Bologna, Teatro Comunale: “I Puritani”

Bologna, Teatro Comunale,  Stagione Lirica 2008-2009
“I PURITANI”
Opera seria in tre atti di Carlo Pepoli
Musica di Vincenzo Bellini
Edizione Critica di Casa Ricordi Milano a cura di Fabrizio della Seta
Edizione di Parigi 1835
Lord Gualtiero UGO GUAGLIARDO
Sir Giorgio ILDEBRANDO D’ARCANGELO
Lord Arturo JUAN DIEGO FLOREZ
Sir Riccardo GABRIELE VIVIANI
Sir Bruno GIANLUCA FLORIS
Enrichetta di Francia NADIA PIRAZZINI
Elvira NINO MACHAIDZE
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Michele Mariotti
M.o del coro Paolo Vero
Regia, scene e costumi Pier’Alli
Luci di Pier’Alli e Daniele Naldi
Bologna, 14 gennaio 2009

I PuritaniInutile negarlo quando ci sono “I Puritani”  si accorre. Si corre perche è opera meravigliosa e pochissimi rappresentata. Bologna in vent’anni ha avuto il coraggio di allestirla ben tre volte ed è quasi un primato, si pensi che alla Scala manca da oltre quant’anni circa. Non farò qui un profilo musicologico sulle gravi difficoltà esecutive ed interpretative dell’opera, la quale a ragione è entrata nella mitologia del melodramma anche in virtù del celebre quartetto che la eseguì in prima a Parigi: Giovanni Battista Rubini, Giulia Grisi, Luigi Lablache e Antonio Tamburini. Dell’opera vi sono più versioni con tagli e aggiunte a seconda degli interpreti e del momento, tutte operate e approvate dall’autore. Successivamente, come risaputo, la prassi teatrale si è assestata su una versione piuttosto concisa e alleggerita nelle difficoltà ma che rendeva comunque giustizia allo spartito. Solo verso la metà degli anni ’60 del secolo scorso,  grazie alla presenza di interpreti di prim’ordine (Sutherland, Gedda, Kraus, Sills, Pavarotti), iniziò un graduale percorso di esecuzione integrale, sia in teatro  che in sala d’incisione  Questa edizione  bolognese, era ovviamente incentrata sulla presenza di Juan Diego Florez, che affrontava per la prima volta in Italia il ruolo di Arturo. Non è mancato l’interesse musicologico, con la riapertura di  tre passi  generalmente non eseguiti in teatro. Parliamo del terzetto Arturo-Enrichetta-Riccardo nel I atto “Se il destino a me t’invola”, una parte del duetto Arturo-Elvira nel III atto “Ah! perdona… ell’era misera… Da quel dì che ti mirai” e infine la “cabaletta a due” Arturo-Elvira nel Finale ultimo “Ah! sento, o mio bell’angelo”. Brani desunti dalla versione di Parigi 1835 (poi tagliati o soppressi dallo stesso Bellini) che hanno fatto la felicità deglia amanti del “belcanto”.  Si è aggiunto ma, purtroppo inaspettatamente anche si è tolto, tagli che pensavamo ormai una consuetudine superata e invece è stata falcidiata la “polacca “di Elvira nell’atto I, una parte del duetto Giorgio-Riccardo Finale atto II e una serie di aggiustamenti e taglietti nella grande scena con duetto di Arturo nell’atto III anche se impreziosito dell’aggiunta di cui  abbiamo parlato. I PuritaniProbabilmente la volontà e anche l’ambizione di fornire una nuova versione critica si sarà scontrata con la prassi esecutiva e pertanto, pur mantenendo le tre aggiunte, correggere il tiro dell’intera partitura.In questi Puritani vi è  stato anche il  “giallo” dei due soprani per il ruolo di Elvira: Nino Machaidze ed Elena Mosuc. Da dubito ci è parso strano che la Mosuc figurasse in locandina come secondo cast dietro alla giovane Machaidze, la quale ascoltata alla Scala di recente, non mi aveva particolarmente impressionato. Scompare la Mosuc  e arriva Yolanda Auyanet. Malumori tra cantanti? “Inciuci”di