Claudia D’Antonio, ovvero la rivincita delle donne al San Carlo

Fresca di gioventù sbarazzina, forte di una tecnica rigorosa e brillante, virtuosa nelle pirouettes interminabili e sicure in qualunque spazio si trovi, non è da meno nell’intensità emotiva di interprete ancora in erba. È Claudia D’Antonio, giovane talento formatosi alla Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli sotto la direzione Razzi: già da qualche anno è emersa dalle fila del Corpo di Ballo grazie all’attenzione che il Maestro Lienz Chang ha sempre riservato ai giovanissimi. Inizia così a rompersi il mito della preponderanza assoluta dell’elemento maschile a Napoli, tendenza che non si inverte d’un solo colpo, ma che finalmente lascia fare capolino alle donne che valgono. Nell’interesse per i giovani non (ancora) blasonati,
dedichiamo questa intervista/medaglione a Claudia D’Antonio, che, con decisione e cognizione di causa, ha detto di no all’estero e ha fatto la scelta più coraggiosa, a dispetto di chi crede che andare via sia l’unica decisione da applaudire.
Parlaci dei tuoi inizi. Gli anni della Scuola di Ballo: quali sono state le principali difficoltà, i claudia d antonio 3momenti più belli e le persone che hanno subito creduto in te, dentro e fuori la scuola? Ho iniziato a studiare all’età di sei anni in una scuola di danza del mio paese, Angri (in provincia di Salerno). Non amavo la danza classica, ma quella moderna e rimanevo spesso a guardare le lezioni, perché ero comunque affascinata dalle scarpette da punta. La musica mi entrava dentro e, quando tornavo a casa, eseguivo tutti i passi che avevo visto. Il giorno in cui mi sono avvicinata per la prima volta a una sbarra è stato amore a prima vista. Da quel momento non ho più lasciato. Dopo alcuni anni le mie prime Maestre, Carmen e Anna, che ringrazio infinitamente, hanno visto in me delle potenzialità e mi hanno fatto partecipare all’audizione della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli, nel 2004, e ho così iniziato il mio percorso. Avevo undici anni. Nel 2012, dopo otto anni di studio accademico sotto la direzione di Anna Razzi, ho conseguito il diploma. Nel percorso accademico tante sono state le difficoltà e le emozioni vissute. Fino a qualche anno fa la mia giornata aveva inizio con la scuola superiore che mi impegnava molto; mio padre mi accompagnava tutti i giorni in Teatro e pranzavo in macchina per arrivare in orario alle lezioni. Ritornavo a casa, cenavo velocemente e iniziavo a studiare. Queste sono state le mie giornate per tanti anni: stress, stanchezza e momenti di sconforto. D’altronde la danza è disciplina, impegno e sacrificio, ma tutto è ricompensato dalle emozioni, dalle gioie e da momenti unici, come sentire l’adrenalina del palcoscenico, il calore del pubblico e la libertà interiore. Tutto ciò mi ha sempre dato la forza e la volontà di andare avanti, crescendo e maturando, perché ho sempre saputo cosa volevo e quali erano i miei obiettivi. La mia grande fortuna è stata la mia famiglia: i miei genitori mi hanno sempre claudia d antoniosostenuto e incoraggiato per realizzare il mio sogno. Devo tutto a entrambi.
Sembra ripetitivo e scontato, ma è bene sottolineare sempre le rinunce più grandi in una scelta di vita così ferrea, perché i più giovanissimi non perdano la motivazione. Quali sono state le tue?
Il mio percorso accademico ha coinvolto tutti gli aspetti della vita, anche la mia adolescenza, il divertimento e il tempo con gli amici. Ma penso che per una piccola ballerina tutto questo non sia un sacrificio, ma un bisogno. E i bisogni non pesano. L’impegno è fondamentale per chi segue quest’arte, perché senza di esso e senza inevitabili rinunce non si raggiungono risultati.
Come hai vissuto il passaggio dalla Scuola al mondo del lavoro?
Nei primi anni è stato difficile, perché ci si sente spaesati non hai nessun punto di riferimento. Le prime audizioni sono dure da affrontare, in quanto non si è abituati a tanta concorrenza e competizione, alla pressione di giudizio della commissione, a un continuo stress psicologico, ma sono sempre stata determinata e sono riuscita a liberarmi di un fardello che avrebbe potuto rallentare la corsa verso il mio obiettivo.
Sei in lancio al San Carlo: hai mai pensato o penseresti di fare un’esperienza (più o meno lunga) altrove, in Italia o  all’estero?
