Giovanni Antonio Rigatti (1613 – 1648): Mottetti per soprano Libro II

Giovanni Antonio Rigatti (1613 – 1648): Mottetti per soprano Libro II. “Florete Flores”. “Nec Invenio”. “Decantabat populos”. “O Jesu”. “Sonet Cythare”. “Audite, audite”. “Beatus vir”. “Quasi Cedrus”. Ensemble Estro Barocco, Paola Roggero (soprano), Federico Demarchi (organo), Ugo Nastrucci (Tiorba e chitarra barocca), Cécile Peyrot (violoncello), Barbara Petrucci (clavicordo), Roberta Pregliasco (serpentone). Registrazione:Villanova Mondovì (Antica chiesa di Santa Caterina), 20-23 gennaio 2017. T. Time 53′ 54” 1 cd Urania Records LDV14034
La breve parabola esistenziale di Giovanni Antonio Rigatti (Venezia 1613 – Venezia 1648) si svolse quasi tutta, eccezion fatta per una breve parentesi ad Udine dove fu maestro di cappella della cattedrale dal 1635 al 1637, nella Venezia del Seicento, centro musicale particolarmente florido, dove vissero e operarono anche eminenti compositori quali Claudio Monteverdi e Alessandro Grandi. Nella città lagunare fu “maestro d’organo e musica alle figliole” all’Ospedale dei Mendicanti dal 1639 al 1642, quando passò con lo stesso incarico a quello degli Incurabili.  Tra il 1634 e il 1648 Rigatti diede vita ad una produzione piuttosto esigua, rimasta quasi del tutto sconosciuta ai nostri giorni e costituita da otto raccolte di musica sacra tra cui spicca quella intitolata, Messa e salmi, parte concertati a 3. 5. 6. 7. et 8 voci, con due violini e altri stromenti a baneplacito, et parte a 5. a cappella, che, composta nel 1640 e dedicata all’imperatore Ferdinando III, è certamente il  suo capolavoro, e da due libri di musica profana (monodie in stile concertato e madrigali).
Al 1646 e, quindi, agli ultimi anni di vita di Rigatti risale la composizione del secondo libro dei Mottetti a voce sola che, dedicato al ricco mercante Tommasi di Vettor Tasca, è stato proposto,  in questa incisione realizzata dall’Ensemble Estro Barocco per Urania Records nel 2017 a circa 370 anni dalla morte del compositore, in forma parziale. Dei 16 mottetti, di cui si compone la raccolta, sono stati incisi gli 8 per soprano, che, secondo quanto prescritto dallo stesso Rigatti, possono essere cantati anche da un tenore con la semplice trasposizione un’ottava sotto della parte vocale, mentre sono stati tralasciati i rimanenti (5 per Alto, uno per tenore, e due per basso). Nonostante il libro sia proposto in una forma parziale, questo cd ha, senza dubbio, un importante valore storico dal momento che ha il merito di riscoprire la produzione di un compositore del Seicento la cui opera sarebbe rimasta ancora per molto tempo quasi del tutto sconosciuta. L’ascolto dei brani incisi ci permette di scoprire un compositore raffinato che rivolge la sua attenzione all’espressione degli affetti  e delle parole del testo che appaiono nella sua scrittura esaltate nonostante la ricca ornamentazione che potrebbe renderne difficile l’intelligibilità.  Tra i brani è possibile anche apprezzare alcune perle come il mottetto Nec invenio che si segnala per il contrasto tra lo scarno recitativo che ne contraddistingue l’incipit di carattere interrogativo e l’esaltazione giubilare della sezione aperta dall’Exsurge, o ancora O Jesu nella cui parte iniziale emerge una dolce cantabilità.
Realizzata dall’ensemble Estro barocco che accompagna il soprano Paola Roggero, quest’incisione si segnala per il rispetto filologico della prassi esecutiva barocca nonostante si noti una piccola libertà, consistente nella scelta di introdurre tra gli strumenti del Basso continuo il serpentone. La diffusione di questo strumento nella Venezia dell’epoca di Rigatti non è, infatti, suffragata da prove, come, del resto, si può leggere anche nella Nota sulla concertazione del Basso continuo, inserita nel ricco booklet completato da due saggi storico-musicologici a firma di Antonio Delfino e Raffaele Mellace e dalla trascrizione dei testi dei mottetti in latino con la loro traduzione. La realizzazione del basso continuo con una netta demarcazione tra le sezioni in stile recitativo affidate all’accompagnamento del solo organo e quelle ritmiche nelle quali intervengono gli altri strumenti, appare, comunque, ricca e varia anche da un punto di vista timbrico. Perfettamente in stile è l’esecuzione dei continuisti: Federico Demarchi (organo positivo), Cécyle Peyrot (violoncello), Giuseppe Nastucci (Tiorba e chitarra barocca), Barbara Petrucci (clavicordo) e Roberta Pregliasco (serpentone). Dotata di una voce abbastanza omogenea, Paola Roggero interpreta  questi mottetti con partecipazione evidenziando un fraseggio curato e una buona tecnica nei passi di agilità.