Genova, Teatro Carlo Felice: “Lucia di Lammermoor”

Teatro Carlo Felice Stagione dOpera e Balletto 2014/2015
“LUCIA DI LAMMERMOOR”
Dramma tragico in tre atti, Libretto di Salvatore Cammarano dal romanzo The bride of Lammermoor di Walter Scott
Musica di Gaetano Donizetti
Miss Lucia DESIRÉE RANCATORE
Sir Edgardo di Ravenswood GIANLUCA TERRANOVA
Lord Enrico Ashton STEFANO ANTONUCCI
Raimondo Bidebant  GIOVANNI BATTISTA PARODI
Lord Arturo Bucklaw ALESSANDRO FANTONI
Alisa MARINA OGII
Normanno ENRICO COSSUTTA
Mimo FABIOLA DI BLASI
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Direttore Giampaolo Bisanti
Maestro del coro Pablo Assante
Regia Dario Argento
Scene Enrico Musenich
Costumi Gianluca Falaschi 
Video design Eugenio Pini
Luci Luciano Novelli
Nuovo allestimento del Teatro Carlo Felice di Genova
Genova, 21 febbraio 2015
Era grande la curiosità nei confronti di questa Lucia, allestimento che, visti anche i nomi impegnati, è stato promosso e pubblicizzato in maniera intensa e stuzzicante dal Teatro, così come dovrebbe sempre essere. Principale motivo di interesse, anche da parte della stampa generalista, è stata senza dubbio la regia affidata a Dario Argento, il quale ha promesso, nelle molteplici interviste che hanno preceduto lo spettacolo oltre che nel programma di sala, “qualcosa di interessante e nuovo”, una rappresentazione giocata su atmosfere cupe ed “inquietanti”. Aspettative che purtroppo dobbiamo considerare in gran parte disattese e che sono probabilmente anche la ragione di alcuni fischi tributati al regista al termine della recita. Non che quel che si è visto in scena meritasse tanto disappunto, ma è chiaro come non fosse necessario Dario Argento per proporre una regia tanto didascalica ed a tratti noiosa. Quasi mai, infatti, il “maestro del brivido” si muove al di fuori di quel che è prescritto nel libretto (non che questo sia un demerito), ma quando ciò avviene è sempre con scelte più che opinabili che sanno inoltre spesso di déjà vu. Se la presenza in scena del fantasma durante la romanza di Lucia nel primo atto può considerarsi comunque di bell’impatto, la scelta di mostrare la giovane integralmente nuda dà solo l’idea della ricerca dello scandalo a tutti i costi (operazione per la verità riuscita appieno, sfogliando i giornali del giorno dopo); scarso invece l’effetto della scena in cui Lucia trucida il novello sposo, il quale le riversa addosso litri e litri sangue; la posizione di quest’azione, però, così lontana dal pubblico, non ha permesso ai più nemmeno di scorgere gli inverosimili zampilli rossi esplosi dal torace di Arturo ai (debolissimi) colpi della moglie, ma infondo meglio così, considerata anche la macchinosità piuttosto anti-teatrale con cui viene proposta questa immagine. Una produzione, insomma, che più che ad inquietare riesce solo ad assopire: ai solisti sono richiesti pochissimi spostamenti (sostanzialmente solo entrare ed uscire dalla scena), immobili le scene di massa.
Come già accaduto diverse volte, ad Enrico Musenich è stato affidato il compito di rovistare nei magazzini del teatro al fine di ottenere una nuova scenografia che, seppur non brilli per originalità ed accuratezza filologica, può comunque considerarsi funzionale e gradevole alla vista, degnamente valorizzata dalle luci di Luciano Novelli e dai fondali animati proiettati di Eugenio Pini. I costumi disegnati da Gianluca Falaschi, per quanto di pregevole fattura, destano perplessità per la differenza di epoca e stile che intercorre tra gli abiti maschili e quelli femminili, chiaramente ottocenteschi i primi, dichiaratamente preraffaelliti i secondi.
Sul versante musicale, Desirée Rancatore, che annovera il ruolo di Lucia tra i capi saldi della sua carriera finora, ha sostenuto la parte, benché indisposta, con risultati alterni: il bel timbro vocale non può far dimenticare un’emissione che in zona centrale risulta assai “intubata” (ne consegue una perfettibile dizione, specie per un’interprete italiana), che sa però solitamente aprirsi e risplendere in zona acuta. I mali di stagione, tuttavia, hanno messo a dura prova il soprano che è parso poco preciso ed incisivo per tutta la recita (stonacchiando e scricchiolando qua e là, ha saggiamente ridotto all’osso la durata delle puntature sovracute) salvo riscattarsi parzialmente nella scena della pazzia, portata a termine comunque con l’autorevolezza delle grandi interpreti e finalmente libera da un costume decisamente troppo ingombrante, considerata anche la taglia ridotta dell’artista. Nei panni di Edgardo, Gianluca Terranova ha mostrato un’apprezzabile ventaglio di stati d’animo ed una vocalità franca e diretta, pur viziata da una certa disomogeneità generale. La parola scenica è ben comprensibile, sebbene nell’emissione di note più acute la voce risulti più stretta e schiacciata a discapito del timbro. Ad ogni modo, il tenore si produce in un’interpretazione talora povera di particolare ricercatezza, ma credibile e sentita.  Stefano Antonucci impersona il crudele Enrico con sicurezza scenica e musicale. Il timbro vocale non è dei più particolari, ma infondo ben utilizzato e reso al servizio dell’espressività; non lesina puntature acute, al punto di dare più volte l’impressione di ascoltare una corda più tenorile che baritonale, portando a termine una performance di buon successo. Giovanni Battista Parodi (Raimondo) ha degnamente sostituito l’indisponibile Orlin Anastassov, partecipando con credibilità alla vicenda e presentando una bella voce di basso che tende però a sforzare eccessivamente nella salita all’acuto. Buono l’apporto degli altri solisti: Alessandro Fantoni (Arturo), Enrico Cossutta (Normanno) e Marina Ogii (Alisa). Corretto nei suoi interventi anche il coro del teatro, apprezzabile soprattutto per la ricchezza di dinamiche.
Senza infamia e senza lode la direzione ordinata e pulita di Giampaolo Bisanti, che riesce a mantenere un buon equilibrio sonoro riducendo le rare sfasature buca-palcoscenico ad episodi isolati e non determinanti. L’esecuzione, non memorabile per ricercatezza espressiva, è comunque corretta; il gesto è chiaro e netto, ben comprensibile sia dalla compagine vocale che da quella orchestrale, che infatti lo segue con attenzione e partecipazione. Come sempre accaduto a tutte le prime di questa stagione, anche Lucia di Lammermoor è stata bagnata dalla pioggia; a limitare ulteriormente le presenze in platea, la programmazione nelle stesse ore del derby calcistico della città (poi rinviato). Al termine della rappresentazione applausi per tutti e qualche fischio per il regista, che deve ciò probabilmente solo alla sua stessa fama. Ricordiamo, infin,e che il Teatro Carlo Felice propone ormai da diversi anni tutti gli allestimenti della stagione d’opera, di balletto e sinfonica in diretta streaming gratuita preceduta da interessanti approfondimenti, iniziativa più che encomiabile. Foto Marcello Orselli