Reynaldo Hahn (1874 – 1947): “Complete Songs”

CD 1: Études latines; Venezia; Chansons grises. T. Time: 55’40”
CD II: Premier Recueil; Rondels. T. Time: 66’40”
CD III: Les Feuilles blessées; Second Recueil. T. Time: 65’18”
CD IV: Troisième Volume; Neuf Mélodies retrouvées; Five Little Songs; Love without Wings. T. Time: 65’31”. Tassis Christoyannis (baritono). Jeff Cohen (pianoforte). Registrazione: Palazzetto Bru Zane, Venezia tra novembre 2018 e febbraio 2019. 4 CD SPPF BZ 2002

“Il segreto del canto è difficile da definire; associa in modo stretto l’elemento parlato e l’elemento cantato. Certo, un bel suono, è bellissimo; c’è già una bellezza nella pienezza, nella dolcezza, nella ricchezza, nella morbidezza e nell’estensione di una bella voce […]. Ve lo ripeto, questa bellezza consiste in un’unione perfetta, in un amalgama, in un’alleanza misteriosa della voce cantata e della voce parlata, o, per meglio dire, della melodia e della parola”.
In queste parole tratte da una conferenza del 1913 tenuta all’università e nel 1920 pubblicata nell’opera Le Chant, è perfettamente sintetizzata la concezione della vocalità di Reynaldo Hahn, compositore venezuelano naturalizzato francese che, pur avendo un catalogo piuttosto ricco, è oggi ricordato quasi esclusivamente per la sua produzione di liriche da camera, genere nel quale eccelse.
Nato a Caracas il 19 agosto 1874, Hahn, all’età di tre anni si trasferì a Parigi, dove dimostrò immediatamente le sue abilità in campo musicale componendo all’età di otto anni la sua prima canzone. Entrato al Conservatorio a 10 anni, ebbe come docenti Massenet, Gounod e Camille Saint-Saëns, ma i suoi primi successi gli vennero al di fuori dell’importante istituzione parigina. Ad Hahn, divenuto famoso a 14 anni con la lirica Si mes vers avaient des ailes su testo di Victor Hugo, si aprirono, infatti, le porte dei salotti più alla moda della capitale francese. Poté così conoscere grandi personalità del mondo culturale francese, tra cui Verlaine, del quale avrebbe messo in musica molte poesie (Chansons grises), Daudet, Mallarmé e Proust, con il quale ebbe una breve relazione sentimentale, che si trasformò in una solida e lunghissima amicizia. Ottenuta la cittadinanza francese, si arruolò nell’esercito durante la Prima Guerra Mondiale, riprendendo la sua attività musicale nel primo dopoguerra. Fuggito da Parigi allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale a causa della sua origine ebraica, ritornò nel 1945 nella capitale francese dove divenne direttore dell’Opéra fino alla morte che lo colse due anni dopo per un tumore al cervello.
Pur essendo il genere delle Mélodies quello in cui  Hahn eccelse, delle 107 composizioni che costituiscono il suo catalogo, soltanto un quarto era stato, fino ad oggi, inciso. A colmare questa lacuna discografica ci ha pensato il Palazzetto Bru Zane con questo cofanetto di quattro Cd, nei quali è possibile gustare questi piccoli e delicati gioielli a partire dai 20 brani della Premier Recueil, pubblicata nel 1896, nella quale, insieme ai primi lavori di Hahn,  è inserita la già citata Si mes vers avaient des ailes, fino alle due raccolte pubblicate postume, Neuf Mélodies retrouvées (1955) e Troisième Volume (2017). Nella produzione di Hahn si riscontra una grande attenzione alla prosodia, ma anche ai sentimenti che intende evocare il testo del quale il compositore francese riesce a cogliere sempre lo spirito profondo. Esempi ne sono la splendida raccolta Études latines (1900), dove il mondo classico è reso con un’eleganza che percorre sia la linea del canto che quella pianistica con la quale sembra dialogare in brani come Salinum, o Chansons grises su testi di Verlaine il cui mondo poetico Hahn sente particolarmente congeniale alla sua musa.
Protagonisti di questa incisione sono il baritono Tassis Christoyannis e il pianista Jeff Cohen, due specialisti del genere che hanno lavorato insieme anche ad altre produzioni. Il baritono greco, oltre alla pregevole vocalità, conferma tutte le sue qualità in questo genere, interpretando questi brani con una grande varietà di colori e un  fraseggio  particolarmente curato. Accuratissima la dizione, che riesce a superare anche lo scoglio del veneziano  della raccolta Venezia e sempre attenta a rappresentare i sentimenti evocati dai testi è la sua interpretazione. Jeff Cohen, al pianoforte, lo accompagna con la solita eleganza e attenzione a quella parola cantata che costituisce una delle caratteristiche del lirismo di Hahn.