Dans la peau de Maria Callas

Di Alain Duault
Collana “Dans le peau de”, Editions le Passeur, Parigi (2014), 16,90 €
140×205 mm, 192 pagine

Pubblicato nell’ottobre del 2014 all’interno della collana dall’editore parigino, Le Passeur, diretta dal grande attore e regista Francis Huster, il romanzo Dans la peau de Maria Callas, dello scrittore prolifico, Alain Duault, sviluppa un’idea alquanto originale, consistente nel ricreare e pubblicare  il giornale immaginario che la Callas avrebbe tenuto negli ultimi quindici giorni della sua vita, dal 1° al 15 settembre 1977. L’idea è abbastanza intrigante, anche perché siamo a conoscenza dell’enorme numero di biografie stricto sensu  della Divina (potremmo superare il centinaio), mentre i romanzi sulla sua vita sono stati assai più rari. Duault ci porta nell’appartamento parigino di Avenue Georges Mandel nel  quale la Divina, quasi da sepolta viva, disperatamente sola,  si abbandona ai  ricordi della sua vita: dai primi anni newyorkesi fino agli anni ’70 e a quei tristi giorni del suo soggiorno parigino. Ascolta i suoi dischi, riguarda le foto di scena degli anni d’oro della sua carriera. In questo viaggio a ritroso ovviamente compaiono tutte le persone che le sono state accanto:  il marito Giovanni Battista Meneghini,  Aristotele Onassis, Tullio Serafin, Luchino Visconti, Herbert Von Karajan…. La cameriera Bruna è onnipresente e la coccola premurosa servendole il tè o il caffè forte accompagnandoli con  i biscottini di cui la Diva è golosa, non dimenticando però  di portarle anche le medicine (Coramine e Mandrax !).
Questo racconto, alla lettura, scivola via piacevolmente e può attirare chi conosce poco o nulla della Divina; i callasiani doc invece non potranno non accorgersi dei numerosi svarioni storici presenti in questo racconto. Giusto per citarne qualcuno: Duault parla di quando la Callas cantò la Norma a Londra nel 1953 con Joan Sutherland nel ruolo di Adalgisa, che la Callas cantava la Polacca di Philine dalla Mignon nei suoi anni giovanili ad Atene. Un falso, perché la cantò solo a partire dal 1951. La Callas era la prima interprete dell‘Anna Bolena in epoca moderna (Duault omette le riprese a Barcellona nel 1947 e a Bergamo nel 1956!); Giulietta Simionato e la Myriam Pirazzini vengono definite dall’autore come “giovani” cantanti, quando invece  la prima aveva 13 anni di più della Callas e la seconda 5. Di Stefano avrebbe proposto alla Callas di curare la regia dei Vespri Siciliani a Torino, nel 1973. È invece risaputo che è stato l’esatto contrario e via di questo passo…
Questo fa supporre al sottoscritto che il libro è stato scritto un po’ troppo velocemente… è forse la dimostrazione che la voglia di scrivere sulla Callas è ancora troppo forte?