Rossini, Bellini, Donizetti: “Romantic songs” – Lydia Marimpietri & Ugo Benelli

Vincenzo Bellini: “Il fervido desiderio”; Gaetano Donizetti: “Me voglio fa’na casa”; Gioachino Rossini:”La gita in gondola” (Soirées musicales nr.7); Vincenzo Bellini: “Bella Nice che d’amore”; Gioachino Rossini: “La serenta”(Soirées musicales nr.11); Gaetano Donizetti: “Meine Liebe”, “A Mezzanotte”; Vincenzo Bellini: “Per pietà bell’idol mio”; Gaetano Donizetti: “Amore e Morte”; Vincenzo Bellini: “L’abbandono”, “Almen se non poss’io”; Gioachino Rossini:”L’orgia” (Soirées musicales nr.4); Gaetano Donizetti: “Eterno amor e fe”; Vincenzo Bellini: “Malinconia, ninfa gentile”; Gioachino Rossini: “La partenza”(Soirées musicales nr.3). Lydia Marimpietri (soprano), Ugo Benelli (tenore), Enrico Fabbro (pianoforte). Registrazione: Roma, Accademia di Santa Cecilia, luglio 1967.
Bonus Tracks: A recital by Graziella Sciutti
Gioachino Rossini: “Una voce poco fa” (Il barbiere di Siviglia); Gaetano Donizetti: “Convien partir” (La figlia del reggimento); Vincenzo Bellini:”Oh! quante volte”(I Capuleti e i Montecchi); Wolfgang Amadeus Mozart:”In uomini, in soldati”, “Una donna a quindici anni” (Così fan tutte); “Deh vieni non tardar”(Le nozze di Figaro). Graziella Sciutti (soprano), Wiener Philharmoniker, Argeo Quadri (direttore). Registrazione: Vienna, Sofiensaal, ottobre 1960. T.Time: 79.43 1 Cd Decca 480 8138

Un particolare interesse all’interno della ricca ma discontinua collana “Most Wanted Recital!” della Decca merita questa proposta tanto per il repertorio presentato quanto per la qualità dell’esecuzione. Per quanto riguarda il programma questo si concentra sulla produzione cameristica di Rossini, Bellini e Donizetti che rappresenta l’isola forse più felice di un genere come quello liederistico poco frequentato in Italia e con risultati spesso alterni ma che in questa fase storica trova la sa più compiuta personalità nel fondere gli echi di una tradizione tardo-arcadica ancora vitali con il gusto per il teatro senza rinunciare, specie in Rossini, a un’eleganza deliziosamente salottiera.
L’altro merito è quello di riproporre all’ascolto la voce di Ugo Benelli, splendido tenore belcantista e vero erede della grande scuola italiana dei tenori di grazia troppo poco ricordato per i suoi meriti e che qui, accompagnato al pianoforte da Enrico Fabbro, può far valere al meglio le proprie doti. Il canto di Benelli si impone oltre che per l’innegabile fascino timbrico per la tecnica granitica unita a una nobiltà e a un’eleganza del porgere che temono pochi confronti unite fra loro da una dizione di esemplare chiarezza, quanto mai necessaria per esprimere al meglio le ragioni di queste composizioni.
E se la celeberrima “Malinconia, Ninfa gentile” di Bellini esalta la musicalità del cantante, forse ancor più significative sono le prove in “La gita in gondola” di Rossini, brano ampio e complesso, dove il ritmo fondante di barcarola si organizza in una forma circolare di sezione ampia e cantabile e di altre più mosse e tese creanti un contrasto fortemente teatrale che Benelli realizza in tutta la sua complessità. Fra i brani da segnalare un’altra romanza belliniana “Bella Nice che d’amore” in cui il gusto arcadico del Settecento è recuperato secondo una nuova sensibilità non dissimile da certi cantabili operistici del compositore catanese mentre decisamente teatrale è il taglio di “Per pietà, bell’idol mio” che permette a Benelli di sfoggiare anche una presenza e uno squillo sugli acuti meritevoli di considerazione. Decisamente vicine al teatro alcune pagine donizettiane, “Amore e morte” e “Eterno amore e fe” sono nobili andanti, quasi arie operistiche prive solo della cabaletta conclusiva mentre “L’orgia” di Rossini è forse il più salottiero fra i brani proposti con la sua fatua e spensierata vivacità, inebriante come una coppa di champagne.
Al fianco di Benelli troviamo il soprano Lydia Marimpietri dalla voce schiettamente lirica decisamente a suo agio tanto fra le atmosfere di stampo popolare di “Me voglio fa’na casa” e “A Mezzanotte” che con la sua brillantezza non sfigurerebbe in un’opera buffa (entrambi i brani sono di Donizetti) tanto nell’intenso lirismo di “L’amor mio” (ancora del bergamasco) e alla teatralità esplicita e drammatica di “L’abbandono” di Bellini forse la pagina espressivamente più intensa del programma. Pur apprezzabile, la Marimpietri soffre un po’ per una dizione non sempre chiarissima specie a confronto con quella esemplare di Benelli. Insieme le due voci sono protagoniste di una pagina di particolare suggestione come il duetto rossiniano “La serenata” in cui su un ritmo vagamente danzante si sviluppano atmosfere di sapore pre-romantico che rievocano un universo non troppo lontano da quella de “La donna del lago”.
Come spesso accade è stata aggiunta una seconda parte sostanzialmente slegata dalla prima; in questo caso l’unico legame è dato dai tre compositori già ricordati che con l’aggiunta di Mozart sono i protagonisti di questa breve selezione di arie affidate al soprano Graziella Sciutti accompagnata dai Wiener Philarmoniker diretti di Argeo Quadri. E’ sempre un piacere riascoltare la cantante torinese che qui presenta una Rosina forse un po’ datata nel gusto ma godibilissima nella sua spumeggiante ironia e ottimamente cantata con colorature nitide e precise mentre solo nelle puntature acute la voce tende un po’ a impoverirsi. E se il “Convien partir” di Maria lascia meno il segno, la grande scena della Giulietta belliniana è esemplare per musicalità e compiutezza interpretativa tanto che rare volte si è sentita una lettura così intensa. Il meglio è però offerto dai brani mozartiani: la Sciutti è perfetta per la vocalità di Despina e sul piano interpretativo è impossibile pensare a una lettura migliore tanto è ironica, maliziosa e al contempo spumeggiante quella da lei offerta mentre Susanna porrebbe maggiori problemi. La cantante è, tuttavia, bravissima nello sfiorare appena con eleganza le problematiche note gravi per concentrarsi sull’aspetto interpretativo di una Susanna originalissima nella sua sensualità tutta giocata sugli accenti e le intenzioni; ne risulta un personaggio meno carnale forse di quanto dovrebbe ma forse ancor più malioso nell’intellettualità del suo gioco seduttivo.