Claudio Monteverdi (1567-1643):”L’Orfeo”

Favola in musica in cinque atti, libretto di Alessandro Striggio, Les Arts Florissants, William Christie (direzione), Pier Luigi Pizzi (regia, scenografia, costumi), Matteo Ricchetti (regia televisiva), Dietrich Henschel (Orfeo), Maria Grazia Schiavo (La Musica; Euridice; Proserpina), Sonia Prina (La Messaggera; la Speranza), Luigi De Donato (Caronte), Antonio Abete (Plutone), Hanna Bayodi (Ninfa), Xavier Sabata (Primo pastore), Cyril Auvity (Secondo pastore; Primo Spirito infernale), Juan Sancho (Terzo pastore; Secondo Spirito infernale), Jonathan Sells (Quarto pastore; Terzo spirito infernale), Agustín Prunell-Friend (Apollo), Ludovic Provost (Eco), Sergio Rossi (luci), Gheorghe Iancu (coreografia) Registrazione: Teatro Real, Madrid, maggio 2008 / (sottot. in italiano – contenuti extra, interviste con gli interpreti). 1 DVD “Dynamic” – CDS 33598 / 2009 – 130′
Questa edizione video del capolavoro monteverdiano è stata registrata il 19 maggio 2008 al Teatro Real di Madrid. Si tratta di una nuova cooproduzione tra il teatro spagnolo e la Fenice di Venezia affidata, per la parte visiva, a  Pier Luigi Pizzi il quale ci propone un allestimento di indubbia eleganza anche se, diciamolo pure, tutto suona come “già visto”. Il regista milanese divide lo spettacolo in due piani visivi. La prima parte, corrispondente il Prologo e gli atti primo e secondo, Pizzi rievoca la Mantova gonzagesca della prima rappresentazione dell’opera. Tutti, orchestra compresa, sono abbigliati con cangianti abiti di taffetà rosso, arancio, giallo,viola  (che sono stati a lungo la cifra stilistica di Pizzi).  Nella seconda parte, fino alla fine dell’opera,  si passa  invece a una stilizzazione moderna. Orfeo, smessi i rasi, ci appare in pantaloni e camicia neri. Così avviene per gli altri interpreti, tutti “modernizzati” (anche qui Pizzi ripropone un cliché già visto). La ragione di  questa scelta? Dividere il mondo favolistico-pastorale da quello del dolore che è più umano e attuale?…Forse,  ma ciò non toglie che lo spettacolo appare incoerente e soprattutto , a mio parere,  poco convincente.  Sono più che mai convinto che Pizzi, è stato e rimane principalmente uno scenografo e costumista. Su un piano ben più alto  si pone la realizzazione  musicale di William Christie, a capo del suo complesso,  che ci offre una tavolozza infinita di colori strumentali, di ritmi, sempre  perfettamente integrati  con e  a valorizzare  la vocalità monteverdiana. La compagnia di canto è di indubbio interesse,  a partire dall’impeccabile Maria Grazia Schiavo e con lei  Sonia Prina, Antonio Abete,  Agustin Prunell-Friend e tutti i solisti che interpretano i vari ruoli minori. Il protagonista, il baritono Dietrich Henschel,  noto per essere un acclamato interprete del repertorio contemporaneo, mostra una grande musicalità, intelligenza e un indubbio magistero scenico che mettono in secondo piano i limiti di una vocalità non del tutto appropriato a questo genere musicale.  Henschel, maestro nel “sprechgesang” di Berg o Krenek, sa comunque illuminare il “recitar  cantando” di Monteverdi, creando una sorta di ipotico parallelo tra antico e moderno.