Modena, Teatro Comunale: “Il turco in Italia”

Modena, Teatro Comunale “Luciano Pavarotti”, Stagione d’Opera 2016/2017
“IL TURCO IN ITALIA”
Dramma buffo in due atti di Felice Romani da Caterino Mazzolà
Musica di Gioachino Rossini
Selim LUCA DALL’AMICO
Donna Fiorilla
LEONOR BONILLA
Don Geronio
MARCO FILIPPO ROMANO
Don Narciso
CYRILLE DUBOIS
Prosdocimo poeta
ANDREA VINCENZO BONSIGNORE
Zaida
LORIANA CASTELLANO
Albazar
MANUEL AMATI
Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Direttore Giovanni Di Stefano
Maestro del Coro Corrado Casati
Maestro al fortepiano Gianluca Aschieri
Regia Federico Bertolani
Scene Giulia Zucchetta
Costumi Federica Miani
Luci Claudio Schmid
Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza, Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Teatro Comunale di Modena. Nuovo allestimento in coproduzione con Teatro Comunale di Treviso, Teatro Comunale di Ferrara, Opéra-Théâtre de Metz Métropole, Teatro Municipale di Piacenza.
Modena, 30 ottobre 2016
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Lungo e tutto nordico, il viaggio di questo allestimento del Turco in Italia: nacque a Treviso nel 2015, scese a Ferrara Ravenna e Piacenza, approda ora a Modena per aprir la stagione. Ma la messinscena pensata da Federico Bertolani guarda più a sud perché (fedele al libretto) evoca Napoli. Non la Napoli dell’Ottocento, ma quella del Dopoguerra, sbozzata nei colori accesi dei costumi di Federica Miani come nelle linee essenziali della scena pensata da Giulia Zucchetta. Fatta la cornice, la recitazione s’ingarbuglia in sketch che appesantiscono – più che ravvivare – la drammaturgia tutt’altro che stringata del Turco. Spaghetti e mandolino, liti fra panni stesi, la pace fatta davanti al caffè (senza contare le sempiterne citazioni della canzone napoletana, sciorinate al fortepiano dal valente Gianluca Aschieri) sono trovate garbate e autoironiche che fanno sorridere e poco più. E ci restituiscono un Turco che è la solita storia di corna con finale a tarallucci e vino, costellata di tanti punti morti. Nobilitata, bisogna dirlo, da almeno due prove maiuscole. Spicca la sivigliana Leonor Bonilla, Fiorilla di canto elegante, timbro luminoso, estensione invidiabile, giusta coloratura. A renderla interprete ideale del ruolo, manca solo nella sua voce la sensualità carnosa che invece sfoggia nella fisicità procace, da Sophia Loren dei il turco in italia_prima_ph-rolandopaologuerzoni_1414tempi d’oro. Non le è da meno il Geronio di Marco Filippo Romano: emissione facile, dizione inappuntabile e sillabato d’altri tempi, senza troppe gigionate è vero mattatore in ogni suo numero, dalla sortita alla spumeggiante aria del secondo atto. Luca Dall’Amico sarà sicuramente un Selim aitante, peccato che la coloratura e la salita all’acuto appaiano qua e là un po’ troppo faticose. Ma la voce è bella, scura, coperta. Timbro chiaro e bella verve d’attore ha invece Andrea Vincenzo Bonsignore, svagato Prosdocimo. Vola sull’impervia tessitura del ruolo di Narciso il tenore francese Cyrille Dubois, e a dispetto di qualche suono nasale e sbiancato, ha buona coloratura. Corretta la Zaida di Loriana Castellano, puntuale e piacevole l’Albazar di Manuel Amati, qui privato dell’aria di sorbetto nel secondo atto (non di Rossini, per inciso), ma sempre in scena, muta spalla delle gag con il poeta. Coro del Teatro Municipale di Piacenza in bella forma, soprattutto nel settore maschile. In buca, il suono tendenzialmente bello e i valenti fiati solisti dell’Orchestra Giovanile Cherubini (qualche scrocco di troppo fra gli ottoni, ma a prima tromba e primo corno onore al merito) sono plasmati da Giovanni Di Stefano con gesto parco e dosaggio delle dinamiche ideale per il palco, ma privo di schietto abbandono melodico. Stacchi poco arditi, tempi distesi: il fraseggio strumentale alla lunga si fa ingessatello, il crescendo non travolge. Un Rossini che non ribolle in palcoscenico né in buca, corretto e cordiale come gli applausi che salutano la recita domenicale. Niente di nuovo. Foto Rolando Paolo Guerzoni