Verona, Teatro Filarmonico: “Le nozze di Figaro”

Verona, Teatro Filarmonico – Stagione d’Opera 2017-18
“LE NOZZE DI FIGARO”
Commedia per musica in quattro atti, libretto di Lorenzo Da Ponte.
Musica di 
Wolfgang Amadeus Mozart
Conte di Almaviva CHRISTIAN SENN
Contessa FRANCESCA SASSU
Susanna EKATERINA BAKANOVA
Figaro GABRIELE SAGONA
Cherubino AYA WAKIZONO
Marcellina FRANCESCA PAOLA GERETTO
Bartolo BRUNO PRATICÒ
Basilio BRUNO LAZZARETTI
Don Curzio PAOLO ANTOGNETTI
Barbarina LARA LAGNI
Antonio DARIO GIORGELÈ
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore 
 Sesto Quatrini
Maestro del Coro Vito Lombardi
Regia Mario Martone ripresa da Raffaele Di Florio
Scene Sergio Tramonti
Costumi Ursula Patzak
Coreografia Anna Redi
Lighting Design Pasquale Mari ripreso da Fiammetta Baldiserri 
Allestimento del Teatro San Carlo di Napoli
Verona, 5 aprile 2018
A trent’anni Mozart, l’enfant prodige di Salisburgo alle prese con un’altalenante carriera da libero professionista, si gioca il tutto per tutto. Prende sottobraccio Da Ponte e gli propone uno dei suoi progetti più ambiziosi: un’opera basata su un soggetto proibito, in cui la polemica sociale era troppo potente per non risultare pericoloso agli occhi di Giuseppe II. Il 1789 si stava avvicinando, e con esso la formidabile invenzione di monsieur Guillotin, non era certo il caso aizzare ulteriormente le classi sociali meno abbienti alla ribellione, specialmente con qualche operetta dai toni pervicacemente accusatori. Ma, sguarnita dei suoi aspetti più marcatamente polemici, le nozze di Figaro passa il vaglio imperiale e approda in scena a Vienna, risultando fin da subito uno dei più grandi successi della coppia più acclamata del XVIII secolo. Ambientata nel palazzo del Conte nell’arco di un’unica folle giornata, l’opera non prevede cambi scena particolarmente bruschi, e qui a Verona il il regista Mario Martone ne approfitta per lasciare prevalentemente immobili le scenografie di Sergio Tramonti – due grandi scalinate unite da una passerella in alto – e concentrarsi sui movimenti scenici, per i quali il regista ha previsto anche alcuni ingressi e uscite attraverso la platea. Un grande tavolo e qualche cuscino sono gli oggetti scenici utilizzati per modificare le atmosfere e farci passare dalla stanza dei promessi sposi a quella della Contessa; due uscite laterali fungono da porte / armadio e per saltare dalla finestra Cherubino si lancerà direttamente nella buca d’orchestra, per l’ilarità generale di un pubblico chiassoso e gaudente. Nel complesso uno spettacolo godibile, svecchiato da un cast fresco e ben preparato. Francesca Sassu è una Contessa più che a proprio agio nel ruolo, la voce è avanti e il colore molto ricco. Nel registro acuto mostra sicurezza e la sua presentazione in Porgi amor è certamente uno dei momenti meglio riusciti della serata. Anche negli assiemi la Sassu si distingue per la cura del fraseggio e della dizione, chiudendo la serata con meritatissime ovazioni del pubblico. Bene anche la vivace Susanna di Ekaterina Bakanova, divertente e sbarazzina quanto precisa nell’emissione: più efficace nel registro medio, la Bakanova si mostra particolarmente attenta allo sviluppo dinamico: sostenuta dalla buona direzione di Sesto Quatrini, rispetta il colore mozartiano non risultando mai sguaiata e dando il meglio di sé nei duetti più spiritosi – come ad esempio il Via resti servita e nella Canzonetta sull’aria – che le permettono di esprimere al meglio la propria lodevole verve scenica. Aya Wakizono è un Cherubino davvero grazioso e di voce ben calibrata, con solo qualche lieve menda emissiva in fascia acuta; nel complesso la sua interpretazione è più che adeguata, particolarmente nel Voi che sapete. La cantante non teme i volumi orchestrali, si muove in scena con estrema disinvoltura e porta a casa una delle performance più applaudite della serata. Anche Christian Senn porta a casa un buon risultato, delineando un Conte adeguatamente malizioso e impulsivo: la voce è in ordine e Senn dà il meglio prevedibilmente in Vedrò mentr’io sospiro. Ottimo il fraseggio, generalmente corretta l’emissione, colori ben presenti e calibrati sull’interpretazione. Meno brillante ma comunque positiva la performance di Gabriele Sagona, nel complesso ruolo di Figaro: ben diretto da Martone, a Sagona non manca il physique du rôle e piace più nel nell’accorato Se vuol ballare signor contino, nel quale risulta comunque più preoccupato che ironico, che nel divertito Non più andrai farfallone amoroso. In ogni caso solo raramente possiamo constatare problemi emissivi e la pasta vocale è gradevole: il ruolo è certamente ben preparato e mostra solo ulteriori possibilità di crescita. Deliziosa è risultata inoltre la Marcellina di Francesca Paola Geretto, cui perdoniamo qualche difficoltà di intonazione in agilità; divertentissimi ma fin troppo macchiettistici il Don Bartolo e Don Basilio rispettivamente di Bruno Praticò, Bruno Lazzaretti. Completano efficacemente il cast Paolo Antognetti (Don Curzio), Lara Lagni (una Barbarina da approfondire) e Dario Giorgelè (Antonio). Sesto Quatrini sceglie dei tempi spesso piuttosto sostenuti che nel primo atto procurano qualche grana agli artisti in scena, ma nel complesso mostra grande padronanza dello spartito e sostiene gli interpreti con scelte dinamiche filologiche. Bene come sempre il Coro, preparato da Vito Lombardi. Un pubblico entusiasta e caloroso saluta uno degli allestimenti meglio riusciti di questa stagione. Foto Ennevi per Fondazione Arena