Jesi, Teatro Pergolesi: “Madama Butterfly”

Jesi, Teatro Pergolesi, 43a Stagione Lirica di tradizione
MADAMA BUTTERFLY”
Tragedia giapponese in tre atti su Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
(da John L. Long e David Belasco)
musica di Giacomo Puccini
Edizioni Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano
Madama Butterfly (Cio-cio-san) JASKO SAKO
Suzuki, servente di Butterfy ELENA BRESCIANI
Kate Pinkerton
MIRIAM ARTIACO
Franklin Benjamin Pinkerton
GIUSEPPE VARANO
Sharpless,Console JOOTAEK KIM
Goro
ROBERTO JACHINI VIRGILI
Il Principe Yamadori
e Il Commissario imperiale GIAMPIERO CICCINO
Lo zio Bonzo DARIO RUSSO
Yakusidè ROBERTO GATTEI
L’ufficiale del registro ALESSANDRO PUCCI
La madre di Cio-Cio-san MARIANGELA MARINI
La zia MARTA TORBIDONI
La cugina INNA SAVCHENKO
Dolore NICHOLAS GRAHAM
Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano “V.Bellini”
Direttore Nicola Marasco
Maestro del coro David Crescenzi
Regia Fabio Ceresa
Scene Giada Tiana Claudia Abiendi
Costumi Massimo Carlotto
Luci Fabrizio Gobbi
In coproduzione con Teatro dell’Aquila di Fermo e Fondazione Nuovo Teatro G. Verdi di Brindisi
In collaborazione con Scuola dell’Opera Italiana, Progetto Sipario
Allestimento della Fondazione del Teatro Comunale di Bologna
Jesi, 13 novembre 2010

Sul palcoscenico jesino la parabola tragica di Butterfly, che da quella fanciulla pressoché abusata da Pinkerton si trasforma ben presto nella donna matura simbolo trascendentale dell’amore materno, scenicamente si traduceva in un circuito delimitato da canne di bambù, dove la farfalla-Butterfly rimane imprigionata. Il forte cromatismo di lacche rosse e nere caratterizzava l’intero spettacolo, a marcare in modo netto i sentimenti dei protagonisti. Spiega il regista Fabio Ceresa: “Cio Cio San e Pinkerton si trovano a incarnare gli opposti dello spirito e della materia. L’oceano pacifico che divide le due civiltà è il centro nevralgico del dramma: tutta l’incisività del testo nasce dal tentativo di attraversare il mare, di legare in un unico nodo due mondi che non potrebbero essere concettualmente più lontani”. La casa di Butterfly, al centro della scena, è “una sorta di tempio tradizionale giapponese circondato dall’acqua. Nel secondo atto, la struttura della casa si scompone per formare un canneto, un giardino incolto, sospeso. Nel terzo atto la struttura centrale, scarnificata, rimane da sola al centro dello spazio, completamente circondata dall’acqua, in una struggente solitudine che presagisce il suicidio finale”. Oggetti minimi dunque sulla scena, giustificati dall’esiguità del mondo e dalla vicenda di Cio-Cio-san, ma l’ondata di commozione che coglie sempre lo spettatore durante il coro a bocca chiusa poteva avere effetto maggiore qualora si fosse puntato più sulla durata dell’episodio onirico che rappresentava Pinkerton tornare tra le braccia della donna proprio come ella era arrivata a lui nel prim’atto; tanto più che la lunga introduzione al terzo atto è avvenuta poi a sipario chiuso e tutti sappiamo come far scattare l’applauso prima della fine della musica può fa bene al regista, ma non a chi vuol gustare le note fino in fondo, specie in un’edizione come questa dove la vera palma va al direttore Nicola Marasco che è stato capace di dare unità e organicità al discorso musicale facendo emergere tutti i colori dell’orchestra pucciniana e valorizzandoli. Non che il cast delle parti principali fosse da sottovalutare…anzi, ma lo scollamento dalla qualità dei comprimari, che costituiscono l’elemento ambientale- esotico dell’opera era troppo evidente: Jasko Sako ha dato al personaggio quello che la sua voce di soprano lirico può dare: buon sostegno nelle note centrali e medio acute, dizione accurata; l’aria Un bel dì vedremo risolta con un fraseggio semplice e senza concessioni all’effetto plateale; la direzione di Nicola Marasco ha inserito la vocalità della Sako come uno strumento primus inter pares nel cesello timbrico fatto emergere dalla sempre smagliante Orchestra Filarmonica Marchigiana e i due momenti Che tua madre dovrà e Tu piccolo iddio hanno ottenuto il loro giusto rilievo sinfonico. Ben proiettata, la voce del tenore Giuseppe Varano in Pinkerton, era in perfetto equilibrio con quella della Sako nel duetto finale del prim’atto; buona dizione e disinvoltura ha sfoderato lo Sharpless del baritono coreano Jootaek Kim ; poco a fuoco, la vocalità di Elena  Bresciani in Suzuki non ha potuto dare quel rilievo al personaggio ancillare che deve far presagire il dramma e corredare l’ambientazione nipponica. Foto Binci

 

 


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