Concerto lirico per … violino, viola e arpa

Fano, Fondazione Teatro della Fortuna – Concerti di Mezzogiorno 2011
DUO ALGAR
Ulf Carlson,
violino
Noris Borgogelli,
viola e arpa
Musiche di W.A.Mozart, G.Verdi, P.Mascagni, J.Massenet, C.Saint-Saens
W.A.Mozart: Duo in si bemolle maggiore per violino e viola Kv 424
G.Verdi: “La Forza del destino” – Pace, pace, mio Dio – trascrizione per violino e arpa
P.Mascagni: “Cavalleria Rusticana” – Intermezzo, per violino e arpa
Jules Massenet: “Thais” – Meditation, per violino e arpa
Camille Saint-Saens:”Samson et Dalila – Mon coeur s’ouvre à ta voix, per violino e arpa
Fano, 5 giugno 2011
Come si legge in una recensione locale: “due musicisti per tre strumenti in un concerto lirico senza lirica ”.  Migliore definizione non poteva essere formulata per il penultimo dei cosiddetti Concerti di Mezzogiorno, la piccola grande rassegna di musica da camera con aperitivo a teatro diretto da Noris Borgogelli e organizzato da Fondazione Teatro della Fortuna di Fano in collaborazione con l’Associazione Amici del Teatro, che ha visto come protagonista il Duo Älgar, composto dallo stesso Noris Borgogelli e da Ulf Carlson, domenica 5 giugno alle 12.00, nel neoclassico Teatro della Fortuna che ha il vanto d’essere il più bello fra i tanti delle Marche. L’esordio con il raro Duo in Si bemolle Maggiore per violino e viola, KV 424 nei tempi adagio, allegro, andante cantabile, andante grazioso (tema e variazioni) di Mozart con Ulf Carlson al violino e Noris Borgogelli alla viola poteva far pensare a un concerto tradizionale e pure l’estrema eleganza con cui i due strumentisti hanno interpretato il brano di Mozart ha messo in luce la grande maestria tecnico-espressiva dei due artisti nel rendere le sonorità di un duo similari a quelle di  un quartetto pur delineando con nitidezza di tratto gli ambiti espressivi dei due strumenti; ma quale sorpresa nel vedere e ascoltare subito dopo il Borgogelli imbracciare l’arpa e suonare con la stessa perizia e souplesse uno strumento tanto diverso dalla viola in un repertorio di grande attrattiva per il pubblico perché lo stesso Borgogelli ha realizzato un programma con ben quattro trascrizioni per violino e arpa da altrettanti celeberrimi e amati brani d’opera.
Infatti, dopo l’esordio, è stata la volta delle trascrizioni per  violino e arpa di “Pace, pace, mio Dio” da La forza del destino di Verdi, dell’”Intermezzo” dalla Cavalleria rusticana di Mascagni, della “Méditation” dalla Thaïs di Massenet e infine da  “Mon cœur s’ouvre à ta voix” da Samson et Dalila di Saint-Saëns. Al posto dei cantanti il violino e l’arpa in funzione di accompagnamento orchestrale ( ma spesso le parti si intercambiavano, per cui l’impasto strumentale dell’orchestra veniva variamente e squisitamente giocato tra i due) hanno catalizzato l’attenzione del pubblico che ha avuto la stessa attenzione, partecipazione e reazione che avrebbe avuto in un concerto con voci liriche. Preciso e stringato il gesto violinistico di Ulf Carlson, ha seguito il percorso melodico delle celebri arie operistiche senza concedere molto ai rubati o agli slarghi della tradizione (che sono adeguati per la voce, non per uno strumento) e ha fatto apprezzare la  pregnanza anche strumentale delle melodie. Borgogelli ha fatto cantare l’arpa in modo mirabile trasformando quello che solo i più ignari potevano scambiare per un accompagnamento armonico e accordale, in un  co-protagonismo a pari merito indiscusso con il violino.
E non solo la bellezza del suono dei due strumenti, non solo la perizia con la quale si trasferiva lo stesso impatto lirico vocale nelle cadenze e nelle espansioni melodiche, ma la capacità di alludere all’ampiezza del suono orchestrale ha conquistato il numeroso pubblico intervenuto. Reintegrare il gusto ottocentesco per le trascrizioni in questi tempi di casse vuote per la lirica e la musica colta è funzionale alla riscoperta di un genere musicale rispettabilissimo e gradevolissimo e alla divulgazione del grande repertorio. Alla fine il bis con la trascrizione della Canzonetta spagnuola: “In medio a mis colores” di Rossini, in cui Borgogelli ha reinterpretato strumentalmente un brano cameristico vocale arricchendolo con gusto finissimo e senso teatrale (sontuose le variazioni  dei couplets affidate ora al violino, ora all’arpa e azzeccato –oltre che trascinante-  il crescendo spagnolesco di ribattuti sulla cassa armonica dell’arpa a mo’ di nacchere), ha scatenato l’entusiasmo generale in una standing ovation che denota quanto il genere proposto dai due incontri pienamente il favore di tutti i tipi di ascoltatori.