Jacques Offenbach (1819 -1880) 200 – 1: “Complete Piano Works”

A 200 anni dalla nascita.
Complete piano works:
“Décaméron dramatique”. A”lbum du Théâtre Français”.
(Rachel, Emilie, Madeleine, Delphine, Augustine, Louise, Maria, Elisa, Na-thalie, Clarisse);
Les roses du Bengale. Six valses sentimentales (Andantino grazioso, Valse du Tyrol, Lento, Andantino, Allegretto maestoso, Valse allemande); Dernies souvenir; Bella notte.
Abendblätter; Schüler-Polka; Les boules de neige; Le fleuve d’or; Le Postillon; Jacqueline; Polka du mendiant; Les Contes de la Reine de Navarre; Souvenirs de Londres; Herminien-Walzer; Madeleine; The Celebrated Polka Dance; Les Belles Américaines; Burlesque Polka; Valse composée au cháteau du Val le 9 août 1845; Galop infernal. Musette; Les Amazones; Les Arabesques; Berthe; Brunes et blondes; Les Fleurs d’hiver; Les trois Grâces; Le voyage de MM. Dunanan pére et fils (Polka des bravi); Le voyage dans la lune (Valse favorite); Cascoletto (Quadrille); La chanson d’Olympia. T. Time: 211′ 33″ Marco Sollini (pianoforte). 3 CD CPO 555 287-2 / 2019.
Noto per le sue operette e in particolar modo per Orphée aux Enfers e La Belle Hélène, Jacques Offenbach (Colonia 1819 – Parigi 1880) diede vita nel corso della sua lunga carriera a una discreta produzione di musica strumentale soprattutto per violoncello, del quale era un virtuoso, e per pianoforte, strumento che sapeva, comunque, suonare abbastanza bene tanto da essere in grado di accompagnare i cantanti nelle sue operette.
In questi 3 Cd pubblicati di recente dall’etichetta CPO è proposta, con l’intepretazione del pianista Marco Sollini, tutta la produzione pianistica di Offenbach arricchita da arrangiamenti di brani orchestrali o di passi di sue operette. Nel primo di essi si possono ascoltare lavori composti nel periodo che va dal 1833, anno del suo arrivo a Parigi, fino al 1855, quando egli fondò il suo teatro, ancora oggi esistente, Les Bouffes-Parisiennes. Si tratta di lavori di occasione, dei quali si era quasi del tutto perduta memoria e di cui non è sempre possibile con facilità ricostruire la genesi, come Les roses du Bengale, che presumibilmente è una raccolta di pezzi preesistenti e conosciuti con altri titoli; il titolo originario del secondo brano, Valse du Tyrol era, per esempio, Une fleur.  A questa raccolta, composta intorno al 1842, Offenbach, solo in seguito, avrebbe dato una struttura organica evidenziando il carattere sentimentale di questi brani soprattutto nel sottotitolo che recita Six valses sentimentales. In effetti in questi brani è possibile rintracciare un carattere elegiaco e una scrittura che guarda al poeta del pianoforte, Fryderyk Chopin, la cui influenza appare con maggiore forza nel quarto pezzo, Andantino. Secondo una prassi che il compositore avrebbe seguito per altre sue composizioni, questi valzer sono dedicati, con una certa cavalleria, a giovani nobildonne i cui nomi oggi sono quasi del tutto dimenticati, ma che certamente godevano di una certa importanza nell’alta società della Parigi dell’epoca. Ci dice qualcosa solo il nome di una di loro, Herminie de Alcain (1826 -1887) che, dedicataria del già citato secondo brano della suite, Valse du Tyrol, ebbe una grande importanza nella vita di Offenbach, diventando sua moglie nel 1844 e donandogli quella serenità familiare che fu arricchita dalla nascita di ben cinque figli. In questo primo Cd si può ascoltare il più impegnativo Décaméron dramatique, una raccolta di dieci danze, composte nel 1855, dedicate a famose attrici della Comédie Française, teatro di cui Offenbach fu direttore musicale tra il 1850 e il 1855, e inserite in un’unica opera quasi a formare un album, come, del resto, recita il sottotitolo Album du Théâtre Français. Tra i dieci brani, ognuno dei quali preceduto da una quartina poetica di carattere adulatorio di un autore famoso, figurano insieme ai soliti valzer, di cui il primo, Rachel e il sesto, Louise, sono i più lunghi, dal momento che sono costituiti da quattro valzer di due sezioni ciascuno, a polke-mazurke e a scozzesi, due danze, in voga all’epoca, ma oggi del tutto dimenticate: si tratta della «Redowa», di origine ceca, in 3/4 e dal ritmo puntato e accentato sul secondo tempo, e la poetica «Varsovienne», anche questa in ritmo ternario, di ascendenza polacca, che chiude la raccolta i cui brani si segnalano per l’invenzione melodica e per il solido senso della struttura formale, nonostante sfruttino temi di lavori scritti da Offenbach per la Comédie Française. Chiudono il CD Dernier souvenir, conosciuto anche con il titolo Valse de Zimmer, che è un vero e proprio ricordo d’infanzia, secondo quanto narrato dallo stesso Offenbach in quanto costruito intorno a un tema di otto misure che la madre e le sorelle gli cantavano quando era bambino per farlo addormentare e che sarebbe stato composto da un certo Zimmer, un musicista che, dopo aver ottenuto una discreta fama, aveva fatto perdere le sue tracce,  e Bella notte, una trascrizione della celebre barcarola tratta da Les contes d’Hoffmann.
