John Osborn: “A tribute to Gilbert Duprez”

Giuseppe Verdi: “Je veux encore entendre ta voix”, “Ô mes amis, mes frères d’armes” (Jerusalem);
Gaetano Donizetti: “Ange si pur que dans un songe” (La favorite), Oui, j’irai dans leur temple  (Les martyrs), “Bientöt l’herbe des champs croîtra” (Lucie de Lammermoor), “Seul sur la terre” ( Dom Sébastien, roi de Portugal); Hector Berlioz: “La gloire etait ma seule idole”, “Sur les monts les plus sauvages” ; Gioachino Rossini: “Asile héréditaire” (Guillaume Tell). John Osborn (tenore), Kaunas City Symphony Orchestra, Constantine Orbelian (direttore). T.Time: 61′ 31 1 CD Delos DE3532

Gilbert-Louis Duprez, parigino, classe 1806, è stata una figura centrale nell’evoluzione del gusto musicale del primo Ottocento. Dopo la formazione in patria è in Italia che Duprez trova la consacrazione come incarnazione di una nuova concezione della vocalità tenorile. Con lui l’astratta eleganza del neoclassicismo è travolta dall’esplodere delle passioni romantiche in un canto per l’epoca rivoluzionario nella sua immediatezza. A consacrare il mito di Duprez sarà la facilità nel settore acuto affrontata per la prima volta a piena voce senza ricorso a suoni di testa più o meno rinforzati, Duprez l’inventore del Do di petto apriva la strada alla stagione eroica del tenorismo romantico. Ai successi italiani – fra cui le prime assolute delle donizettiane “Parisina” (1832) e “Lucia di Lammermoor” (1935) – segue il trionfale ritorno in Francia nel 1839 dove la sua impostazione vocale contribuirà in modo determinante alla nascita della nuova vocalità tenorile del Grand-Opéra maturo in contrapposizione a quella stilizzata e in fondo ancora classicheggiante di Adolphe Nourrit la cui prematura scomparsa segnava anche la fine di una specifica concezione della voce di tenore.
John Osborn rende omaggio a questo mito del romanticismo ottocentesco con un recente CD Delos in cui la prestazione del tenore americano può decisamente meritare la qualifica di entusiasmante. Osborn è tenore spesso imprevedibile nel rendimento anche se mai banale, in questo caso sembra essere stato colto un momento di grazia. Il programma è interamente dedicato al repertorio francese di Duprez anche se la quasi totalità dei brani è ascrivibile alle prove francesi di compositori italiani (l’unico autore autenticamente francese è Berlioz). Si apre con due brani da “Jerusalem” il rifacimento francese de “I lombardi alla prima crociata” predisposto da Verdi nel 1847. La prima aria “Je veux encore entedre ta voix” è la celeberrima “La mia letizia infondere” della versione italiana mentre la successiva “Ô mes amis, mes frères d’armes” rientra nel novero della nuova musica scritta da Verdi per l’occasione. Le prove di Osborn introducono subito il taglio esecutivo del tenore americano. Voce non bellissima – con un certo sentore di nasalità – ma molto personale e subito riconoscibile, tecnica esemplare, intensità emotiva al calor bianco.
Espressione e tecnica che si esaltano nella successiva “Ange si pur” da “La favorite” semplicemente magnifica nel controllo della linea di canto, nella maestria dell’emissione e del controllo sul fiato, nel perfetto aplomb stilistico.
Oui, J’irai dans leur temple” da “Les Martyres” è brano aggiunto da Donizetti nella ripresa parigina e che nella sua baldanza stride con il rigore della versione napoletana ma è perfetto per esaltare le doti del tenore protagonista. Interessantissimo ascoltare l’uso del registro acuto testa-petto, con effetti quasi spiazzanti per l’ascoltatore odierno. Del “Benvenuto Cellini” di Berlioz sono presentate “La gloire etait ma seul idole” e “Sur les montes, les plus sauvages” entrambe ottimamente cantante, specie la seconda in cui Osborn fornisce un’autentica lezione di canto sul fianco. Si torna a Donizetti con “Bientôt l’herbe des champs croîtra”  altro non è che la celeberrima “Tombe degli avi miei” da “Lucia di Lammermoor” che aveva visto Duprez come primo interprete tanto dell’edizione italiana tanto del rifacimento francese. Osborn ne fornisce una splendida edizione, curatissima sul piano stilistico ed espressivo, capace di imporsi all’attenzione nonostante gli illustri confronti che questo brano offre almeno nell’edizione italiana e con “Seul sur la terre” da “Don Sebastién”. Anche in quest’ultimo brano si rimane ammirati dalla mestria tecnica ed espressiva del tenore: un’esecuzione del brano intimamente dolente, senza manierismi o facili effetti.
Chiusura con i fuori di artificio della grande scena di Arnold da “Guillame Tell” rossiniano (di cui Duprez fu interprete della prima italiana) splendido completamente di un programma da segnalare. Ad accompagnare Osborn con solido professionismo troviamo la Kaunas City Symphony Orchestra diretta come d’abitudine nei recital Delos da Constantine Orbelian.