Brescia, Teatro Grande – Stagione Lirica 2010
“LA SONNAMBULA”
Melodramma in due atti di Felice Romani
Musica di Vincenzo Bellini
Amina JESSICA PRATT
Elvino ENEA SCALA
Conte Rodolfo ALEXEJ YAKIMOV
Lisa MARINA BUCCIARELLI*
Teresa NADIYA PETRENKO
Alessio MIHAIL DOGOTARI**
*Artisti vincitori del concorso As.Li.Co.
**Artisti idonei al concorso As.Li.Co.
Coro del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra “I Pomeriggi Musicali”
Direttore Massimo Lambertini
Maestro del Coro Antonio Greco
Regia Stefano Vizioli
Scene e costumi Susanna Rossi Jost
Luci Paolo Coduri de’ Cartosio
Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo: Ponchielli di
Cremona, Grande di Brescia, Sociale di Como, Fraschini di Pavia
Brescia, 24 Ottobre 2010
Una “Sonnambula” dagli esiti interlocutori, quella messa in scena a Brescia, nella splendida cornice del Teatro Grande. L’allestimento con la regia di Stefano Vizioli è senz’altro gradevole e funzionale: scenografie scarne che si rifanno all’iconografia tradizionale associata al titolo belliniano (mulino compreso) e costumi in stile bucolico caratterizzati da tinte pastello per il coro e da nuances più decise per i protagonisti (non molto convincenti quelle scelte per gli abiti di Amina), il tutto ad opera di Susanna Rossi Jost. Molto efficaci, invece, le luci di Paolo Coduri de’ Cartosio, soprattutto all’inizio del secondo atto: un bosco quasi spettrale, avvolto nella nebbia ed illuminato da pallidi raggi lunari, che sembra evocare lo stato d’animo dei protagonisti. L’orchestra de “I Pomeriggi Musicali” ripete l’ottima prova già rilevata nella “Medea” di Cherubini: il suono è sempre bello, morbido e molto curato. Peccato che il gesto di Massimo Lambertini sia di difficile interpretazione per chi sta sul palcoscenico (ed infatti ogni singolo attacco del coro è ritmicamente sfasato rispetto all’orchestra), causando qualche difficoltà nei duetti e negli assiemi in genere. Prima di passare alla valutazione del canto, occorre fare una premessa. Bellini è un autore che compone per la voce come se stesse componendo per uno strumento solista; le sue melodie, struggenti ed elegantissime, necessitano di un canto purissimo, perfettamente appoggiato sul fiato, onde garantire un legato impeccabile. Su queste basi, la prestazione offerta da Jessica Pratt nei panni della protagonista delude molto. La voce è certamente notevole, di buona ampiezza nella zona acuta e sovracuta, ma i centri sono molto meno sonori rispetto a prestazioni passate (la “Lucia di Lammermoor” del 2007, ad esempio). La prima aria di Amina scorre fiacca e fioca, mentre la successiva cabaletta risulta pesante, con agilità tutte di forza (però si tratta di Sonnambula e non di Semiramide) e conclusa da un mi bemolle asprigno. Le cose vanno meglio nei duetti con Elvino, dove il soprano ha più tempo per preparare i suoni e può far valere un timbro rotondo ed abbastanza morbido. Giunta alla sublime scena finale (difficilissima per l’impegno richiesto alla cantante in termini di durata, lunghezza delle frasi cantabili, uso del legato nell’aria e di note staccate ed agilità rapide nella cabaletta) la Pratt, forse stanca e forse non al massimo della forma, esibisce un timbro arido nelle mezzevoci ed un canto piuttosto grossolano nelle dinamiche, dove, e spiace constatarlo, dell’impeccabile legato belliniano non v’è traccia. Riguardo alla pessima cabaletta conclusiva, si preferisce tacere, anche se si rimprovera al soprano l’ostinatezza che la induce a tentare una puntatura al fa sovracuto che si risolve in uno strillaccio. Come e più che ne “I Puritani” del 2008 a Bergamo, appare evidente che la Pratt, nonostante le indubbie doti vocali, non trovi in Bellini il proprio repertorio d’elezione. Il tenore Enea Scala con Elvino convince con qualche riserva. Dimostra di aver compreso lo stile vocale richiesto dal compositore e possiede voce adatta alla scrittura del personaggio. Il timbro è sufficientemente gradevole, mentre l’emissione presenta una certa gutturalità nelle note centrali e qualche attacco spinto da sotto. Suona, inoltre, un poco chiusa nel passaggio di registro, ma si apre e diviene molto sicura nella fascia acuta, con suoni (do acuto compreso) perfettamente a fuoco e ben proiettati. Il Conte Rodolfo di Alexej Yakimov recita e canta con garbo, ma il suo strumento è misero per ampiezza e povero di colori. Buone le prove di Marina Bucciarelli (Lisa) con un canto tutto a fior di labbro, di Nadiya Petrenko (Teresa) e del giovanissimo Mihail Dogotari (Alessio). Foto di Elisabetta Molteni, per gentile concessione del Teatro Grande di Brescia