Simona Šaturová: “Haydn Arias”

Joseph Haydn (1732-1809):” Al tuo seno fortunato”, “Filomena abbandonata”, “Dov’è l’amato bene?” (L’anima del filosofo ossia Orfeo ed Euridice); “Partì Rinaldo…Se pietà avete o Numi” (Armida); “Berenice, che fai?”(Cantata H.24a/10); “Se la mia stella” (Il mondo della luna); “Anna, m’ascolta” (Il ritorno di Tobia); “Aure chete, verdi allori”, “Non partir, mia bella face” (Orlando paladino). Simona Šaturová (soprano),  NDR Radiophilharmonie, Alessandro De Marchi (direttore). T.Time: 62′ 1 cd Orfeo 6927145
La produzione operistica di Haydn è ancora poco frequentata e ancor più rari sono i recital integralmente dedicati a questo repertorio. Non si può quindi che accogliere con piacere questa nuova proposta Orfeo capace di portare un poco di originalità in una produzione sempre più massificata e priva di originalità, piacere ancor maggiore quando si comincia ad ascoltare la prova di Alessandro De Marchi che alla guida della NDR Radio-Philarmonie offre una prestazione più che ragguardevole. Il direttore piemontese riesce a fondere rigore filologico e opulenza sonora realizzando una direzione dalle sonorità ampie, monumentali, solenni ma al contempo nitida, chiarissima, attenta al dettaglio sonoro ed espressivo.
Nelle sontuose architetture neoclassiche dell’orchestra di De Marchi la voce di Simona Šaturová appare quasi smarrita. La giovane cantante slovacca è un tipico soprano di coloratura dalla voce non grande ma molto estesa, sicura in acuto e agilissima nelle colorature, molto musicale ma anche un po’ leggera e non particolarmente ricca di corpo; inoltre, nonostante la buona pronuncia, appare un po’ generica sul piano espressivo.
Le prime tre arie sono tratte da “L’anima del filosofo ossia Orfeo ed Euridice”, l’opera forse più nota di Haydn e sulle cui interpreti pesa come un macigno il ricordo della spettacolare esecuzione datane a suo tempo dalla Sutherland. L’aria del Genio “Al tuo seno fortunato”è un’inarrestabile cascata di note che la Šaturová esegue con precisione e pulizia ma la mancanza di volume non può non pesare. Seguono il lamento di Euridice “Filomena abbandonata”, dove la prima parte lirica è affrontata con bella cantabilità fino all’esplosione virtuosistica conclusiva, e la scena della morte dell’eroina un po’ fiacca nel recitativo ma attenta e curata nell’aria vera e propria.
La grande scena di Armida è un esempio perfetto della qualità della scrittura haydniana e della sua capacità di giocare con forme e moduli stilistici ed espressivi che si susseguono e si fondono fra di loro con estrema maestria compositiva in un tutto che riesce a essere omogeneo nella differenza fra le varie parti in cui la palese influenza di Gluck si fonde con un’irrefrenabile gioia musicale. Specie nel recitativo la Šaturová fatica non poco: la mancanza di peso vocale e di forza nell’accento emergono palesemente mentre nell’aria vengono a prevalere le qualità musicali. Unico brano da autentica opera seria, la grande scena di Berenice dall’opera omonima replica in scala ancor più ampia le considerazioni per il brano precedente.
Il ritorno a un ruolo di mezzo carattere come la Flaminia de “Il mondo della luna” giova alla cantante sicuramente più a suo agio qui che nell’allure tragica del precedente così che non solo molto buona è la linea di canto ma decisamente più curato ed efficace è anche il dato espressivo. L’aria, poi, è fra le più interessanti dell’intero programma anche per la scrittura orchestrale con i suggestivi effetti del fagotto e del corno obbligati. Più generica nel suo virtuosismo da opera seria, la successiva “Anna, m’ascolta” da “Il ritorno di Tobia” è l’unico brano oratoriale del programma.
Chiudono due arie – “Aure chete, verdi allori” e “Non partir, mia bella face” da “Orlando Paladino” entrambe belle, melodiche e arricchite da autentici fuochi di artificio vacali che chiudono con un senso di gioia nel fare e nell’ascoltare musica un CD sicuramente non perfetto ma che vale la pena di ascoltare.

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