anni, grazie anche a questa splendida ripresa al Teatro Massimo Bellini di Catania, è possibile giudicare l’opera con una certa serenità senza entrare nel merito delle vere o presunte analogie con l’Elektra. Cassandra è un’opera veramente bella e coinvolgente, la cui musica rende vivi i turbamenti e le passioni che agitano i personaggi in una tensione crescente il cui punto culminante è raggiunto quando l’eponima protagonista, quasi in delirio, predice la prossima morte di Agamennone. Raffinatissima è la scrittura orchestrale nella quale assoluto protagonista è il contrappunto con i temi che, intrecciandosi e sovrapponendosi, trovano una perfetta sintesi tra di loro e con le parti vocali. Proprio il trattamento dell’orchestra che, come avviene spesso nelle opere tedesche, partecipa all’azione quasi come un altro personaggio, ha fatto ritenere quest’opera più tedesca che italiana ma il melos, che si libra nelle appassionate dichiarazioni d’amore di Clitemnestra a Egisto, è totalmente italiano. Gnecchi ha riservato un trattamento molto raffinato al coro la cui costante presenza si ricollega alla funzione  basilare da esso svolta nella tragedia greca.
A tale proposito è significativo il Prologo, nel quale il personaggio del Prologo instaura un dialogo con il coro, costituito dalle Eumenidi, come in un ditirambo dialogico che, secondo Aristotele, è all’origine della tragedia classica. Questo aspetto, nella messa in scena catanese, è stato magistralmente evidenziato dalle scelte di regia di Gabriele Rech che ha deciso di collocare il coro su un diverso livello proprio per marcare il suo carattere fondamentalmente greco. Molto interessante è la dilatazione dello spazio scenico posta in atto dalla regista tedesca con i personaggi che cantano anche in platea: il Prologo; Oreste, che, quasi già investito dal fato della vendetta, nel finale fugge dall’orrore del duplice omicidio perpetrato sulla scena, e Cassandra che, nel momento della profezia, è in platea alla ricerca di se stessa e della verità nel futuro. Questa scelta di regia sembra rappresentare perfettamente il decentramento dell’io di cui è vittima Cassandra la quale, soltanto quando ha chiaro il destino che attende Agamennone, si lancia verso il palcoscenico per evitare il precipitare degli eventi, ma è bloccata dal Prologo che, da strumento del fato, vuole che il destino previsto dalla sfortunata profetessa si compia.
Ben definite appaiono dunque nelle scelte di Gabriele Rech le funzioni del coro e dei personaggi, soli quest’ultimi con i loro drammi esistenziali e psicologici e tutti vittime di un fato crudele che ha stabilito, scrivendole nel cielo, le loro sorti. La loro solitudine tragica è stata perfettamente rappresentata dai cantanti di entrambi i cast, dei quali il primo è stato diretto dall’esperta bacchetta di Donato Renzetti, il quale, da grandissimo concertatore qual è, ha evidenziato con precisione e attenzione i dettagli e le finezze di una partitura complessa, mentre il secondo ha visto sul  podio un altrettanto bravo e perfettamente a suo agio Antonino Manuli, estremamente preciso e attento alle sfumature di quest’opera difficile e affascinante.
Dominatrice della sua parte vocale, Giovanna Casolla è stata una Clitemnestra di altissimo profilo, appassionata nel cantare il suo amore e superba nell’evidenziare le sfumature della partitura. Altrettanto brava e padrona della scena è stata Alessandra Rezza nel rappresentare gli intimi moti del cuore della sua Clitemnestra. Molto brave, appassionate e tragiche nella rappresentazione della solitudine del loro personaggio sono state le due Cassandre Mariana Pentcheva e Anna Maria Chiuri che hanno modulato le loro splendide voci in modo tale da stabilire una forte empatia con il pubblico.  Più defilati nella partitura, i ruoli maschili sono stati magistralmente interpretati da Corrado Carmelo Caruso e Piero Terranova, che hanno dato vita ad un Egisto, pienamente cosciente del destino di cui è vittima e artefice. Attenti alle sfumature della partitura sono stati, infine, nella parte di Agamennone, John Treleaven e Roman Sadnik. Una menzione va fatta, infine, per il coro che, autentico protagonista in questa partitura e ben istruito da Tiziana Carlini, ha contribuito al successo dell’opera nella speranza che questa ripresa al Teatro Massimo Bellini di Catania possa costituire per essa una vera rinascita che le consenta di trovare un meritato stabile posto nel repertorio.
foto di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini.