Peter Josef von Lindpaintner (1791 – 1856): “Il vespro siciliano” (1843)

Melodramma eroico con ballo in quattro atti. Poesia di Heribert Rau, versione italiana di Wilhelm Häser rivista da Reto Müller e Stefano Piana.  Edizione critica dell’ Edition Nordstern, Stuttgart, a cura di Volker Tosta.  Matija Meić (Carlo d’Anjou). César Arrieta (Alphonse Drouet). Danilo Formaggia (Conte di Fondi). Silvia Dalla Benetta (Eleonora). Sara Bañeras (Celinda) Sara Blanch (Aurelia). Ana Victoria Pitts (Albino). Carlos Natale (Guillaume l’Etendart / Visconte Vernazzo). Dario Russo (Procida). Damian Whiteley (Conte di Marche/Carciere / Francesco Ruffo), Daniele Caputo (Bellecour). Gheorge Vlad (Sanseverino), Marco Simonelli (Ruffo). Bartek Zolubak (Un servitore). Jedrzej Wróblewski (Un servitore). Virtuosi BrunensisFederico Longo (direttore). Camerata Bach di  Poznań Ania Michalak (maestro del coro) registrazione (Bad Wildbad, juillet 2015 in occasione del XXVII Rossini in Wildbad). T. Time: 200′ 55” 4 CD Naxos 8.660440-43.

“Credo che Lindpaintner sia il migliore direttore d’orchestra in tutta la Germania. È come se lui stesso suonasse l’intera partitura con quella sua bacchetta”.
Così si espresse Felix Mendelssohn sul più anziano collega Peter Josef von Lindpaintner, che, nato a Koblenz nel 1791, dal 1819 in poi tenne l’incarico di Kapellmeister alla corte di Württemberg, svolgendo un’intensa attività musicale tale da indurre il re Guglielmo I a conferirgli nel 1844 la Croce di Cavaliere della Corona del Württemberg, un’alta onorificenza che lo elevava a un rango nobiliare. Lindpaintner aveva acquisito meriti presso il re in quanto aveva sviluppato l’orchestra del Teatro dell’opera di corte di Stoccarda imponendo una dura disciplina sia tra gli strumentisti che tra i cantanti e riportandola, qualitativamente, all’epoca, ormai divenuta leggendaria, in cui il suo ruolo era stato ricoperto dall’italiano Niccolò Jommelli. Autore di diversi Singispiel, ma anche di opere nel genere del grand-opéra che in Germania si era diffuso grazie al modello di Meyerbeer, il 10 maggio 1843, diede alle scene nel Teatro di Corte di Stoccarda  Die Sizilianische Vesper (Il Vespro Siciliano), ottenendo un successo strepitoso che si ripeté, vivente il compositore, in altre città tedesche. Dopo questo promettente inizio l’opera, come spesso accadde ad altri lavori dell’Ottocento, sparì dal repertorio.
L’ascolto di quest’incisione, realizzata il 25 luglio 2015 nell’ambito del XXVII Rossini in Wilbald sulla base dell’edizione critica curata da Volker Tosta, non fa gridare certo al capolavoro dimenticato, in quanto la musica, che scorre tra ritmi marziali, armonie più o meno complesse secondo il costume tedesco e un’orchestrazione che mostra una mano sapiente, rivela un certo mestiere, sebbene di buona qualità, ma non trova quasi mai dei momenti veramente interessanti. Nei quattro atti in cui si dipana la vicenda, della quale l’episodio storico dei Vespri siciliani costituisce lo sfondo, la melodia non si libra quasi mai in aperture veramente significative nemmeno nei cantabili. Risulta, inoltre, incomprensibile la scelta di presentare l’opera in una versione ritmica in italiano e non nell’originario libretto tedesco di Heribert Rau dal momento che questa traduzione non ha nessun  valore storico come quella di altre opere quali I Vespri siciliani  o il Don Carlo di Verdi. Questa scelta rende, quindi, impossibile formulare qualunque giudizio sull’orignario rapporto intercorrente tra il testo e le musica.
Passando all’esecuzione si segnala la buona concertazione di Federico Longo che, alla guida dei Virtuosi Brunensis e alle prese con una partitura, ampia, ma non particolarmente complessa, sceglie bene i tempi e le sonorità. Nel cast spiccano, oltre alla solida professionalità di Silvia Dalla Benetta, un’Eleonora convincente sul piano vocale grazie alla sua voce omogenea e a un’ottima padronanza del fraseggio, Dario Russo (Procida) che mostra di ben modulare l’ottimo e potente mezzo vocale di cui dispone e Ana Victoria Pitts, ben calata nel ruolo en travesti di Albino, mentre Danilo Formaggia, nonostante il fraseggio curato, fatica a reggere il non facile ruolo, di Fondi soprattutto nel settore acuto. Sul piano della correttezza il resto del cast: Matija Meić (Carlo d’Anjou), César Arrieta (Alphonse Drouet), Sara Bañeras (Celinda), Sara Blanch (Aurelia), Carlos Natale (Guillaume l’Etendart / Visconte Vernazzo), Damian Whiteley (Conte di Marche/Carciere / Francesco Ruffo), Daniele Caputo (Bellecour), Gheorge Vlad (Sanseverino), Marco Simonelli (Ruffo), Bartek Zolubak  Jedrzej Wróblewski (due servitori). Buona, infine, la prova della Camerata Bach, ben preparata e diretta da Ania Michalak.