Il San Carlo celebra Eduardo, artefice magico

Teatro di San Carlo di Napoli, Autunno Danza 2014
Progetto, Coreografia, Scene, Costumi Francesco Nappa
Musiche Clint Mansell, Peter Broderick, Guerino Et Son Orchestre Musette, Piero Piccioni, A Brocken Consort, Max Richter
Disegno Video Gilles Papain
Cantautore Alan Wurburger
Assistente alla Coreografia Susanna Sastro
Assistente ai Costumi Leandro Fabbri
Maître de Ballet e Assistente alla Coreografia Lienz Chang
Napoli, 30 ottobre 2014

Ultimo appuntamento del Festival Autunno Danza, promosso dal Teatro di San Carlo, tutto dedicato alla memoria di Eduardo De Filippo, uno dei figli più illustri di Napoli, nel trentennale della scomparsa. E il tributo è tutto di casa, o meglio della mano di un altro napoletano di talento, Francesco Nappa, con uno spettacolo andato in scena in prima mondiale al Teatro San Ferdinando, il Teatro del Maestro, lo scorso maggio. Un omaggio essenziale e poetico di un altro poliedrico talento partenopeo, presto volato via a inseguire successi in tutto il mondo e ora ospite nel Massimo della sua città.
Nato a Napoli e diplomatosi presso il Lyceum diretto da Mara Fusco, Francesco Nappa entra presto a far parte della compagnia del Balletto di Napoli e continua a studiare come borsista all’English National Ballet. Nel 1992 entra nella prestigiosa compagnia dei Ballets de Monte Carlo, dov’è presto promosso solista e primo ballerino. Nel 2000 è scritturato dai Balletti Reali Danesi a Copenaghen e, due anni dopo, al Nederlands Dans Theater in Olanda. Ha lavorato con coreografi del calibro di O. Anderson, K. Armitage, T. Brandsen, S. L. Cherkaoui, B. D’At, N. Duato,W. Forsythe, A. Gingras,J. Godani,J. Inger, J.Kylian, J. C. Maillot, P. Martins, N. Musin, O. Naharin, J. Neumeier, K. O’Day, T. Rushton, B. Scherzer, M. Tancard, ricevendo riconoscimenti internazionali come Li Galli d’oro1991, Leonide Massine 1994, premio alla carriera, Danza & Danza 1998, Svenage Larsen Price 2000 in Danimarca, Roscigno Danza 2007, Bianca Gallizia 2011. Nel 2005 ritorna a far parte dei Ballets de Monte Carlo, dove inizia ad approfondire la sua passione per la coreografia creando Playground nel 2007, poi presentato al Copenaghen Sommerballet dello stesso anno e Backlash nel 2008, presentato al Festival Danza d’Autore a Napoli con la compagnia Körper e al Festival de la Danse de Cannes 2009. Dall’estate del 2008 intraprende la carriera di artista freelance presso grandi compagnie internazionali danzando, coreografando, insegnando, dipingendo e componendo musica computerizzata.
Nell’omaggio a Eduardo, Nappa convoglia tutti gli elementi di cui la sua poliedrica essenza si nutre per la costruzione di uno spettacolo di “arte totale”, in cui si fondono in maniera interessante musica, danza, arte visuale, prosa e canto. Una successione di quadri che contengono l’essenza poetica della drammaturgia eduardiana, del grande genio di una pietra miliare non solo della letteratura teatrale e della drammaturgia, ma anche del pensiero e della lingua. Sì, perché Eduardo ha esportato un “nuovo” dialetto, meno stretto rispetto al passato, con addolcimenti italianizzanti e che ancora oggi è compreso anche fuori Napoli, una universalizzazione della “napoletanità” che si esplica nella costruzione di drammi interiori e sociali.
