Verona, Il Settembre dell’Accademia 2017: Yuri Temirkanov e Beatrice Rana

Verona, Teatro Filarmonico di Verona. Il Settembre dell’Accademia 2017. XXVI Edizione. Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo
Direttore Yuri Temirkanov 

Pianoforte
Beatrice Rana
Pëtr Il’ič Čajkovsky: Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in si bemolle minore Op.23
Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov: “Shéhérazade” Op. 35 Suite sinfonica da “Le mille e una notte” Verona. 12 settembre, 2017.
La serata al teatro Filarmonico di Verona per il terzo concerto della rassegna Settembre dell’Accademia è stata di particolare interesse. La prestigiosa Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov, suo direttore principale da 30 anni, ha proposto  un programma russo  con due fra i più popolari titoli del repertorio orchestrale che hanno esercitato da sempre un enorme fascino sul grande pubblico. La giovane pianista italiana Beatrice Rana, forte di una precoce e brillante carriera già ben avviata, era l’attesa solista del  concerto per pianoforte n.1 in si bemolle minore di Tchaikovsky.
È parso chiaro fin da
i primi accordi del concerto che la strada esecutiva che la solista ha scelto non sarebbe stata quella per la quale questa pagina è celebre: ossia lo  struggente pathos e il trasporto della ricchezza e emotività melodica. Priva di incertezze, Beatrice Rana ha convogliato il suo ammirevole bagaglio tecnico e la sua energia fresca e vitale in una lettura che evitava sottolineature enfatiche e tentazioni autocelebrative. Non ha indugiato, infatti, su note e frasi che le avrebbero consentito di farlo per la loro carica di tensione drammatica, preferendo un approccio più diretto e asciutto. Ha offerto una prospettiva più essenziale dell’opera, privilegiando le sfumature dei grandi contrasti repentini di dinamica e sonorità. La Rana è passata  da una sequenza pianissima e leggera a un’altra fortissima e determinata con assoluta posatezza, ha messo in luce armonie e linee che rimangono spesso in ombra, quasi nascoste, illuminandole e conferendo loro il  giusto protagonismo nella ricca trama. L’interpretazione del secondo tempo era di una semplicità disarmante,  caratterizzata da un suono argenteo e trasparente. Anche nei momenti fortemente solistici il suo atteggiamento musicale era cameristico, in stretto contatto con il direttore e l’orchestra che  hanno creato un tappeto sonoro e una cornice musicale ideale per la pianista. Il tanto richiesto bis, il romanticissimo Widmung di Schumann nell’arrangiamento di Liszt ha avuto lo stesso taglio interpretativo del concerto. Con controllo e grinta la pianista ha dato un piglio eroico alpassionale arrangiamento del lied di Schumann mantenendo la chiarezza armonica e la fluidità melodica.
Il secondo tempo del concerto è stato tutto incentrato sull’affascinante suite sinfonica Shéhérazade di Rimsky Korsakov. Liberamente ispirata ad alcuni episodi della raccolta di storie delle ‘Mille e una notte’, oltre a essere stata scritta quando i compositori della scuola nazionale russa fecero uso dell’orientalismo per rimarcare la loro identità rispetto ai compositori dell’Europa occidentale, l’esotismo era il mezzo ideale con il quale Rimskij-Korsakov potesse meglio esprimere la tavolozza di raffinati colori e tonalità della sua orchestrazione. Con l’orchestra letteralmente nelle sue mani (non usa la bacchetta), Temirkanov ha tracciato e intrecciato la narrativa, i personaggi, le situazioni e le atmosfere.  Ha incantato con il fluido movimento delle sue mani da prestigiatore che hanno creato un’infintià di forme espressive dalle quali l’orchestra si lanciava in  volo, realizzando con grande maestria, la magia di questo esotico mondo immaginario. Temirkanov non ha mai scandito il tempo; i suoi pochi gesti sapevano valorizzare gli accenti, rilevando, stringendo e plasmando le forme e il carattere del suono: quello  minaccioso del sultano che poi si trasforma nelle tempestose onde del mare di  Sinbad, nei virtuosismi delle burle del principe Kalender, nel brulicante mondo che anima le strade di Bagdad, nella dolcezza del giovane principe e principessa….., tutti legati dal canto ricorrente di Shéhérazade. Il suono ricco e penetrante e lo slancio impetuoso del violino di spalla dell’orchestra più che dipingere una cantastorie sornione e seducente delineava una Shéhérazade volitiva e sicura.
Ottima la
disposizione dell’orchestra sul palcoscenico che ha portato a un bell’equilibrio sonoro. Quasi come in un  golfo mistico: gli ottoni, i corni, trombe, tromboni e tuba, erano collocati dietro gli archi, quasi  la quinta di proscenio. “Portatori sani” di un suono ricco e smagliante, con la loro sonorità non hanno mai sovrastato gli archi e fiati. Un amalgama perfetto! Le arpe, sovente nascoste dietro i violini, erano posizionate in alto a sinistra, da dove  spiccavano sonore e  vibranti, indispensabile premessa per dare loro il giusto risalto musicale negli assoli con il violino di spalla.
Pubblico entusiasta, premiato da un bis rilassante
e salottiero bis, Salut d’Amor di Edward Elgar. Curioso che i due bis della serata sono stati composti come pegni d’amore; Widmung, scritto da Schumann per celebrare l’amore è il matrimonio con Clara, e Salut d’amour composto da Elgar come regalo di fidanzamento alla sua futura moglie Caroline Alice. Foto Brenzoni