Fondazione Teatro La Fenice di Venezia – Stagione Lirica 2009-2010
“THE TURN OF THE SCREW” (Il giro di vite)
Opera in un prologo e due atti op.54 su libretto di Myfanwy Piper, dal racconto omonimo di Henry James.
Musica di Benjamin Britten
Il prologo / Quint MARLIN MILLER
L’istitutrice ANITA WATSON
Miles PETER SHAFRAN
Flora ELEANOR BURKE
Mrs.Grose JULIE MELLOR
Miss Jessel ALLISON OAKES
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Jeffrey Tate
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Light design Vincenzo Raponi
Venezia, 29 giugno 2010
L’opera si articola in sedici scene essenziali, brevi ma efficaci. Tutta l’azione è contenuta nella struttura di un tema con quindici variazioni: ogni variazione sfocia nella scena corrispondente alla quale fa da prologo. Questa struttura spiega in parte anche il titolo dell’opera: il “tema” che gira attraverso le quindici variazioni dei vari interludi introducenti le scene. Anche in quest’opera, come in molte altre sue, Britten ha ridotto l’orchestra a soli tredici strumenti, che tuttavia ottengono effetti di rara ricchezza espressiva. La conferma di ciò la si è avuta anche durante questa edizione nella quale Jeffrey Tate ha saputo mirabilmente giocare sui colori orchestrali, in modo lirico, immedisimato e mordente. Quello che invece non è avvenuto nell’allestimento monocromatico, stilisticamente confuso di Pier Luigi Pizzi. Scene di impronta costruttivismo anni 50′, costumi dallo stile imprecisato: dal “marinaretto” per i due bambini, a un “tailleur” con pantaloni di Miss Jessel, passando per un anonimo abito tonaca nero, quasi monacale, per l’istitutrice. Tutto lo spettacolo si sviluppa in un’atmosfera grgia, fredda, incolore, senza addentrarsi compiutamente nel dramma e nei personaggi. Meno male che la musica, grazie alla concertazione di Tate ha saputo esprimere quei sentimenti di angoscia, di turbamento e inquietudine che caratterizzano la partitura. Ottima e ben amalgamata la compagnia di canto. Pubblico molto attento e partecipe che ha saluto tutti con applausi calorosi, tributando al M° Tate il tributo più convinto.
Foto di Michele Crosera