Gioachino Rossini 150: “Ricciardo e Zoraide” (1818)

Opera in due atti su libretto di Francesco Berio di Salsa. Randall Bills (Agorante), Alessandra Marianelli (Zoraide), Maxim Mironov (Ricciardo), Nahuel di Pierro (Ircano), Silvia Beltrami (Zomira), Artavazd Sargsyan (Ernesto), Diana Mian (Fatima), Anna Brull (Elmira), Bartek Zolubak (Zamorre). Camerata Bach Choir, Poznań, Ania Michalak (Maestro del coro), Virtuosi Brununsis, José-Miguel Pérez Sierra (direttore). Registrazione: Trinkhalle, Bad Wildbad 15 -20 luglio 2013. T.Time: 2:45:41 3 CD Naxos 8.660419-21 – 2018

Il legame fra Naxos e il festival Rossini in Wildbad è ormai un fatto consolidato che ha permesso alle produzioni del piccolo centro della Foresta Nera di trovare una quasi sistematica via del disco, privilegio difficile da ottenere per manifestazioni, come questa, ricche di originalità ma certo non dotate di grandi capitali. Fra i titoli pubblicati spicca questa registrazione di Ricciardo e Zoraide”, frutto di alcune esecuzioni in forma concertante eseguite nell’edizione 2013 e che rappresenta uno dei risultati più compiuti fra quelli ascoltati nelle registrazioni di Bad Wildbad. Risultato ancor più ammirevole se si considera che l’opera è fra le più impegnative del catalogo rossiniano.
Un primo merito della riuscita va alla direzione di José-Miguel Pérez Sierra. Allievo di Gelmetti e già assistente di Zedda, il direttore spagnolo fornisce una prestazione di grande rigore. Alla guida dei Virtuosi Brunensis – che, diretti con gusto e attenzione, offrono anch’essi una delle loro migliori prestazioni – Pérez Sierra riesce a essere leggero senza essere superficiale, brillante senza perdere il senso eroico e cavalleresco della partitura e senza scivolare verso quell’universo espressivo più prossimo all’opera buffa, che costituisce un rischio sempre presente specie in occasione di certe precipitose accelerazioni, in quanto riesce a mantenere sempre un rigoroso controllo di tutte le componenti. Si dimostra inoltre un ottimo accompagnatore delle voci sempre sostenute al meglio. La compagnia di canto esce, poi, con assoluto merito dagli autentici cimenti previsti dalla scrittura rossiniana. “Ricciardo e Zoraide” ha uno dei sui tratti caratteristici in quello scontro fra due concezioni della vocalità tenorile che spesso ritroviamo nelle opere serie napoletane del pesarese e che rispondeva alle necessità di sfruttare al meglio le contrapposte doti di Nozzari e David. Non sorprende che le parti scritte per tali virtuosi siano di impervia difficoltà e ancor più rende ammirevoli gli ottimi risultati offerti dai presenti interpreti. Scritta per la voce agile e sicurissima in acuto di David, la parte di Ricciardo trova in Maxim Mironov un interprete semplicemente esaltante. Ancora giovanissimo, il tenore russo mostrava già le doti che lo stanno facendo affermare come uno dei migliori belcantisti della sua generazione. Voce in primo luogo molto bella, dal timbro compatto e smaltato sempre retta da un gusto e da una musicalità di nobilissima eleganza che si adattano come un guanto al ruolo del Paladino. Le doti naturali sono poi anche superate da quelle tecniche, evidenti nella sicurezza strabiliante con la quale il tenore affronta i più vertiginosi passaggi di coloratura, acuti sicurissimi e squillanti, emissione inappuntabile. La storia esecutiva moderna di Ricciardo è numericamente limitata ma di altissima qualità e Mironov riesce probabilmente a fornire la prestazione nel complesso più completa ascoltata del ruolo.
A lui contrapposto è l’Agorante di Randall Bills che non si pone allo stesso livello ma che esce dalla prova con indubbi meriti. Voce solida, robusta, sicura su tutta la gamma, regge bene l’impervia tessitura della parte con acuti sicuri e discese al grave dotate della necessaria sonorità. Le colorature sono pulite e l’accento è autorevole mentre una certa minor raffinatezza, se confrontata con il canto di Mironov, non guasta nel caratterizzare il ruolo del tiranno africano. Alessandra Marianelli affronta Zoraide con la sua splendida voce di soprano lirico puro ma arricchita da una pienezza nel settore medio e grave insolita per questo tipo di voce e che le permette di sostenere con piena sicurezza un ruolo pensato per la voce ibrida di Isabella Colbran. Di contro in acuto si nota una maggior prudenza che attesta l’attenzione della cantante e la piena conoscenza dei propri mezzi. Le colorature sono precise e pulite, il timbro di una maliosa luminosità femminile e l’accento letteralmente al calor bianco così da dare a Zoraide un carattere decisamente più battagliero e definito di quanto accada in esecuzioni che prediligano un carattere più elegiaco. Zomira rappresenta un punto di svolta nella carriera di Silvia Beltrami che, raffinata interprete di parti di carattere, qui dimostra di avere le doti vocali e interpretative di una vera prima donna. La voce forse è un po’ chiara per il ruolo ma solida e omogenea, le colorature perfettamente eseguite e l’accento curato e autorevole dona al personaggio un peso anche maggiore di quanto la partitura sembrerebbe indicare. Voce non scurissima ma piena e sonora l’Ircano di Nahuel di Pierro; buona pronuncia italiana e accento sicuro sfoggia Artavazd Sargsyan nella parte sostanzialmente declamatoria dell’ambasciatore latino Ernesto e ottime le parti di fianco con una nota per la qualità vocale della Fatima di Diana Mian. Anna Brull (Elmira) e Bartek Zolubak (Zamorre) completano il trio dei confidenti.