Roma, Teatro dell’Opera:”Candide”

Roma, Teatro dell’Opera – Stagione Lirica 2011/2012
“CANDIDE”
Operetta comica in due atti dal racconto filosofico di Voltaire
Adattamento del soggetto di Hugh Wheeler
Testi di Richard Wilbur con testi aggiuntivi di Stephen Sondheim, John La Touche, Dorothy Parker e Leonard Bernstein
Musica di Leonard Bernstein
Candide  MICHAEL  SPYRES
Cunegonde JESSICA PRATT
Maximilian, Captain, Tsar Ivan  BRUNO TADDIA
Pangloss, Martin, Cacambo DEREK WELTON
The Old Lady JANE HENSCHEL
Governor,Vanderdendur, Ragotsky  JOHN GRAHAM-HALL
Paquette ELENA ROSSI
Inquisitor I,  Charles Edward GREGORY BONFATTI
Inquisitor II,  Croupier  ARMANDO GABBA
Inquisitor III, King Stanislaus FILIPPO BOTTESCHI
Sultan Achmet, Crook THOMAS MORRIS
Hermann Augustus  ANTONIO BARBAGALLO
Grand Inquisitor  ALESSANDRO MATERA
Cosmetic Merchant ANDREA LA ROSA
Doctor DANIELE MASSIMINI
Bear-keeper ANTONIO TASCHINI
Alchemist FRANCESCO GIANNELLI
Junkman  FABIO TINALLI
Senor I GIORDANO MASSARO
Senor  II ANDREA BURATTI
con la partecipazione di ADRIANA ASTI  nel ruolo di Voltaire
Danzatori solisti
: Manuela Maturi, Giovanni Martelletta,
Coppie:  Maria Badini, Loredana Barbanera, Laura Di Segni, Catia Brandoli, Isabella Lo Balbo, Silvia Guelfi, Angela Zarzaca, Francesca Manfredi, Luca Troiano, Francesco Romeo, Massimiliano Mariani, Gianaugusto Bongiovanni, Andrea Costa, Marco Biferali, Sergio Grandoni
Coro e Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma.
Direttore  Wayne Marshall
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Regia Lorenzo Mariani
Scene ( da dipinti  di Larry Rivers) Nicola Rubertelli
Costumi Giusi Giustino
Coreografia  Seàn Curran
Ideazione e direzione delle immagini Fabio Massimo Iaquone, Luca Attilii
Luci Franco A. Ferrari
Allestimento del Teatro San Carlo di Napoli
Roma, 22 gennaio 2012
Come secondo spettacolo della  stagione in corso del Teatro dell’Opera di Roma viene proposto il Candide di Leonard Bernstein, in un allestimento già presentato con successo al teatro San Carlo di Napoli nella stagione 2007. La scelta del titolo appare senz’ altro lodevole per la sua raffinata piacevolezza e per il significato di un testo che con tono lieve riesce a suggerire profondi spunti di riflessione su importanti temi filosofici di sempre e che, nel momento storico che stiamo attraversando, si ha probabilmente l’impressione di avvertire con maggiore urgenza. Inoltre nell’insieme del cartellone della attuale stagione fa da giusto contrappeso agli altri titoli operistici previsti, quasi tutti a forte impronta drammatica, variando piacevolmente quindi la tipologia e il tono degli spettacoli offerti agli abbonati ed ai frequentatori abituali del teatro. Vincente è risultata la scelta di affidare l’allestimento  ad un regista e ad un cast che, almeno nelle parti principali, è tutto profondamente immerso nel clima artistico e culturale nel quale l’opera è stata inizialmente concepita e poi successivamente realizzata,  con una capacità complessiva di aderenza ed appropriatezza che in futuro non sarebbe male poter prendere a modello anche per la messa in scena di altri generi di repertorio.  La regia dell’allestimento, affidata a Lorenzo Mariani illustra in maniera essenziale e scorrevole lo svolgersi della vicenda, ambientandola al tempo in cui fu scritta e cioè negli anni del maccartismo  e all’inizio dell’epoca della televisione. Le immagini e le rievocazioni della società del tempo sono presentate e miscelate in modo elegante e mai banale ed in maniera speculare alla stessa apparente semplicità con la quale sono amalgamate citazioni, rivisitazioni ed elementi originali nella scrittura musicale, denotando una profonda conoscenza del testo e dell’ambiente culturale nel quale esso ha avuto origine. La recitazione è apparsa accuratissima, mai accademica o sopra le righe e ottima è risultata la scelta di sostituire i dialoghi con gli interventi del personaggio di Voltaire che, affidati alla lingua italiana e ad una grandissima attrice, hanno notevolmente aiutato il pubblico  nella comprensione della vicenda e dei suoi significati. In assoluta sintonia con queste scelte esecutive i costumi di Giusi Giustino, le scene di Nicola Rubertelli e l’ideazione e l’elaborazione delle numerose immagini proposte da Luca Attilii e Fabio Massimo Iaquone che hanno contribuito ad innalzare il livello complessivo dell’allestimento e soprattutto a conferigli una non comune omogeneità ed appropriatezza stilistica.
Ottima la prova del direttore Wayne Marshall per sensibilità, senso della misura, ironia e capacità di cogliere sempre in modo giusto il clima proposto dai diversi momenti della proteiforme e tecnicamente non facile partitura. Davvero notevole la prestazione del coro in una parte lunga ed impegnativa e buona la presenza dei danzatori. Nel ruolo del protagonista il tenore Michael Spyres ha offerto una ottima prestazione per bellezza e spessore vocale, sensibilità musicale e capacità di recitazione anche in un testo come questo che potremmo definire anfibio. Straordinaria anche la Cunegonde di Jessica Pratt, anch’essa stupefacente per l’ampiezza, l’omogeneità e il colore vocale, l’ironia e la recitazione e soprattutto per l’apparente facilità con la quale ha attraversato indenne le numerose difficoltà della parte. Efficace è risultato il Pangloss di Derek Welton e assolutamente irresistibile la Old Lady di Jane Henshel. Un po’ debole vocalmente ma più nel confronto con gli altri che non in assoluto e in ogni caso sempre corretto il Maximilian di Bruno Taddia e buona la Paquette di Elena Rossi. Tutti su un livello di buona professionalità i numerosi interpreti dei tanti altri personaggi. Infine, fisicamente su un lato del palcoscenico ma sempre al centro dell’attenzione del pubblico, Adriana Asti nel ruolo di Voltaire. Superfluo e immodesto tessere qui le lodi di questa attrice che ancora una volta ha saputo regalarci un momento di grande teatro, riuscendo ad emergere senza autocompiacimenti e con quella semplice regalità tipica dei grandi anche in un contesto come quello dell’opera ed in una parte centrale nell’insieme dello spettacolo ma certamente non da protagonista. Peccato unicamente per la scelta forse obbligata  sul piano tecnico di ricorrere all’amplificazione per i suoi interventi che introduce un elemento estraneo all’acustica dello spettacolo e impoverisce un po’ il fascino di una voce dal timbro comunque sempre accattivante ed inconfondibile. Al termine della recita il pubblico ha applaudito  con entusiasmo.
Foto Luciano Romano, M.C.Falsin