Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Festival “Jacques Offenbach e la Parigi della musica leggera”: Amore alla francese

Venezia, Scuola Grande San Giovanni Evangelista, Festival “Jacques Offenbach e la Parigi della musica leggera”, dal 29 settembre al 28 ottobre 2018
L’AMORE ALLA FRANCESE”
Soprano Marie Perbost
Mezzosoprano Ambroisine Bré
Tenore Camille Tresmontant
Baritono Jean-Christophe Lanièce
Pianoforte Charlotte Bonneu
Musiche di:
Frédéric Toulmouche,Gaston Serpette, Louis Varney, Émile Jonas, Jacques Offenbach,   Reynaldo Hahn, André Message, Vietar Roger, Edmond Audran, Charles Lecocq.
Venezia, 29 settembre 2018
La nuova stagione del Palazzetto Bru ZaneCentre de Musique Romantique Française si apre con un ciclo, volto a celebrare il bicentenario della nascita di Jacques Offenbach, maestro dell’operetta e incarnazione dei fasti del Secondo Impero. Il compositore – tedesco di nascita, ma francese d’adozione – vanta un catalogo molto più vario di quanto generalmente si crede. Così il Palazzetto Bru Zane intende riportare alla luce tanti tesori sepolti. A Venezia, un ciclo di concerti ripercorrerà i generi lirico-leggeri più diffusi a Parigi in quegli anni, attingendo a Offenbach, ma anche a vari altri autori coevi, mentre in Francia riappariranno operette come Maître Péronilla, una delirante espagnolade, La Périchole, proposta da Mare Minkowski in una veste dai colori ravvivati per mezzo di strumenti d’epoca, Madame Favart (in coproduzione con l’Opéra Comique), e ancora Les deux aveugles, una bouffonnerie giovanile già piena d’inventiva, che il pubblico veneziano ha già potuto apprezzare nella scorsa stagione. Il tutto sarà integrato, tra l’altro, da un’incisione di arie virtuosistiche inedite, affidate al talento di Jodie Devos (in coproduzione con Alpha Classics), e da un convegno internazionale.
Prevalentemente agli “altri Offenbach” era dedicato il concerto d’apertura, svoltosi nella sontuosa cornice della Sala capitolare della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista che, nonostante la solennità delle statue e delle tele, da cui è adornata, si è animata – complice il Centre de Musique Romantique Française – di couplets, talora sfrontatamente intrisi di gaité parisienne. A tale spumeggiante atmosfera – inframezzata da squarci d’un affettato lirismo al limite della parodia – ha dato efficacemente voce (e gesto, pur nei limiti minimalisti di un’esecuzione da concerto) un giovane quartetto vocale, che ha sorpreso – ma non è certo la prima volta che questo accade al Bru Zane e dintorni – per la musicalità, la verve, la padronanza del codice interpretativo, legato al repertorio “leggero”, con il valido sostegno alla tastiera di un’altrettanto giovane solista, .
L’abito rosso fiammante, indossato nella prima parte del concerto da Marie Perbost, prestante nel fisico come nella voce sopranile pastosa e squillante, sembrava quasi brillare più intensamente, a sottolineare gli accenti ora giocosi, ora scanzonati, ora licenziosi, che caratterizzavano le sue performances individuali, anche grazie a una “recitazione” volutamente caricata, come la gestualità che l’accompagnava: lo si è colto nei couplets della civettuola Gérmaine, che si finge modesta (“Je ne suis vraimant pas coquette”), dall’operetta La Saint-Valentin di Frédéric Toulmouche; o in quelli della focosa Dora, delusa dal troppo timido partner (“Mais c’est un amoureux trasi!”), da La Créole di Jacques Offenbach, o ancora in quelli scanzonati – e fin troppo espliciti – affidati a Elle (“J’ai deux amants, c’est beaucoup mieux”), tratti da L’Amour masqué di André Messager.
Le ha fatto eco il mezzosoprano Ambroisine Bré – di bianco vestita – altrettanto espressiva e spigliata nel fraseggio, mentre, nei panni della Comtesse, eroina de Le Bourgeois de Calais di André Messager, non nasconde il suo disprezzo per un tutt’altro che virile amante (“Vous êtes une femmelette”), per poi lanciarsi in una spregiudicata difesa delle donne – che cedono sempre all’amore, pur sapendo che “C’est très vilain d’ être infidèle” – intonando le Strophes di Antoinette, da Ô mon bel inconnu di Reynaldo Hahn. Deboli fanciulle sono anche l’ingenua Rose, personaggio di Estelle et Némorin di Hervé, che non sa dire mai di no – di cui la cantante ha interpretato, con sottile malizia, l’aria “En ne pensant pas à grand chose” –, e la sprovveduta Henriette, che non conosce ancora l’amore, come si è colto ascoltando “J’ai bien passé mon examen”, da Cousin-cousine di Gaston Serpette.
Analoga prestanza fisica e vocale hanno dimostrato il tenore Camille Tresmontant e il baritono Jean-Christophe Lanièce nei rispettivi interventi individuali: il primo nell’aria di Pontarcy, da La Demoiselle au téléphone di Gaston Serpette, magnificando tutto ciò che si può scoprire “Par un simple tru de serrure”, e in quella del Vicomte, che rimpiange le gioie del celibato (“Lorsque j’étais célibataire”, da La Petite Fonctionnaire di André Messager); il secondo nei couplets di Jocquelet, che dà qualche consiglio alla sorella, su come comportarsi una volta sposata, prospettandole però insieme la visione maschilista e quella femminista del ménage matrimoniale ( “Au moment de te marier”, da Le Grand Mogol di Edmond Audran).
Impeccabili sono risultate le voci nelle scene d’insieme: dai duetti – ad esempio, soprano e mezzosoprano, nel misogino “On est méchante quand on aime”, tra Marguerite e Daisy, (da Les Demoiselles des Saint-Cyriens di Louis Varney); soprano e tenore in “C’est comme un aimant qui m’attire”, dagli orecchiabili ritornelli, che riporta le schermaglie amorose tra Marguerite e Spaniello (da Le Canard à trois becs di Émile Jonas); soprano e baritono nell’appassionato e sognante “Par les chemins d’amour”, tra Rosette e Le Comte (da Serment d’amour di Edmond Audran) – ai quartetti, dove si è apprezzato il perfetto insieme e nello stesso tempo la capacità di caratterizzare ogni personaggio. Citiamo – tra gli altri – “Ton destin, belle rose”, dal seducente ritornello (da La Romance de la rose di Jacques Offenbach), e il conclusivo “C’est qu’elle est charmante, Ninon!”, intriso di sognante dolcezza (da Ninette di Charles Lecocq). Caloroso successo, a suggello di questa intrigante soirée.