In tutti gli anni alla Scuola di Ballo ho sempre sperato di restare al San Carlo. Ho lavorato anche in altri Teatri d’Italia, ma ho sempre dato priorità a Napoli. La possibilità di poter crescere nel mio Teatro è la cosa che mi stimola di più. Ho spesso pensato di fare un’esperienza all’estero, per un solo motivo: in Italia mancano opportunità e meritocrazia.
Pensi di rinunciare a qualcosa restando a Napoli negli anni più importanti per la carriera di unaclaudia d antonio 4 danzatrice oppure no?
Sicuramente negli altri paesi la danza è vista come un’arte ed è considerata parte integrante della vita sociale di
una persona. In Italia la mentalità è ben diversa. Purtroppo è scontato che la mia carriera di danzatrice, se andassi all’ estero, avrebbe un risvolto diverso.
Qual è il ruolo che sogni di interpretare?
Adoro ruoli con una storia in cui calarmi: quelli dalla tinta drammatica come Giulietta, ma anche quelli tecnico-virtuosistici come Kitri. Il ruolo che ho sempre sognato e ho avuto l’opportunità di interpretare è stato Giselle, un’interpretazione che mi ha fatto crescere e maturare tanto artisticamente.
Quale coreografo vorresti danzare?
Mi piacerebbe molto danzare i balletti dei grandi coreografi come  Forsythe, Kylian, Cranko, Nureyev, Petit, MacMillan, diciamo “Abc” della danza, visto che sono molto giovane!
La Scuola napoletana si è affermata soprattutto grazie all’elemento maschile. Finalmente le donne iniziano a venire fuori meno timidamente. Cosa pensi al riguardo?
Gli uomini hanno un vantaggio nei settori artistici della danza, che deriva dal rapporto tra ruoli e numero di concorrenti, rispetto alle donne che sono sempre più numerose e devono essere sempre più versatili nell’interpretazione.
I giovani professionisti (ma anche il pubblico più inesperto) pensano alla danza come a un’arte soprattutto “fisica”, fermandosi spesso ai virtuosismi e alla loro esaltazione. Qual è il messaggio reale che dovrebbe arrivare al pubblico, a tuo giudizio? Come si può  trasmettere il vero valore artistico della danza come arte?
Il vero messaggio che dovrebbe arrivare al pubblico è costituito dalle emozioni che la storia stessa racconta e questo lo si può trasmettere danzando, sentendosi nello stesso tempo coinvolti emotivamente nella realtà claudia d antonio5dell’opera.
Cosa consiglieresti a una bimba che sogna di entrare in una Scuola come quella del san Carlo per diventare una danzatrice? 
Innanzitutto di essere determinata a saper trovare dentro di sé la propria gioia e di mantenerla viva nel corso del tempo; di studiare bene e accostarsi a quest’arte con molta umiltà; di essere sempre pronta ad imparare; di non considerarsi mai “arrivata”. Solo così la passione la porterà lontano.
Rifaresti tutte le tue scelte?
Nella mia vita ho sempre perseguito un unico obiettivo che, con sacrificio e dedizione, ogni giorno cerco di realizzare attraverso la danza,il movimento e lo studio di questa meravigliosa disciplina. Amo questo lavoro che mi sta dando e, ne sono certa, mi darà tante soddisfazioni.   Il mio più grande stimolo si alimenta proprio grazie al Teatro nel quale per anni ho danzato, imparando tecnica e virtuosismi che oggi cerco di offrire al pubblico. Il Teatro di San Carlo è uno dei più importanti Teatri del mondo e questo mi fa sentire fortunata, dato che ho un contratto biennale. Purtroppo, oggi, dato il periodo di crisi, non ci sono grandi certezze per il futuro. Però, data la mia giovane età, non mi abbatto, perché credo in quello che faccio e credo nella forza che noi giovani ballerini possiamo dare al Teatro. Il mio desiderio più grande è quello di continuare il mio percorso di crescita lavorativa qui, per claudia d antonio 6inseguire il successo, grazie anche al grande punto di riferimento della mia famiglia, su cui so di poter contare sempre. Attualmente non mi pento del mio percorso, dato che anche qui si sono create occasioni importanti, nelle quali ripongo tutta la mia fiducia di artista.

In bocca al lupo a Claudia D’Antonio e alla sua voglia di contribuire alla ricostruzione artistica del nostro Paese. Perché qualche giovane di talento dovrà pur restare e guadagnarsi gli applausi del pubblico più esigente che ci sia, nella speranza che l’Italia torni a essere meta di artisti e non punto di fuga. (Foto Federica Capo, Andrea Gianfortuna).