“Idomeneo” al Teatro Comunale di Bologna

Teatro Comunale  di Bologna – Stagione Lirica 2010
“IDOMENEO”
Dramma musicale in tre atti su libretto di Giambattista Varesco.
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo FRANCESCO  MELI
Idamante  GIUSEPPINA  BRIDELLI
Ilia BARBARA  BARGNESI
Elettra ANGELES BLANCAS  GULIN
Arbace, ENEA  SCALA
Gran Sacerdote di Nettuno, PAOLO  CAUTERUCCIO
Voce dell’oracolo di Nettuno,  SANDRO  PUCCI
Due cretesi, MARIA ADELE  MAGNELLI, NADIA  PIRAZZINI
Due troiani, ANDREA  TABOGA, GABRIELE  LOMBARDI
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna (M.o del coro: Paolo Vero)
Direttore Michele Mariotti
Maestro del Coro Paolo Vero
Regia  Davide Livermore
Scene Santi Centineo
Costumi  Giusi Giustino
Luci  Andrea Anfossi
Nuovo allestimento in coproduzione il Teatro Regio di Torino e il Teatro Comunale di Bologna.
Bologna, 23 febbraio 2010.

Mozart compone la sua grande opera seria “Idomeneo” nel 1781 su in carico del Grande Elettore Karl Theodor per il teatro di Monaco di Baviera. Il soggetto, scelto dallo stesso principe e commissionato all’abate Varesco, per la parte musicale subì svariati rimaneggiamenti arrivando alla prima con un esito positivo, per gli addetti ai lavori, modesto da parte del pubblico. In quest’opera Mozart introdusse alcune importanti novità:  trasformò i recitativi accompagnati in un vero dialogo musicale, ampliò l’impianto orchestrale  e di conseguenza dare all’organico strumentale un grandissimo rilievo con sonorità luminose, ricche e raffinate.
Lo spettacolo di Bologna,  coprodotto con il Regio di  Torino, aveva come primo punto d’interesse la regia di Davide Livermore, regista attento e misurato. La lettura altamente multiforme è piu incentrata sull’enfasi della ricerca filosofica tra gli elementi,  che sulla caratterizzazione dei personaggi. La vicenda è ambientata nel fondo del mare: e il mare è elemento fondamentale nell’opera, con pochi elementi chi si rifanno al mondo classico, mescolati ad altri contemporanei, come la televisione o un’automobile, come a voler sottintendere che il mito è atemporale.  Ci troviamo quindi in una situazione atemporale, nella quale la regia agisce con molte idee, intuizioni felici ma anche con qualche stranezza di troppoi.
La bacchetta di Michele Mariotti convince solo in parte: concertazione attenta e precisa, con un ragguardevole stile, ma  anche  un suono secco e talvolta sfibrato. Inoltre, l’accompagnamento è  decisamente poco sonoro. A ciò aggiungiamo gli incomprensibili, numerosi e scellerati tagli effettuati sulla partitura. Considerando le prerogative di questo giovane direttore,  forse è stato un approccio mozartiano non sufficientemente messo a fuoco. Della compagnia di canto purtroppo dobbiamo registrare che solo Francesco Meli rispondeva almeno in parte alle esigenze musicali e stilistiche del ruolo. Apprezzato il timbro bellissimo, ormai risaputo, Meli fa sfoggio di un ottimo  fraseggio, nell’accento e soprattutto nei colori. La sua abitudine a cantare sempre “aperto”, in questa occasione è meno evidente e riesce anche ad eseguire la  temibile aria“Fuor del mar” con apprezzabili risultati. Da non sottovalutare poi, il suo impegno nel cesellare i recitativi. Giuseppina Bridelli interpreta un Idamante soprano! Non si comprende né la filologia né l’opportunità, considerato poi che è un soprano corto, seppure musicale. Più incisiva l’Elettra di Angeles Blancas Gulin, almeno per temperamento: il materiale vocale è seducente nel timbro, ma disordinato tecnicamente. Barbara Bargnesi è un  soprano educato, ma dalla voce flebile e petulante oltre che inespressiva, esegue le sue due bellissime arie in modo assolutamente noioiso, senza mordente e colore. Discreta la prova di Enea Sala quale Arbace, seppur con parte pesantemente tagliata, buoni gli altri elementi di contorno. Orchestra leggermente sbiadita rispetto al solito elevato standard e Coro all’altezza del compito. Successo di misura con qualche isolato dissenso per la Gulin e particolari apprezzamenti per Meli. Repliche in marzo nei teatri di Ferrara, Modena e Ravenna.