Il lavoro di Nappa si dipana attraverso i riferimenti eduardiani più forti e significativi, facendo ampio uso di metafore pittoriche. La prima scena, attraversata da nastri rossi sempre più fluorescenti che scendono come pittura colata sul movimento dei due Pulcinella, che solo alla fine indossano la maschera dell’uomo che diventa attore e si proietta in una nuova dimensione esistenziale, offre un effetto visuale “sanguigno” di notevole impatto. Ma non staremo qui a descrivere i diversi quadri, dal momento che si tratta di un’opera interiore dal respiro poetico. Perché, come recita a Massimo Troisi il Pablo Neruda interpretato da Philip Noiret, nel celebre film Il Postino, a proposito delle metafore, “La poesia se la spieghi diventa banale…”. E per questo Eduardo, artefice magico va assaporato in teatro.
Il titolo stesso, ispirato a uno dei primi lavori di Eduardo, Sik-Sik, artefice magico, riporta all’idea di superiorità di colui che è capace di “creare”, l’artifex che fu Eduardo e che Nappa fa rivivere nella sua personale visione di altro artifex nato e vissuto all’ombra di una figura che ha marchiato in maniera indelebile la cultura partenopea.
Nessuno può penetrare i disegni più intimi di un “creatore di arte”, che non svela la gestazione più profonda della propria opera, ma è lecito per l’osservatore riuscire a coglierne l’idea ispiratrice, in questo caso la poesia che ne è la radice e che scaturisce dalla drammaturgia eduardiana. Le parole che avvolgono come un ectoplasma (nel senso greco del “senza forma”) i corpi privi di individualità, le proiezioni di Gilles Papain che animano la scenografia, il viaggio attraverso i momenti salienti della storia di Eduardo, come la TV che ha aperto al mondo l’interiorità e alla lingua napoletana, l’onnipresente Caffè, l’Amore, La notte che deve passare “per forza” liberandoci dall’angoscia, il Presepe tutto interiore di Luca Cupiello che scivola sulle note dell’Inverno vivaldiano contaminato. Il Mare, che ha mille braccia e che strappa la scogliera, è affidato prima alla voce di Eduardo e poi a quella del cantautore napoletano Alan Wurzburger; l’immancabile amore di madre di Filumena Marturano è sciolto da Nappa nell’amore di donna, in un eloquente Passo a due ben interpretato da Roberta De Intinis ed Ertrugel Gjoni.
La fine del lavoro di Nappa è invece emblematica di un problema che riguarda ancora noi tutti, oggi, ossia l’essere ridotti a quello che diciamo per consolarci: “È cos’ e nient”. Così sentenzia il napoletano per esorcizzare il dolore e così Eduardo sottolinea il male della società e l’abuso di potere; allo stesso modo Nappa congeda il pubblico, in una realistica visione delle mani aperte e vuote della nostra generazione.
Una grande varietà visuale e musicale che, in un susseguirsi di quadri fluidi e ben accordati, ha visto impegnato il Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo. Sopra tutti spiccano Alessandro Staiano ed Etrugel Gjoni, ai quali Nappa ha affidato il duetto di apertura e i Passi a Due. Luisa Ieluzzi ed Edmondo Tucci, primo ballerino dalla consolidata esperienza, hanno ben interpretato il Passo a Due L’Ammore che d’è.
Tirando le somme degli spettacoli proposti dalla benemerita rassegna dedicata dalla danza, c’è da osservare una cosa in particolare. La presenza di valenti giovani con contratto “da aggiunti”, costantemente impegnati in ruoli di primo piano, che meriterebbero una promozione sul campo, come avviene in molti Teatri. E se ancora si attende la nomina di un direttore del Corpo di Ballo, attualmente guidato dal nuovo Maestro del Ballo Lienz Chang, ci auguriamo che l’ “economia politica” nostrana non ritardi oltre misura un processo di rinnovamento ben iniziato, ma che rischia in ogni momento di impantanarsi, a discapito del lavoro e dei meriti degli artisti. Foto Francesco Squeglia