“Un Requiem Tedesco” danzato al Teatro Real di Madrid

Madrid, Teatro Real, Temporada 2018-2019
“EIN DEUTSCHES REQUIEM”
Musica Johannes Brahms
Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real
Soprano Adela Zaharia
Baritono Richard Šveda
Direttore Marc Piollet
Maestro del Coro Andrés Máspero
Coreografia Martin Schläpfer
Scenografia Florian Etti
Luci Volker Weinhart
Ballett am Rhein Düsseldorf Duisburg
Madrid, 14 ottobre 2018

Nel 1865 Johannes Brahms compose Ein Deutsches Requiem in seguito a uno degli eventi più traumatici di tutta la sua vita: la morte della madre. Ma il risultato non fu una liturgia lugubre e luttuosa; al contrario, il suo Requiem intonato su di una serie di citazioni bibliche nella versione luterana si dispiegò in un’opera luminosa, pienamente romantica, con un’aria costante di celebrazione dell’esistenza, della vita e della fede. Di qui a trasformare la partitura nella base di una coreografia il passo è comunque molto difficile; per questo gli spettatori del Teatro Real di Madrid, accingendosi ad assistere all’ultima realizzazione di Martin Schläpfer, si chiedevano quali sorprese avrebbe portato il Ballett am Rhein Düsseldorf Duisburg, quali elementi sarebbero stati fondamentali nel lavoro del coreografo sulla musica orchestrale e vocale di Brahms. Schläpfer studió alla Royal Ballet School, dove iniziò una carriera presto coronata da premi e riconoscimenti internazionali: Prix de Lausanne 1977, Benois de la Danse 2006, Der Faust 2009 e 2012, per citare soltanto i più prestigiosi. Dal 2009 iniziò il lavoro come direttore e coreografo della compagnia del Ballett am Rhein, dove continua a sperimentare e rodare stile ed estetica nuovi. Per questa occasione Shläpfer ha guidato a Madrid un corpo di quarantadue ballerini, vestiti completamente di nero e inseriti in una scenografia minimalista, scura o illuminata di luce fredda; un cubo trasparente di grandi proporzioni messo nel fondo del palcoscenico e grandi lampade cilindriche collocate ai lati costituiscono gli unici oggetti concreti. Sulle note salmodianti di Brahms inizia a danzare il gruppo femminile, giocando dolcemente con i rapporti di luce e ombra; dopo, la stessa combinazione interessa anche il comparto maschile, quando tutta la compagnia si trova sopra il palco e progressivamente i movimenti, le prese, i port des bras, i giri sempre più elaborati riempiono lo spazio insieme alla musica e alle voci del coro. Non si racconta nessuna storia, non c’è un filo narrativo da seguire – ed è giusto così: se si vuole a ogni costo rintracciare una vicenda, è quella corale dell’umanità, che si insegue, si perde, si reincontra, si abbraccia e si trascina, come senza passioni (manca qualunque forma di erotismo o di violenza; e basterebbe questo per rendere l’estetica già di per sé interessante) ma con molta vitalità. Forse l’esperimento di trasformare il Requiem tedesco in opera di danza non è del tutto riuscito: Schläpfer ha certamente elaborato una coreografia raffinata, coerente, dallo stile neoclassico e riconoscibile. Tuttavia, una successione di quadri corrispondente alle sette sezioni musicali della partitura, per un’ora e un quarto di danza pressoché ininterrotta, alla fine riesce troppo intellettualistica e poco comunicativa. Il pubblico ha molto apprezzato l’eleganza dei disegni e delle forme, ma era impossibile comprendere il legame tra i testi biblici, l’intonazione di Brahms e le soluzioni della danza. L’elemento compositivo più apprezzabile è il totale rispetto per la musica, che guida ogni scelta dell’impostazione coreografica, come delle luci e dei costumi: Schläpfer rivela in tal modo che, forse ancor più dell’elaborazione di un balletto nuovo, gli importava dichiarare un amore incondizionato alla musica di Brahms e alla sua partitura più complessa. Molto buona la prova del soprano Adela Zaharia, la cui voce vibrante ha commosso il pubblico; buona anche quella del baritono Richard Šveda e in generale del Coro del Teatro Real; ottimo l’equilibrio sonoro con cui Marc Piollet ha diretto l’Orchestra del Teatro Real, concertando strumentisti, solisti vocali e coro, tutti quanti racchiusi nella fossa orchestrale (scelta che ha prodotto una straordinaria omogeneità di suono e di volumi), mentre il palcoscenico era lasciato regno assoluto della danza.   Foto Javier del Real © Teatro Real de Madrid