Madrid, Teatro Real: “Cyrano de Bergerac”

Madrid, Teatro Real, Stagione Lirica 2011/2012
“CYRANO DE BERGERAC”
Opera in quattro atti e cinque quadri su libretto di Henry Cain basato sul dramma omonimo di Edmond Rostand.
Musica di Franco Alfano
Roxane AINHOA ARTETA
La governante/Soeur Marthe DORIS LAMPRECHT
Lise/Una suora CRISTINA TOLEDO
Cyrano PLÁCIDO DOMINGO
De Guiche ÁNGEL ÓDENA
Carbon/Il visconte Valvert FRANCO POMPONI
Christian MICHAEL FABIANO
Ragueneau LAURENT ALVARO
Le Bret CHRISTIAN ELMER
L’ufficiale spagnolo/Il cuoco DAVID RUBIERA
Lignière/Il moschettiere VALERIANO LANCHAS
Prima sentienella NAUZET VALERON
Seconda sentinella ANTONIO MAGNO
Montfleury GÉRARD BOUCARON
Coro e Orquesta Titulares del Teatro Real
(Coro Intermezzo e Orquesta Sinfónica de Madrid)
Direttore Pedro Halffter
Maestro del Coro Andrés Máspero
Regia, scene e luci Petrika Ionesco
Costumi Lili Kendaka
Nuovo allestimento in coprdouzione con Théâtre du Châtelet de París
Madrid, 16 Maggio 2012

È molto difficile dare un giudizio equilibrato quando si assiste ad una rappresentazione come la nuova produzione di Cyrano proposta dal Teatro Real costruita intorno a Plácido Domingo, leggenda vivente del teatro d’opera, come è stato più volte definito. Senza dubbio, il tenore madrileno è il tenore più importante del XX° secolo; ciò nonostante, a chi scrive non ha colpito particolarmente in questa rappresentazione, ad eccezione di due momenti: nel secondo quadro dell’atto secondo, sotto il balcone di Roxane, quando Cyrano sostituisce Christian per manifestare il proprio amore all’amata e nell’atto quarto, durante la lettura della lettera al convento, prima della morte di Cyrano, splendidamente cantata e interpretata da Domingo.
Il primo atto e il primo quadro del secondo atto hanno invece sconcertato gli spettatori del Teatro Real per la confusione in scena e una sensazione di diffusa insufficienza di voci, situazione che è però andata migliorando nel corso della rappresentazione. Ainhoa Arteta, che ha sostituito la prevista Sondra Radvanovsky debuttando così al Teatro Real, ha incominciato esibendo un registro acuto gridato, per riprendersi poi e terminare offrendo una più che discreta raffigurazione di Roxane. Il mezzosoprano Doris Lamprecht, nei ruoli della Governante e Suor Marthe, ha risolto i propri personaggi, in special modo La Governante, con grande disinvoltura scenica e con una voce profonda e di bel colore. Il tenore Michael Fabiano ha tratteggiato un efficace Christian con voce chiara, di bel timbro e con buona proiezione. Il baritono Ángel Ódena ha definito con brillantezza un De Guiche caparbio  e deciso. Tra i personaggi variamente minori, si sono distinti Franco Pomponi, nella doppia interpretazione di Carbone e del Visconte de Valvert, Laurent Alvaro come Ragueneau e Christian Elmer come Le Bret di bella voce di basso-baritono. Pedro Halffter, direttore proveniente da un’illustre famiglia di tradizione musicale, ha svolto un buon lavoro con l’orchestra;  ha inoltre diretto con grande sensibilità e finezza, specialmente alla scena della lettera all’atto quarto. Il punto più discutibile è stata senz’altro la messinscena di Petrika Ionesco. In questa rappresentazione di Cyrano, le scene erano grandi e polverose: si è avuta la sensazione di assistere ad una recita di provincia dell’inizio del XX° secolo. La gestione delle masse è stata confusa e disordinata se confrontata con i brillanti esercizi eseguiti degli schermidori dell’Ateneo di Madrid. La regia diventava più pulita solo quando in scena restavano tre o quattro personaggi. E, proprio come in tempi passati, lunghi sono stati gli intervalli tra quadro e quadro per i cambi di scena.
La storia dell’arte è piena di ingiustizie: l’esempio di Franco Alfano ben potrebbe esserne un esempio. Autore raffinato, è conosciuto quasi esclusivamente per aver composto il finale di Turandot di Puccini; da qualche anno a questa parte, è in atto una riscoperta di questo autore, soprattutto con Cyrano de Bergerac, benché Risurrezione, altra sua opera, abbia uguali o maggiori meriti. Alfano compone la sua opera quando Schönberg o Berg compongono le proprie, rivoluzionando così l’estetica musicale: la sua visione della musica è più conservatrice ma ugualmente valida. Pedro Halffter compara, a livello estetico, Cyrano de Bergerac con Il nano di Zemlinsky. Il libretto di Henri Cain ha un eccellente referente letterario nell’opera omonima di Edmond Rostand. Un’ultima riflessione: Cyrano sarebbe stato ugualmente recuperato, se Domingo non l’avesse scelta in quanto opera adatta alle sue attuali condizioni vocali?
Foto Javier del Real / Teatro Real