Intervista al direttore d’orchestra Antonino Manuli

Questa sera, martedì 11 gennaio 2011,  si  inaugura la Stagione Lirica del Teatro Massimo Bellini di Catania con la prima esecuzione integrale in tempi moderni dell’opera Cassandra di Vittorio Gnecchi. L’opera, che fu rappresentata per la prima volta il 5 dicembre 1905 al Teatro Comunale di Bologna sotto la direzione di Arturo Toscanini, sarà presentata, in questa ripresa catanese, da due cast distinti, dei quali il primo sarà diretto dal Donato Renzetti, mentre il secondo vedrà sul podio Antonino Manuli. Direttore d’orchestra siciliano e dal 1987 Professore d’Orchestra dell’EAR Teatro Massimo “V. Bellini”, Antonino Manuli ha conseguito il diploma di Direzione d’Orchestra (con il massimo dei voti) presso l’Accademia Pescarese, sotto la guida del M° D. Renzetti, di cui sarà sovente  assistente. La sua carriera di Direttore d’Orchestra lo ha visto sul podio di importanti orchestre in Italia (Orchestra Sinfonica dell’Aquila,  Orchestra Sinfonica di Bari, Orchestra Sinfonica di Pescara, Orchestra “Cantelli” di Milano, Orchestra d’Archi di Firenze, “Nuovi Cameristi Italiani”, Orchestra Sinfonica Siciliana, Orchestra di Catanzaro, Orchestra Sinfonica di Sanremo e Orchestra del Teatro Massimo “V. Bellini” di Catania) e all’estero (Orchestra Filarmonica George Enescu, Orchestra Filarmonica  di Arad, Orchestra Sinfonica di Bacau, Orchestra dell’Università di Nuevo Leon in Mexico, Plainfield Symphony Orchestra). Tra le sue direzioni ricordiamo inoltre: Histoire du soldat di Stravinskij (1998 con i solisti del “Bellini”), Madama Butterfly (Torre del Lago, 2003), Amleto, principe del sogno di Šostakovič (Teatro Massimo Bellini di Catania, 2006 con Carla Fracci), Sette storie per lasciare il mondo di  Roberto Andò con musiche di Marco Betta, il balletto Don Quisciotte di L. Mimkus (col Corpo di ballo di Tolosa e la coreografia di Nanette Glushak), Cavalleria Rusticana (Catania, 2008), Tosca (Catania, 2008).
In occasione di questa rappresentazione abbiamo incontrato il maestro Manuli per parlare di quest’opera e della sua attività direttoriale

Tu hai diretto spesso l’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania in importanti produzioni operistiche e sinfoniche. Ci puoi parlare della partitura di quest’opera quasi del tutto sconosciuta nel panorama musicale moderno?
Questa partitura non è sicuramente semplice; è caratterizzata, infatti, da una raffinata scrittura contrappuntistica e presenta una grande ricchezza di colori orchestrali e notevoli difficoltà di esecuzione determinate, quest’ultime, dalla presenza di temi diversi eseguiti simultaneamente e da ritmi in contrasto. La difficoltà musicale maggiore consiste nel far risaltare i temi affidati ora ai singoli strumentisti ora all’orchestra che devono fare con cura la loro parte. Nella partitura si percepisce, inoltre, l’amore di Gnecchi per l’opera tedesca e per questo La Cassandra è ritenuta un’opera più tedesca che italiana.
Quali sono, a tuo giudizio, gli elementi di modernità presenti nell’opera?
La Cassandra è una partitura estremamente moderna nonostante l’adozione, da parte del compositore, di una scrittura classica, testimoniata dalla presenza di canoni sia nella parte orchestrale che nel coro. La modernità dell’opera consiste nella particolarissima scrittura musicale di Gnecchi, capace di dare quasi una vita propria ai personaggi e all’argomento trattato.
Cosa ti piace dell’opera?
La scrittura straussiana. Senza entrare nel merito del Caso Cassandra e degli strascichi legali ad esso collegati, ci sono, per esempio, alcune analogie tra la Cassandra di Gnecchi e l’Elektra di Strauss, come fu notato dal compositore e musicologo Giovanni Tebaldini.

Hai diretto sia musica sinfonica che operistica. Quali tra i due generi preferisci?

È come chiedere a un padre chi ami di più tra i suoi due figli. Sono due generi diversi… entrambi affascinanti e profondamente impegnativi. L’opera è certamente più complessa perché si avvale della componente drammaturgica, mentre nella sinfonica il direttore è il solo responsabile dell’esecuzione.
Le opere che ami di più?
Le opere di Puccini in generale e Tosca in particolare che ho diretto più volte. Tra le opere di Verdi amo molto il Rigoletto.
E i lavori sinfonici?
Le sinfonie di Čajkovskij; con la sua musica ho un rapporto di forte empatia, difficilmente spiegabile dal punto di vista razionale.
A quale direzione è legato il tuo ricordo più bello?
Nel sinfonico alla Quarta di Čajkovskij, che ho diretto a Bucarest molti anni fa. L’opera, a cui sono maggiormente legato, è Tosca.

Hai suonato anche il corno in orchestra per tanto tempo. Come cambia a tuo giudizio la visione dell’esecuzione da professore d’orchestra a direttore?

Sono due approcci diversi. Il corno è una parte individuale che si integra nell’insieme contribuendo alla globalità dell’esecuzione; diverso è l’approccio del direttore che ha il compito di armonizzare le varie componenti rappresentate, nell’opera, non solo dall’orchestra, ma anche dalla regia, dai cantanti e dal coro.
Quali sono, se si possono dire, i tuoi progetti nel futuro? Cosa ti piacerebbe dirigere?
Mi piacerebbe dirigere il Rigoletto e altre opere liriche.
Andando sul personale. Come ti rilassi quando sei lontano dal lavoro?
Mi piace molto leggere e fare lavoretti fai da te in casa. Amo molto la mia famiglia che mi ha sempre appoggiato nella mia carriera artistica.
Che tipo di musica ti piace ascoltare?
Oltre alla musica classica, mi piace ascoltare il jazz e la musica leggera amata, soprattutto, dai miei figli e da mia moglie.
Sei superstizioso?
Superstizioso?… no… forse un po’ scaramantico.