agenzie? Lasciamo i punto di domanda, in ogni caso sarebbe stata più interessante, almeno sulla carta, la presenza della Mosuc al posto della poco entusiasmante Machaidze. Lo spettacolo, sobrio ed elegante, era interamente curato  da Pier’Alli e mostrava molte analogie con un suo precedente allestimento, sempre dei Puritani, qui a Bologna (anche se con un impianto scenico totalmente nuovo). Quello che mancava era un’idea  vera e chiara della gestualità e dei movimenti. Invece assistiamo a continue sfilate geometriche di coro e comparse, con gesti meccanici che sfiorano il ridicolo.  Tutto, scene,costumi e luci sono  contrassegnati dai toni cupi che, alla lunga rendono deprimente lo spettacolo, anche perchè la musica di Bellini è tutt’altro che incolore. E veniamo agli interpreti:Juan Diego Florez si presenta, nel ruolo tenorile più arduo, assieme al Gualtiero del Pirata, scritto da Bellini, e ci appare assai puntuale, preciso e garbato, perfettamente a suo agio nel settore acuto, nel legato, nell’emissione. Quello in cui difetta, non per tecnica ma per natura, è l’espressione nel trasporto amoroso e la passionalità. Di certo è  l’unico, o tra i pochissimi, che oggi possono affrontare Arturo con  stile e capacità tecniche e vocali adeguate. Al contrario  di Nino Michaidze che risulta una Elvira opaca, dalla voce piccola e da un virtuosismo pressochè inesistente.  Le possiamo ascrivere una certa eleganza  nel canto, ma che non è certo sufficiente a restituire la vera dimensione a questo ruolo che richiede una  vera primadonna. Gabriele Viviani sarebbe un baritono corposo e duttile, musicale ed anche elegante.  Non si può pero non tacere una tendenza a nasaleggiare e  a un uso del fraseggio assai incolore e monocorde. Ildebrando D’Arcangelo, basso dalle grandi qualità e di indiscussa carriera,  qui ha deluso e non poco, speriamo sia stato non “in serata” o particolarmente affaticato.  Di fatto Il suo canto ,comunque sempre elegante e correttissimo, era stranamente flebile, talvolta pesante e afono,  spesso schiacciato dall’orchestra. Nel celebre celebre duetto “Il rival salvar tu dei”  si sono ascoltate sci sono stati momenti di sfasatura e stonature, complice qui anche una direzione troppo pesante e slegata. Brava Nadia Parazzini, pur in una parte limitata, ma in questa edizione avendo anche un terzetto ha  potuto godere di un maggiore apprezzamento. Di routine il Gualtiero di Ugo Gagliardo, lo aspetto in un ruolo di maggior spicco dopo averlo ascoltato nello Stabat Mater rossiniano a Pesaro qualche anno  fa. Decisamente censurabile Gianluca Floris nel ruolo di Bruno. Infine Michele Mariotti direttore e concertatore.  Di lui abbiamo già parlato nella recente e ottima concertazione del Nabucco a Reggio Emilia. L’esuberanza giovanile probabilmente lo indotto a guidare un’orchestra  spesso sopra le righe, dalle sonorità decisamente troppo forti e pesanti. Al contrario, i momenti lirici, anche se più rifiniti e curati,  si eccedeva in lentezza. Nel complesso una concertazione decisamente alterna e discontinua, notata anche dal pubblico, che per  bocca di uno spettatore ha lanciato una critica al direttore,  nella pausa di un cambio scena  nel primo atto. Pubblico piuttosto freddo e avaro di applausi, le arie i duetti e molte  scene  sono passate  in assoluto silenzio (ad eccezione dell’entrata di Florez), più caloroso poi negli applausi finali dove comunque il solo trionfatore della serata è stato, ovviamente, il tenore. ( foto di Rocco Casaluci, Teatro Comunale di Bologna)