“Edgar” al Teatro Comunale di Bologna

Teatro Comunale di Bologna – Stagione Lirica, 2009-2010
“EDGAR”
Dramma lirico in quattro atti (vers.1889) su libretto di Ferdinando Fontana, dal poema drammatico “La coupe et les lèvres” di Alfed de Musset.
Musica di Giacomo Puccini
Versione originale in 4 atti nella ricostruzione sull’autografo a cura di Linda Fairtile con la supervisione di G.Dotto e C.Toscani. Edizioni Universal Music Publishing Ricordi srl. Milano
Edgar JOSÉ CURA
Gualtiero ALESSANDRO SPINA
Frank MARCO VRATOGNA
Fidelia PATRIZIA ORCIANI
Tigrana GIUSEPPINA PIUNTI
Orchestra, Coro e voci bianche del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Mario De Rose
Maestri dei cori Paolo Vero, Silvia Rossi
Regia Lorenzo Mariani
Scene e costumi Maurizio Balò
Luci Christian Pinaud
Nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Regio di Torino
Bologna, 24 giugno 2010 
L’opera, dopo la prima rappresentazione alla Scala, fu giudicata dalla critica un fallimento e, dopo la prima rappresentazione ebbe solo due repliche. Il soggetto, estraneo alla sensibilità di Puccini, ma imposto dall’editore Ricordi, sicuramente giocò negativamente sull’esito dell’opera, che Puccini nello stesso 1889 iniziò a rivedere arrivando a una riduzione da quattro a tre atti. La nuova versione fu rappresentata, con un discreto successo,  a Ferrara il 28 febbraio 1892, senza però segnarne il rilancio.  Questa produzione, nata a Torino, nel 2008,  in occasione dell’anno pucciniano e recentemente anche pubblicata in dvd, ripropone la prima versione della partitura, che possiamo definire  una pura curiosità musicologica  visto che, il risultato finale non apporta un granchè alla valorizzazione di un’opera musicalmente discontinua e drammaturgicamente zoppicante. Non a caso lo stesso Puccini ebbe a dire:” L’Edgar non va, né potrà mai andare è un organismo manchevole…il libretto, con tutto il rispetto alla memoria dell’amico Fontana, è una cantonanta che ho preso…La colpa è più mia che sua”.
Lo spettacolo, spostato d’epoca e di conseguenza, non sempre coerente al libretto, che prevede un’ambientazione Medioevale, è visivamente gradevole, ma senza molta fantasia soprattutto perchè la regia di Mariani appare piuttosto stucchevole e senza vere idee, di conseguenza lo spettacolo si trascina piuttosto stancamente per 3 ore (perchè non fare in modo di unire il primo e secondo atto, quest’ultimo decisamente breve?).  Sul versante musicale non è che che le cose siano andate altrettanto meglio.  Mario De Rose, ben conscio dei limiti della debolezza dell’opera cerca di serrare i ranghi con una direzione vivace e appassiontata, ma a tratti enfatica e ridondante nelle sonorità. Su  Josè Cura, che ha fatto annunciare di essere afflitto da tracheite, non ci pronunciamo. A Torino aveva dimostrato che il ruolo del protagonista era complessivamente adatto al suo temperamento e alla sua vocalità. Patrizia Orciani è una Fidelia scenicamente matronale, vocalmente logora e con vistose carenze tecniche.   Giuseppina Piunti ha almeno il pregio di essere una Tigrana scenicamente convincente, la voce però è  quella di un soprano corto, non di un mezzosoprano.  Il timbro non ha nulla di  brunito,  di vellutato, di caldo. E’ semplicemente  e innaturalmente intubato, di conseguenza sfoggia un fraseggio del tutto incomprensibile e monocorde. Marco Vratogna è un cantante di temperamento e questa sua prorompente personalità a volte gli può far perdere di vista la morbidezza del canto. Qui, a fronte di un personaggio piuttosto scipito come è quello di Frank, riesce a essere convincente e accattivante.  Corretto il Gualtiero di Alessandro Spina. Alla fine il pubblico ha salutato con molto calore la compagnia di canto e il coro, soprattutto quando è comparso uno striscione sul quale appariva ben evidente l’articolo 9 della costituzione:”La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” Dopo la finzione teatrale si è ritornati subito alla triste realtà. Foto di Rocco Casaluci