“Chéri” al Ravenna Festival 2014: torna in scena Alessandra Ferri

Ravenna, Teatro Alighieri, Ravenna Festival 2014
“CHÉRI”
Liberamente tratto dai romanzi Chéri e La fine di Chéri di Colette
Concepito, diretto e coreografato da Martha Clarke
Musiche Maurice Ravel, Claude Debussy, Federico Mompou, Francis Poulenc, Richard Wagner, Morton Feldman
Chéri HERMAN CORNEJO
Lea ALESSANDRA FERRI
Charlotte AMY IRVING
Testo Tina Howe
Scene e costumi David Zinn
Luci Christopher Akerlind
Sound designer Arthur Solari, Samuel Crawford
Supervisione musicale e Pianoforte Sarah Rothenberg
Prima assoluta dicembre 2013, The Signature Theatre, New York City
Prima europea, in esclusiva per l’Italia
Una produzione The Signature Theatre
Ravenna, 11 giugno 2014

A vedere in scena Alessandra Ferri in Chéri di Martha Clarke, tornano davvero in mente le parole di Norma Desmond in Viale del tramonto: «le grandi stelle non hanno età». L’unica cosa che ha fatto ricordare il tempo trascorso è stata la mancanza dell’artista in scena, precisamente dal 23 giugno 2007: il suo “addio alle scene” fu con Romeo e Giulietta danzato al Metropolitan Opera di New York… fino al giugno del 2013, anno in cui è tornata inaugurando il Festival di Spoleto con The Piano Uptairs di John Weidman. Quella di Alessandra Ferri è una figura davvero mitica, che ci riporta all’epoca in cui una ballerina italiana ha saputo imporsi nel panorama mondiale della danza: cosa, oggi, pressoché impensabile. Allieva della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala trasmigra a quella del Royal Ballet di Londra, compagnia in cui entrerà a far parte nel 1980 – a seguito della vittoria del Prix de Lausanne – e di cui sarà nominata Principal nel 1983. Diventa interprete privilegiata di Kenneth MacMillan, il quale creò per la ballerina italiana lavori come Valley of Shadows e Different Drummer. Dal 1985 passa all’American Ballet Theatre di New York, per poi imporsi negli anni ’90 sulle scene dei teatri più prestigiosi, pur instaurando un rapporto privilegiato col Teatro alla Scala. A leggere le interviste rilasciate in occasione della rentrée, Alessandra Ferri non fa trasparire alcun rimpianto: anzi, è così forte la volontà di rimettersi alla prova da voler idealmente prolungare quel passato glorioso con nuove sfide e nuovi lavori. Semplicemente, presentarsi come l’Alessandra Ferri di oggi.
Il debutto di Chéri è avvenuto al Signature Theatre di New York a novembre 2013, mentre la prima europea si è tenuta al Teatro Alighieri di Ravenna in occasione della venticinquesima edizione del Ravenna Festival. Questa pièce di teatro e danza vorrebbe riassumere i due racconti di Colette – Chéri (1920) e La fine di Chéri (1926) -: quindi, un materiale narrativo di partenza abbastanza corposo (l’amore del giovane Chéri per la ben più matura cortigiana Lea) per un’ora circa di spettacolo. Già all’accendersi delle luci, lo spettatore viene proiettato in un’unica scena: gli appartamenti di Lea. Questa stanza ha già in sé qualcosa di onirico, con le pareti azzurre quasi addossate l’una all’altra in modo da falsarne la prospettiva: enfatizzata dalle stupefacenti luci di Christopher Akerlind, la scenografia sembrerebbe un bozzetto di espressionismo tedesco. A rendere più vivo e carnale questo ambiente irreale e un po’ soffocante, arriva il ‘teatro-danza’ concepito da Martha Clarke per Lea e Chéri. Occorre purtroppo dire che la parte coreografica è piuttosto debole, se non prevedibile (salvo il solo conclusivo di Chéri): lift, giri e… poco altro. Alcuni momenti risultano più convincenti ma più in forza della vis interpretativa dei protagonisti che per merito della costruzione dei passi. In tutto ciò, è particolarmente penalizzata la parte di Lea che non riesce a liberarsi di questa monotonia visiva nemmeno al proprio momento solistico. Il solo di Chéri arriva invece come un fulmine a ciel sereno, liberatorio, un vero grido prima della morte: Herman Cornejo, Principal Dancer dell’ American Ballet Theatre, è un interprete magnifico; meritatissima, quindi, la vittoria del prestigioso premio Benois de la Danse 2014 proprio grazie a questa rappresentazione. A fare da raccordo tra una scena danzata e l’altra, vengono recitati alcuni monologhi dall’attrice Amy Irving (Charlotte, la madre di Chéri) che servono anche a chiarire quali avvenimenti siano nel frattempo intercorsi. La parte musicale (brani di Debussy, Ravel, Poulenc, Mompou, Wagner e Feldman) è affidata all’ottimo accompagnamento al pianoforte di Sarah Rothenberg. Del set si è in parte già detto: molto belli i costumi realizzati da David Zinn, curatore anche delle scene. Probabilmente, un lavoro in cui la parte registico-coreografica sarebbe dovuta andare di pari passo coi due fuoriclasse Ferri e Cornejo.  Foto Maurizio Montanari