Roma, Teatro dell’Opera: “La Traviata”

Teatro dell’Opera di Roma – Stagione Lirica 2015/2016
“LA TRAVIATA”
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, da La Dame aux camelias di Alexandre Dumas figlio.
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry FRANCESCA DOTTO
Flora Bervoix  ANNA MALAVASI
Annina  CHIARA PIERETTI
Alfredo Germont ANTONIO POLI
Giorgio Germont  ROBERTO FRONTALI
Gastone, Visconte di Létorières ANDREA GIOVANNINI
Il Barone Douphol ROBERTO ACCURSO
Il marchese D’Obigny ANDREA PORTA
Il Dottor Grenvil GRAZIANO DALLAVALLE
Giuseppe ROSOLINO CLAUDIO CARDILE
Domestico di Flora DANIELE MASSIMI
Commissionario RICCARDO COLTELLACCI
Orchestra,Coro e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Jader Bignamini
Regia Sofia Coppola
Scene  Nathan Crowley
Costumi Valentino Garavani, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli
Coreografia Stéphane Phavorin
Luci Vinicio Cheli
Video a cura di Officine K
Nuova produzione creata da Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti
Roma, 28 maggio 2016      
Ambientazione nell’epoca prevista dal libretto per questa Traviata andata in scena al teatro dell’opera di Roma affidata alla direzione del maestro Jader Bignamini, alla regia di Sofia Coppola con scene di Nathan Crowley e costumi di Valentino. La regia molto asciutta ed essenziale permette lo svolgimento della nota vicenda di Violetta senza variazioni, pantomime e sovrapposizioni di sorta, sia pure con alcune ingenuità come per esempio il gesto di disperazione del dottore alla morte della protagonista assolutamente incongruo allora, Balzac docet, come lo sarebbe anche oggi o il pannello che apre Annina nel terzo atto che non serve a dare accesso alla luce ma al dottore. Le scene  che ricostruiscono una  Francia di metà ‘800 evocano meravigliosamente le atmosfere dell’opera e sono illuminate ad arte ad evocare nel I atto il morbido e caldo chiarore della luce delle candele, nel II i colori e i profumi della campagna francese e poi la livida e nervosa atmosfera bluastra della serata a casa di Flora e infine nel III la semioscurità di un ambiente che si intuisce essere stato un tempo ricco ma ormai spoglio e disadorno e nel quale Violetta attende la fine. Evidenti sono i richiami alla ritrattistica di Tissot e ai paesaggi della pittura francese o russa dell’ottocento che creano la giusta cornice nella quale la vicenda può credibilmente svolgersi senza distorsioni e soprattutto elementi di distrazione, consentendo al teatro di vivere per quello che il testo ha da dire e non per quanto si crede di trovarvi  o si tenta di imporvi nella ricerca di sensazionali e fantasiose nuove vie interpretative. Molto eleganti i costumi pensati da Valentino per questo allestimento, perfettamente integrati nella scenografia e non esibiti o sovrapposti  ad essa in modo artificioso. Unica cosa che abbiamo trovato francamente brutta è la grande scala di marmo bianco dalla quale scende il soprano durante il preludio del I atto che, indipendentemente dai significati che le si potrebbero attribuire, occupa prepotentemente la scena per tutto l’atto ma fa tanto casa delle suore o Istituto di Medicina Legale. Molto interessante la direzione del maestro Jader Bignamini,  attenta alla cura del dettaglio e soprattutto delle dinamiche e della cantabilità delle frasi, tanto da riuscire a supplire con la musica ai limiti vocali di alcuni cantanti e a sostenerli con intelligenza e sapienza musicale per metterne in luce i pregi a vantaggio dello spettacolo nell’insieme. Buone le prove del coro e del corpo di ballo. Nel ruolo della protagonista il soprano Francesca Dotto molto bella scenicamente,  dopo i primi due atti eseguiti con cauta scarsa immedesimazione, voce disuguale per timbro e volume  e linea di canto a tratti discontinua, ha offerto un terzo atto di intensa partecipazione teatrale trovando anche un equilibrio vocale più convincente e spontaneo che le ha fatto conquistare alla fine della recita un applauso sincero e commosso da parte del pubblico. Il tenore Antonio Poli ha offerto un Alfredo dalla bellissima voce sia pure un po’ prossima al limite nella cabaletta del II atto spesso sapientemente tagliata, restituendone con simpatia e naturalezza la timidezza, la tenerezza, l’orgoglio ferito e la rabbia ed infine la maturità di quello che allora si diceva educazione sentimentale ed oggi con meno spolvero letterario, percorso di sviluppo della personalità. La ruvida, impopolare ma anche saggia determinazione di Germont padre ha trovato nella vocalità di Roberto Frontali un efficace interprete grazie ad una bella voce ampia, una dizione chiara  e ad una elegante cantabilità in sintonia con le intenzioni del direttore. Convenzionale ma corretta la Flora di Anna Malavasi e brava vocalmente ma soprattutto appropriata scenicamente l’Annina di Chiara Pieretti.  Sensibilmente al di sotto del livello del resto del cast le prestazioni degli altri interpreti. Alla fine lunghi e calorosi applausi per tutti. Foto Yasuko Kageyama

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