Parigi, Opéra Bastille:”Rigoletto”

Parigi, Opéra Bastille, Stagione Lirica 2011/2012
“RIGOLETTO”
Melodramma in tre atti su  libretto di Francesco Maria Piave da Le roi s’amuse di  Victor Hugo
Musica di Giuseppe Verdi
Il Duca di Mantova PIOTR BECZALA
Rigoletto ZELJKO LUCIC
Gilda NINO MACHAIDZE
Sparafucile DIMITRY IVASHCHENKO
Maddalena NANCY FABIOLA HERRERA
Giovanna CORNELIA ONCIOIU
Monterone PAUL GAY
Marullo FLORIAN SEMPEY
Matteo Borsa VINCENT DELHOUME
Il conte di Ceprano AlLEXANDRE DUHAMEL
La contessa di Ceprano ILONA KRZYWICKA
Paggio della duchessa MARIANNE CREBEASSA
Coro e Orchestra dell’Opéra National de Paris
Direttore Daniele Callegari
Maestro del Coro Alessandro di Stefano
Regia Jérôme Savary
Scene Michel Lebois
Costumi Jacques Schmidt, Emmanuel Peduzzi
Luci Alan Poisson
Parigi, 27 gennaio 2012

Questo allestimento di Jérôme Savary di Rigoletto del 1996, più volte ripreso, visto oggi appare piuttosto convenzionale erigoletto paris statico. E’ alquanto evidente una mancanza di impostazione registica. In quanto alla direzione  musicale, Daniele Callegari ha dato una lettura della partitura non particolarmente coinvolgente. Il preludio all’opera, già di per sè  breve, è stato risolto frettolosamente senza il giusto peso “declamatorio”. Un altro esempio. La sequenza del “la,ra, la, ra” l’entrata di Rigoletto nel secondo atto prima della sua aria, è stata  privata della giusta importanza teatrale. In questa, più che a una prima, sembrava di essere a un ripasso, al massimo una  “prova generale”.
Il tenore polacco Piotr Beczala (Il Duca di Mantova), già dalla sua aria d’entrata, “Questa o quella”  si è presentato come un  modello di autocontrollo e compostezza. Ha cantato dal centro della scena, in modo naturale e rilassato, con la voce ottimamente proiettata, perfetto uso delle dinamiche, un legato raffinato.  Musicista di classe, Beczala ha da subito mostrato la sua visione del Duca. Un uomo che trasmette una cinica visione della passione, senza bisogno di sfoggiare atteggiamente erotici. Abbastanza imbarazzante quanto invece avveniva intorno a lui, il coro che passeggiava senza meta tra le mura di questo palazzo in rovina. L’assenza  di una vera regia ha fatto sì che validi interpreti come  Florian Sempey (Marullo), Vincent Delhoume (Borsa) e Paul Gay (Monterone), fossero vittime di un inutile gesticolare.
Nel secondo atto, Beczala ha cantato la sua aria d’apertura “Ella mi fu rapita” con una purezza di linea tale da apportare una nuova profondità al ruolo. Uno schiavo del sesso occasionale, qui il Duca aspira invece alla fedeltà. Le cadenze e trilli di Beczala avevano davvero una vibrazione interiore. L’esecuzione de “La donna è mobile” è stato un po’ incerta alla fine della prima strofa, ma qui Beczala si è messo davvero alla prova affrontando l’interpretazione con un’intensità vocale sempre maggiore, fino alla sua uscita di scena.
Il baritono serbo Zeljko Lucic (Rigoletto), ha cantato con sicurezza. La sua voce possiede il giusto colore, l’adeguata e potente proiezione  del registro acuto. La sua caratterizzazione è stata però  un po’ superficiale per un personaggio contraddittorio e complesso come Rigoletto. In qualche momento è mancata la rabbia, il livore, quella sete di vendetta mal celata a favore di espressioni che risultavano troppo lamentose. Il suo “Cortigiani, vil razza Dannata” è stato sicuramente il suo momento migliore ed espressivamente  più potente.
La georgiana Nino Machaidze (Gilda) ha indubbiamente grandi qualità sceniche; vocalmente, almeno in questa serata, è risulata molto meno convincente.Vibrato incontrollato e instabilità ritmica  hanno trasformato il suo fraseggio in una serie di effetti senza alcuna linea. Il “Caro nome ” è mancato di vera sensibilità, oltre che di un uso adeguato dei pianissimi e di un canto di coloratura più fluido. Il suo registro acuto è risultato essere forzato e poco piacevole. La Machaidze ci è sembrata cantasse senza alcun trasporto. Il basso Dimitry Ivashchenko è stato molto convincente nei panni di Sparafucile. Grazie al timbro scuro e penetrante ha cesellato il  personaggio con grande precisone. Il mezzosoprano Nancy Fabiola Herrera (Maddalena) ha esibito una voce raggiante che ha conferito un particolare colore sensuale, che potremmo definire “spagnolo”, al quartetto “Bella figlia dell’amore”.  Ottimo successo di pubblico.