Verona, Teatro Filarmonico:XX Secolo”

Verona, Teatro Filarmonico, Stagione d’Opera e Balletto 2014/2015
“XX SECOLO”
Coreografia e Direttore corpo di ballo Renato Zanella
Arnold Schönberg: “Notte trasfigurata”
Primi Ballerini Teresa Strisciulli, Evghenij Kourtsev
Igor Stravinsky : “Duo concertante”
Primi Ballerini Teresa Strisciulli, Antonio Russo
Maurice Ravel: “Bolero”
Prima ballerina ospite Myrna Kamara
Orchestra, Primi Ballerini, Solisti, Corpo di Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Roman Brogli-Sacher
Verona, 13 febbraio 2015

XX Secolo, secondo titolo della Stagione di Balletto dell’Arena di Verona, è stato complessivamente ottimo. Sì, sì: avete letto bene. Per «ottimo» intendiamo la riuscita di uno spettacolo in cui coreografia ed esecuzione sono andati di pari passo: diversamente, una buona coreografia non potrebbe esistere e rimarrebbe lì… come un magnifico piatto ma senza minestra. Scendiamo nei dettagli: tre le coreografie per questo secondo appuntamento con la danza al Teatro Filarmonico. In Notte trasfigurata di Arnold Schönberg, Renato Zanella focalizza tutta la coreografia sulla formula del duetto, amplificando così l’idea da cui prende vita la composizione (la poesia di Richard Dehmel che narra della confessione di una donna al proprio compagno di essere incinta di un figlio non suo ma che viene ugualmente accettata e confortata). La scena è costituita da pochi elementi: lunghi pali neri che intersecati formano una serie di giganteschi rombi. Alla fine, il graticolo di rombi si allinea in pali verticali mentre sullo sfondo un velario si alza: compare una luce abbagliante mentre dall’alto cade sulla protagonista una pioggia di paillette rosse. Un’immagine bellissima, letteralmente da mozzare il fiato: il bianco della redenzione insieme al rosso del peccato. In tutta onestà, non avevamo mai visto il Corpo di ballo ballare così bene. E la coreografia non era certo giocata al risparmio, anzi: l’ensemble conclusivo che radunava tutte le coppie di danzatori era davvero mastodontico ma eseguito con nitore, musicalità e pulizia. Semplicemente bello. La coppia principale è stata sensibilmente interpreta dai primi ballerini Teresa Strisciulli e Evghenij Kourtsev.
In Duo Concertante sulla partitura omonima di Igor’ Stravinskij, Zanella costruisce un lungo duetto ispirandosi alla vicenda personale di Marcia Haydée e Richard Cragun, grandi stelle dello Stuttgart Ballet durante l’era Cranko. I movimenti della composizione scandiscono cinque tappe che vanno dalla semplice conoscenza, per poi passare all’innamoramento, la passione travolgente, la separazione e il riscoprirsi amici. Le cinque fasi vengono connotate da luci che mutano di volta in volta. Il duetto è costruito molto bene, di impianto neoclassico ma capace di stemperarsi in momenti di grande lirismo e comunicativa. Bravi i due primi ballerini Teresa Strisciulli e Antonio Russo tanto nella danza quanto nel saper accentare e scandire le lunghe frasi della coreografia. Per un’indisposizione del violinista Günther Sanin, alla seconda recita l’esecuzione è purtroppo avvenuta su base registrata.
E veniamo al Bolero che ci è sembrata la parte coreograficamente meno convincente: ne spieghiamo subito i motivi. Zanella afferma di essersi ispirato alla versione originale del balletto, allorché Bejart rifiutò di rimontare la propria a Vienna. Il proposito del Direttore del Corpo di ballo è quindi quello di muovere dalla versione eseguita dai Balletti di Ida Rubinstein a Parigi su coreografia di Bronislava Nijinska in cui una gitana danza su un tavolo circondata dagli avventori del locale. Il Bolero di Zanella aggiunge poco alla storia della coreografia vuoi per la natura ‘circolare’ del brano di Maurice Ravel, vuoi per l’impronta davvero ingombrante di Bejart. Anche qui troviamo una solista principale attorniata da sei uomini: e, a ben vedere, nulla di nuovo. La scena è completamente spoglia tranne una superficie sopraelevata su cui si esibisce la protagonista: quindi poche novità anche da questo punto di vista, perché si torna sempre a ribadire la centralità dell’interprete principale (sarà forse bene ricordare che quasi tutti gli interpreti del Bolero di Bejart parlano di «quel tavolo»). Qualche rimando ad una possibile versione originale si può ravvisare negli ancheggiamenti, nel seduttivo gioco di braccia e nei baci che vengono indirizzati agli astanti, rendendo questo Bolero più ‘carnale’. Myrna Kamara è però magnifica, quasi l’idolo di un culto pagano: nei développé altissimi sembra di scorgere il potere seducente e al contempo distruttivo della Mort di Petit. Roman Brogli-Sacher ha ben diretto l’Orchestra dell’Arena di Verona.
Per tirare le somme, uno spettacolo complessivamente ben riuscito e altrettanto ben realizzato. Una bella conquista per il Balletto dell’Arena e, perché no, anche una gioia per chi scrive. Torniamo a ripeterlo ancora: in un momento così difficile alla danza servono affermazioni forti, in grado di saper rivendicare il proprio status di Arte. Spettacoli simili sono la risposta giusta. Foto Ennevi – Fondazione Arena di Verona