Nel secondo Cd si possono ascoltare ancora valzer, polke che Offenbach compose in un periodo che va dal 1850, anno a cui risale il brano Les contes de la Reine de Navarre, al 1876, anno che lo vide protagonista di una tournée in America dove si esibì a New York e a Philadelphia in occasione dell’Esposizione Universale. Al solito tutte le composizioni hanno una dedica che non sempre corrisponde a una persona. Se, infatti, la Schüler-Polka è dedicata a Clara Schüler, una cantante che fu attiva a Berlino e godette di una certa fama tanto che il suo ritratto fu stampato nella prima edizione del lavoro pubblicata da Bote & Bock,  il valzer Jacqueline alla figlia e l’Herminien-Walzer alla moglie, il valzer Abendblätter fu dedicato, invece, alla Concordia, la Società viennese degli Scrittori e dei Giornalisti. Si tratta di lavori piacevoli di dolce cantabilità, che, come i brani del Décaméron dramatique e de Les roses du Bengale, non sono particolarmente impegnativi dal punto di vista tecnico, ma che comunque rivelano la vena lirica di Offenbach. Formalmente hanno tutti una struttura simile con un’introduzione lenta, alla quale segue il blocco tematico principale che ritorna, a guisa di ritornello, tra i vari episodi di sviluppo ed è enfatizzato all’inizio e alla fine.
Nell’ultimo Cd trovano spazio, infine, accanto ad alcuni arrangiamenti, ben sei valzer originali di Offenbach Les fleurs d’hiver, Les Amazones, Brunes et blondes, Les trois Grâces, tutti composti tra il 1836 e il 1837 per il pubblico parigino, Les Arabesques (1841/1852) e la suite di valzer Berthe (1847). In realtà anche questi lavori sono degli arrangiamenti, come farebbe pensare quanto scritto nello spartito a stampa di Les Amazones dove si legge: arrangiato per il pianoforte da Marmontel che era ovviamente il famoso insegnante di pianoforte Antoine François Marmontel. Inoltre, si ha notizia di esecuzioni con l’orchestra di Brunes et blondes e di Les fleurs d’hiver e si sa anche dell’esistenza di parti orchestrali delle Trois Grâces. Completano il Cd gli arrangiamenti dell’Air du Ballet du XVIIe siècle inizialmente composto per violoncello e pianoforte, Musette (1843), con cui il compositore aveva ottenuto un buon successo in occasione di un’esecuzione presso la società londinese dei melodisti, della brillante Polka des bravi, un interludio tratto dall’opéra-bouffe Le voyage de MM. Dunanan père et fils, dell’incantevole valzer Le voyage dans la lune, della quadriglia dell’operetta Cascoletto e della Chanson d’Olympia, quest’ultima in una trascrizione da Marco Sollini che nel secondo Cd esegue anche un suo arrangiamento del celebre Galop tratto dall’operetta Orphée aux Enfers. Il pianista italiano di fama internazionale interpreta questi brani con eleganza, profondo senso dello stile e in modo da creare  in questi lavori di Offenbach, non particolarmente complessi dal punto di vista tecnico, ma non semplici da quello espressivo, una grande varietà di colori. Nella sua lettura sono trattati con particolare cura i contrasti dinamici e ritmici e si nota sempre la ricerca di un bel suono che appare evidente nei momenti maggiormente marcati dal punto di vista lirico. Si tratta, in definitiva, di un triplo album di piacevolissimo ascolto che porta a conoscenza di un largo pubblico una parte meno nota della produzione di Offenbach.