Città del Messico:”Carmen”

Città del Messico, Teatro “Julio Castillo” del Centro Cultural del Bosque
“CARMEN”
Opéra-comique in quattro atti
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Musica di Georges Bizet
Carmen LUISA FRANCESCONI
Micaela MARIBEL SALAZAR
Frasquita CAROLINA RAMIREZ
Mercedes EDURNE GOYARZU
Don José DANTE ALCALA’
Escamillo  LUIS LEDESMA
Dancairo MARTIN LUNA
Remendado HUGO COLIN
Zuniga ROBERTO AZNAR
Morales ARTURO LOPEZ CASTILLO
Lilas Pastia GABRIEL LOPEZ
Coro y Orquesta del Teatro del Palacio de Bellas Artes
Schola Cantorum de México
Direttore José Areán
Maestro del Coro Xavier Ribes
Vocie bianche dirette da Alfredo Mendoza
Regia Marcelo Lombardero
Scene Diego Siliano
Costumi Luciana Gutman
Luci Horacio Efron
Coreografia Ignacio González Cano
Città del Messico, 18 settembre 2012

Il merito maggiore della messa in scena di questa  Carmen  firmata dall’argentino Marcelo Lombardero, presentata al  Teatro J. Castillo, non fu tanto la trasformazione di una delle  opere piu tipiche del repertorio operistico, la sua essenza e i suoi personaggi,  ma riuscirne a fare a far credere che da uno sguardo posteriore in termini temporali, si possa comunque ricostruirne il significato. E ciò avviene  attraverso una forte dose di intrattenimento visuale: cultura pop, mafia, violenza, graffiti, gags gay politicamente corrette, femmine lascive, coreografie tribali del tipo Asereje delle Ketchup,  passi di breakdance o rap appartenente all’estetica hip hop e tutta una esibizione dance-dance-revolution con karaoke incluso; il direttore di scena Lombardero arma un genuino e attraente scenario che cattura l’attenzione degli spettatori dall’inizio alla fine.
La ricchezza coregorafica di Ignacio González Cano, i costumi di Luciana Gutman,  la  scenografia urbana di Diego Siliano e le lucie di Horacio Efron (che osa illuminare con luci stroboscopiche anche la platea) contribuiscono a creare uno spettacolo di notevole impatto ( è raro vedere recitare e cantare con così grande disinvoltura le  comparse e il  Coro del Bellas Artes!)
Giunge però spontanea una domanda ad interrompere questa rutilante Carmen: Bizet, i suoi librettisti e Merimée erano  in realtà tanto postmoderni? A questo punto possiamo presupporre che anche Mozart, Beethoven , Wagner e fino a Chopin ugualmente possano essere trasformati in rap (e del resto, lo sappiamo avviene!).
E veniamo alla parte prettamente musicale dello spettacolo.Come si poteva supporre in questa produzione ha avuto maggior peso la scelta di interpreti  piuttosto che la ricerca di un cast omogeneo per reali qualità vocali. Il mezzosoprano brasiliano Luisa Francesconi ha interpretato una Carmen complessivamente valida, benchè la sua voce tendesse ad essere non sempre a fuoco, evidenziando così disuguaglianze di emissione. Dante Alcalà, una delle maggiori promesse tenorili messicane degli ultimi anni per la bellezza del suo timbro, ha deluso. Il suo è stato un  Don José faticoso, perennemente teso nell’emissione. Un’angustia vocale che trasmetteva ansia a una parte del pubblico che temeva, nota dopo nota, arrivasse a un punto de rottura. Se è riuscito ad arrivare in fondo e anche a migliorare nel finale è stato grazie alla passionalità della sua interpretazione, non certo per preparazione e controllo tecnico. Forse  sarebbe consigliabile, almeno per il momento, mettesse da parte questo ruolo.
L’Escamillo del baritono Luis Ledesma, che si presenta come una star di Musica Grupera, ha conquistato la simpatia del pubblico nonostante un inizio musicalmente  poco “quadrato” e un po’ sfuocato. Il  soprano Maribel Salazar (Micaela) ha mostrato un canto commovente, espressivamente ricco.  “Questa sì  canta!!” ha gridato un critico dopo  “Je dis que rien ne m’épouvante”, che ha veramente elevato e risollevato da un certo piattume tutto quello che si era ascoltato fino a quel momento. Una nota di merito per il giovane soprano Carolina Ramirez ha saputo trovare sentimento e pure la ragione di esistere per il personaggio di Frasquita; l’ha dotata di grazia, incanto, di bellezza scenica e vocale, le ha saputo dare autentica personalità, solidale in ogni momento con Carmen, in un ruolo che non emerge di certo.  Bisogna però anche dire che, la regia di Lombardero ( che ha dato un ampio spazio alle parti recitate) ha sicuramente dato spessore a tutti personaggi, compresi quelli secondari. Si sono così ampiamente apprezzati anche   Edurne Goyarzu (Mercedes), Roberto Aznar (Zuniga),  Martin Luna (Dancairo) Arturo Lopes Castillo (Morales),  Hugo Colin (Remendado) e per finire,  il notevole Lilas Pastia impersonato da Gabriel Lopez.
Jose Arean, di fronte al Coro ( ben preparato da a Xavier Ribes) e l’Orchestra del Teatro di Belles Artes e la Schola Cantorum del Messico (preparata da Alfredo Mendoza) ha mostrato una solida professionalità, vero supporto musicale-drammatico verso un cast che, come abbiamo detto, non sempre è stato all’altezza del proprio compito. Un compito non facile, aggravato anche dalla collocazione dello spettacolo, allestito in un teatro che sta per essere rimodernato e ristrutturato ma che, attualmente presenta non pochi limiti acustici.
In conclusione una Carmen teatralemte dinamica, ne troppo irriverente, ne cruda, con qualche scivolone nel caricaturale, nel grottesco. Ha forse creato qualche polemica, ma giusto per discutere un po’ alla fine dello spettacolo.