Madrid, Teatro Real, Stagione lirica 2010/2011
“THE TURN OF THE SCREW”
Opera in un Prologo e due atti su libretto di Myfanwy Piper, dal romanzo di Henry James.
Musica di Benjamin Britten
The prologue/Quint: JOHN MARK AINSLEY
L’istitutrice EMMA BELL
Miles METER SHAFRAN
Flora NAZAN FIKRET
Mrs. Gose MARIE McLAUGHLIN
Miss Jessel DANIELA SINDRAM
Orchestra del Teatro Real di Madrid
Direttore Josep Pons
Regia David McVicar
Scena e costumi Tanya McCallin
Coreografia Andrew George
Luci Adam Silverman
Coproduzione Teatro Real di Madrid, Teatro Marinsky di San Pietroburgo
Madrid, 2 novembre 2010
Nel “Giro di vite”, la differenziazione orchestrale che sottende al mondo dei vivi e a quello dei morti consegue un effetto terrorifico nello spettatore, immerso nell’orrore di passare dal mondo reale a quello dell’oltretomba trascinato dalle gelide note delle arpe che, senza dubbio, devono ritmare il respiro angosciante delle persone che vivono l’inferno”. Ana Maria Mox.
Quest’opera è basata su un racconto di fantasmi, che tanto piacciono agli inglesi, di quelli che affollano la letteratura, la filmografia ed i castelli inglesi, ricrea un ambiente ambiguo, freudiano. Focalizzata al contempo sulle perversioni, l’ambiguità, l’abuso sui bambini che non sono oramai tanto innocenti come si spera, la repressione sessuale, l’aspetto sinistro di una residenza lontana della civiltà in un luogo popolato di apparizioni, questa opera commuove, smuove i sensi di colpa dell’ascoltatore e lo cala nelle viscere di un dramma che si sviluppa prima, durante e dopo la rappresentazione.
Opera di impostazione cameristica, con solo 13 strumenti e un pianoforte, è la terza composizione da camera di Britten dopo “The rape of Lucretia” e “Albert Herring.” Si sviluppa in una successione di scene unite da interludi musicali.
In “The Turn of the Screw” assistiamo all’unione della musica tonale con la tecnica del dodecafonismo. Il carattere e le angoscie dei personaggi si vedono amplificati dagli strumenti che creano un’atmosfera sonora che porta l’ascoltatore in un universo di angosciosa attesa.
Ci sono, nell’opera, evidenti influenze di autori della fine del secolo XIX come Mahler o Debussy o del secolo XX, ma con una sviluppati dalla personalità compositiva di Britten che a sua volta , in questa partitura riesce a evidenziare le caratteristiche geniali e tormentate di Henry James, l’autore dal quale è stato tratto il libretto dell’opera.
Questo allestimento si è sviluppava a metà tra l’estetica giapponese del paravento onnipresente e certe scenografie che si vedevano nei teatri di Madrid alla fine degli anni ’70 e gli inizi degli 80, quando si rappresentava Checov. Monocromatici, in nero-grigio-bianchi i costumi provenienti dalla English National Opera.
L’ensemble strumentale ha suonato meravigliosamente, facendo scaturire una bellissima tavolozza di colori che il pubblico ha saputo cogliere, tributando ai bravi strumentisti un grande successo. I protagonisti, un Quint tenebroso nella voce e nella presenza, e nell’interpretazione quello John Mark Ainsley. Emma Bell è un’istitutrice, ricca di sfaccettature, che continua ad evolvere nella sua forma di concepire e percepire il dramma e le situazioni. Delicata ed angelica, nonostante il fondo cupo della sua vera personalità, il Miles di Meter Shafran. Al suo fianco, la Flora di Nazan Fikret è parsa quasi maggiore nel caratterizzare il personaggio. Bene anche gli altri interpreti, tutti perfettamente calati nei loro non facili ruoli.
The Turn of the Screw è andata in scena nel giorno della commemorazione dei Defunti, dopo quella famigerata notte di Hallowen che alcuni incominciano, anche in Spagna, a trovare , nonostante l’orrore, i fantasmi e la paura, fonte di divertimento. Foto Javier del Real
