Roma, Terme di Caracalla, Stagione Lirica 2016: “Nabucco”

Teatro dell’Opera di Roma –Terme di Caracalla Stagione Lirica 2016
“NABUCCO”
Dramma lirico in quattro parti su libretto di Temistocle Solera.
Musica di Giuseppe Verdi
Nabucodonosor LUCA SALSI
Ismaele  ANTONIO CORIANÒ
Zaccaria VITALIJ KOWALJOW
Abigaille CSILLA BOROS
Fenena  ALISA KOLOSOVA
Il Gran Sacerdote di Belo  ALESSIO CACCIAMANI
Abdallo PIETRO PICONE
Anna SIMGE BUYUKEDES
Coro e Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore John Fiore
Regia Federico Grazzini
Scene Andrea Belli
Costumi Valeria Donata Bettella
Movimenti coreografici Marta Iagatti
Luci Alessandro Carletti
Video Luca Scarzella
nuovo allestimento
Roma, 11 luglio 2016    
Nabucco_Luca Salsi (Nabucco)_Yasuko Kageyama, Opera di Roma Caracalla 2016_9567Spettacolo inaugurale della stagione estiva alle Terme di Caracalla del Teatro dell’Opera di Roma questo nuovo allestimento di Nabucco affidato alle cure del direttore John Fiore e del regista Federico Grazzini. La vicenda biblica viene immersa per tutte e quattro le parti dell’opera in una unica grigia scenografia di rovine di cemento armato con  tanto di tondini di ferro in vista nella quale il fumo e le fiamme periodicamente si riaccendono e che sembra armonizzarsi  più ai tralicci di servizio adiacenti al palcoscenico che non alla maestosità ed al cromatismo delle rovine di Caracalla. Nessun elemento né scenico né dei costumi consente di collocare la vicenda in un’epoca storica quale che sia e l’elemento sovrannaturale e la dimensione del solenne sono completamente assenti nella concezione del regista. Gli ebrei appaiono da subito come un popolo di straccioni variamente vestiti,  gli assiri sono in tuta mimetica e elmetto ma armati di lance, nulla fa capire che Zaccaria è un’autorità religiosa somigliando più ad un qualsiasi arruffapopolo e nel tempio di Salomone non vi è nulla che possa essere saccheggiato nonostante i ripetuti ed imperiosi inviti di Nabucco a parte tondini di ferro e, per dirla alla romana, qualche “breccola” di cemento armato e dunque poco credibili appaiono le ragioni per le quali le armate assire sarebbero arrivate fin lì. Alla fine del secondo atto Nabucco stesso non viene fulminato dal Padreterno che punisce sì, ma contemporaneamente sa toccare l’animo e  umanizzare con Nabucco_Csilla Boross (Abigaille) Luca Salsi (Nabucco)_Yasuko Kageyama, Opera di Roma Caracalla 2016_9637il pianto creando le premesse per l’inizio della conversione alla vera fede e di una maturazione interiore ma è reso invalido da un trauma cranico infertogli da Abigaille con l’elsa della spada. La metafisica e la dimensione del divino che governa le vicende umane vengono sostituite con nessuna aderenza al testo e buona pace della cultura filo-massonica e post illuministica imperanti, dai drammi dell’inconscio e della violenza diluiti alla fine nel consueto pseudo-ecumenico buonismo politicamente corretto che fa tanto tendenza. Niente di particolarmente originale da quasi trecento anni a questa parte. Nulla nella recitazione lascia capire che i protagonisti della storia sono sacerdoti, re, principesse o popoli vincitori e vinti comunque dalla storia gloriosa. A tutto questo va aggiunta una singolare, risaputa, prevedibile monotonia nei movimenti delle masse in scena: tutti guardano in alto, tutti alzano le braccia, tutti corrono qua e là, tutti stanno fermi e di tanto in tanto… tutti giù per terra. Infine se discutibile può apparire la scelta di animare la sinfonia dell’opera, che mimi e figuranti almeno vadano a tempo, riescano brandire le lance in modo coordinato e abbandonino il palcoscenico secondo la simmetria che si intuisce essere prevista.   ……… “Febbre, m’ascolta. Gli uomini novelli
quinci respingi e lor picciole cose:
religïoso è questo orror: la dea
Roma qui dorme
.”( G. Carducci, Dinnanzi alle Terme di Caracalla, Odi Barbare 1877) ………….
Nabucco)_Yasuko Kageyama - Opera di Roma, Caracalla 2016_8419-1Molto interessante viceversa per quanto è dato di apprezzare in uno spettacolo che si svolge all’aperto e con l’amplificazione, la direzione di John Fiore, vigorosa ma attenta ad evitare eccessi e volgarità bandistiche e soprattutto tesa a sottolineare il ritmo delle pause, a creare la giusta attesa per gli attacchi di temi musicali tanto celebri, sostenendo con decisione e buon equilibrio le ragioni del canto. Distratta soprattutto nelle parti iniziali  la prova del coro, che è apparso non sappiamo se per problemi di amplificazione, insolitamente poco amalgamato. Protagonista assoluto della serata nel ruolo eponimo è stato il baritono Luca Salsi che domina molto bene la parte sia vocalmente che scenicamente nonostante l’impostazione della regia, rendendo con credibilità e autorevolezza i vari mutamenti che avvengono nell’animo e nella mente del personaggio e meritando il caloroso plauso del pubblico. Csilla Boros risolve il personaggio di Abigaille nella dimensione della rabbia e dell’emotività di una sorta di casalinga piccolo-borghese  lanciando con generosità ma in modo avventuroso acuti di forza, con un registro grave problematico e la necessità di qualche fiato aggiuntivo che interrompe qua e là la continuità dell’arcata melodica. La regia ed i costumi assolutamente inadatti alla sua figura va detto che non l’aiutano minimamente ma il pubblico ha apprezzato lo sforzo e l’energia che evidentementeNabucco_Al centro Csilla Boross (Abigaille)_Yasuko Kageyama, Opera di Roma Caracalla 2016_0023 profonde nella parte. Il ruolo di Zaccaria è stato ben eseguito dal basso Vitalij Kowaljow con voce ampia ed omogenea, acuti sicuri ed una elegante linea di canto. Corretto e gradevole l’Ismaele del tenore Antonio Corianò che la regia riduce ad una sorta di studentello amoroso di buoni sentimenti. Alisa Kolosova ha cantato con grazia e intensità la parte di Fenena sia pure con qualche prudenza negli acuti estremi. Molto bravo Alessio Cacciamani nel ruolo del Gran Sacerdote di Belo e un po’ opaco vocalmente ma corretto musicalmente l’Abdallo di Pietro Picone. Simge Buyukedes è stata una Anna efficace scenicamente e in grado di svettare con autorevolezza nei concertati. Il pubblico ha applaudito sia a scena aperta che alla fine, complici la magia del luogo, l’indiscutibile impegno degli interpreti e, soprattutto, la comunque irresistibile bellezza della musica.  Foto Yasuko Kageyama