Umberto Giordano (1867 -1948): Fedora (1898)

Ricordando Daniela Dessì (1957-2016)
Melodramma in tre atti di Arturo Colautti, dal dramma omonimo di Victorien Sardou. Daniela Dessì (Fedora); Fabio Armiliato (Loris); Alfonso Antoniozzi (De Siiriex); Daria Kovalenko (Olga); Margherita Rotondi (Dimitri); Manuel Pierattelli (Desiré); Alessandro Fantoni (Baron Rouvel); Luigi Roni (Cirillo); Claudio Ottino (Borov); Roberto Maietta (Gretch); Davide Mura (Lorex); Sirio Restani (Lazinski); Sebastiano Carbone (Un piccolo savoiardo). Orchestra e coro del Teatro Carlo Felice di Genova. Valerio Galli (direttore). Patrizia Priarone (Maestro del coro). Regia Rosetta Cucchi, Scene Tiziano Santi, Costumi Claudia Pernigotti, Luci Luciano Novelli. Registrazione effettuata al Teatro Carlo Felice di Genova nel mese di marzo 2015. T. Time: 150′: 1DVD Dynamic 34772

A due anni dalla prematura scomparsa di Daniela Dessì, che ha lasciato un vuoto nel mondo della lirica, la Dynamic ha pubblicato il DVD dell’edizione di Fedora di Umberto Giordano registrata al Carlo Felice di Genova nel mese di marzo 2015 che al momento risulta una delle ultime apprizioni, se non addirittura l’ultima, in un video del grande soprano genovese. Certamente avremmo voluto scrivere questa recensione, sapendo di poter ammirare ancora la sua bella voce e le sue coinvolgenti interpretazioni sul palcoscenico, come questa sua Fedora, intensa, nobile, ricca di sfumature e di pathos. È in questa sede del tutto inutile soffermarsi sulle doti vocali di Daniela Dessì, dal momento che sono note al pubblico e alla critica; si può solo ammirare un’artista che, in questo ruolo che sembra scritto per la sua vocalità, nei tre atti segue con partecipazione emotiva le dinamiche psicologiche di Fedora, inizialmente innamorata di Vladimiro e decisa a vendicarlo, ma che poi  s’innamora dell’infelice Loris, ben interpretato da Fabio Armiliato, con il quale dà vita alla fine del secondo atto a un duetto di grande intensità e a un finale veramente tragico.  L’interpretazione della Dessì della morte di Fedora risulta, infatti, coinvolgente e capace di dare quelle emozioni per le quali non ci stancheremo mai di ringraziarla. Da parte sua Armiliato mostra di avere un’intesa con la diva che andava oltre il palcoscenico, ma che sul palcoscenico era perfetta soprattutto nel già citato duetto che conclude l’atto secondo. Intensa è anche la sua interpretazione della celeberrima romanza Amor ti vieta. Alfonso Antoniozzi è un De Siriex, convincente sia sul piano vocale dove si segnala per la nobiltà della linea del canto evidente in La donna russa, sia su quello scenico per la sua capacità di passare da un atteggiamento serio ad altri più leggeri quando si intrattiene con la frivola Olga, interpretata da una Daria Kovalenko, ben calata nel ruolo nonostante la sua voce, di bel timbro e ben proiettata sugli acuti, non appaia particolarmente potente e la sua dizione non sia sempre perfetta. Il suo ritratto del parigino nell’atto secondo è comunque gradevole, come tutti i suoi interventi che riescono nell’intento di alleggerire il dramma. Favorita da una buona concertazione di Valerio Galli, che trova tempi e sonorità adeguati e riesce a far “cantare” con intensità l’orchestra sia nel bellissimo intermezzo sia nei passi melodicamente più marcati, risulta buona la prova dei numerosi comprimari: Margherita Rotondi (Dimitri), Manuel Pierattelli (Desiré), Alessandro Fantoni (Baron Rouvel), Luigi Roni (Cirillo), Claudio Ottino (Borov), Roberto Maietta (Gretch), Davide Mura (Lorex), Sebastiano Carbone (Un piccolo savoiardo). Buona, infine, anche la prova del coro, pur poco presente, ma ben preparato da Patrizia Priarone.
Accattivante anche la parte visiva
dominata dall’idea della regista Rosetta Cucchi di far vivere la vicenda come una proiezione della mente di un Loris Vecchio, interpretato da Luca Alberti, che, seduto ai margini del palcoscenico, sfoglia un album di ricordi, mentre dietro l’immensa vetrata si susseguono fotografie in bianco e nero, affreschi della guerra in corso e momenti della vicenda. Perfettamente funzionali alla regia sono: le scene di Tiziano Santi, che ha disegnato degli ambienti intimi adatti a rappresentare il dramma; gli eleganti costumi di Claudia Pernigotti e, infine, le luci di Luciano Novelli.