Brescia, Teatro Grande: “La Traviata”

Brescia, Teatro Grande – Stagione Lirica 2010
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma “La Dame aux camélias” di Alexandre Dumas figlio
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry YOLANDA AUYANET
Flora Bervoix MARIANNA VINCI
Annina MINA PAVLOVA
Alfredo Germont JEAN-FRANCOIS BORRAS
Giorgio Germont DAMIANO SALERNO
Gastone SAVERIO PUGLIESE
Il Barone Douphol MIRKO QUARELLO
Il Marchese D’Obigny PASQUALE AMATO
Il Dottor Grenvil LUCIANO LEONI
Giuseppe ALESSANDRO MUNDULA
Commissionario MARCO PIRETTA
Coro del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra “I Pomeriggi Musicali”
Direttore Pietro Mianiti
Maestro del coro Antonio Greco
Regia Andrea Cigni
Scene Dario Gessati
Costumi Agnese Rabatti
Light Designer Fiammetta Baldiserri
Coreografie Giovanni Di Cicco
Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo:
Fraschini di Pavia – Ponchielli di Cremona – Grande di Brescia – Sociale di Como AS.LI.CO
Nuovo allestimento
Brescia, 10 Dicembre 2010

La stagione lirica 2010 del Teatro Grande di Brescia si è conclusa con un titolo amatissimo dal pubblico: “La traviata” di Giuseppe Verdi. Purtroppo, lo spettacolo con la regia di Andrea Cigni si è rivelato deludente sotto tutti i punti di vista. L’ambientazione è indefinibile, nel suo essere a cavallo tra il moderno ed il contemporaneo. Le scenografie sono ridotte al minimo, con i classici fondali disposti in modo da creare un punto di fuga, realizzati con materiale lucido, così da permettere alle luci di fare la parte del leone (con una scelta molto ruffiana di colori e con l’ausilio di due proiettori). I costumi che, al di là di una generica eleganza formale, non sono degni di nota. Ed, infine, l’abuso di sedie philippe starck in plexiglass che ingombrano letteralmente la scena, causando più di un inciampo. In tutto ciò, ci si auspicava che le idee registiche fossero tante e tali da sopperire alla mancanza di elementi scenici che avessero un senso, ma così non è stato. Il preludio, a dire il vero, faceva ben sperare: una Violetta come svuotata e dallo sguardo assente, avvolta in una vestaglia d’un rosso intenso, che viene pagata da un viscido avventore, mentre dal buio del fondo del palcoscenico, si fa strada una tetra figura, nera e sottile, che, giungendo alle spalle della donna, l’avvolge nelle sue spire e le appunta sul petto una camelia dal mortale profumo. Poi, il nulla. Lo spettatore deve attendere fino alla scena della festa in casa di Flora, perché accada qualcosa che lo riesca a destare dal torpore della sua poltrona. Il sipario si apre ed una nuvola di denso fumo s’espande per tutto il teatro. La scena s’illumina di verde acceso ed al centro del palco, in cima ad un enorme tavolo da biliardo, si consuma un’orgia, sotto forma di danza erotica, fra le zingarelle ed i toreador, che richiama metaforicamente il rito della corrida. Il resto scorre piatto, con tanta routine e qualche caduta di gusto: una per tutte, l’irruzione in scena, durante il “Parigi, o cara” dell’agente pignoratore con i suoi scagnozzi che, con tanto di elenco e matitina, depenna via via tutti i beni (le famose sedie philippe starck dell’inizio), mentre vengono sottratti alla povera traviata. Inevitabilmente, la tetra figura della Morte ritorna sul finale; tuttavia, invece di avvolgere Violetta in un abbraccio compassionevole, anche se letale, come sarebbe forse auspicabile, se ne resta seduta in posa tronfia e con ghigno soddisfatto, ad osservare con distacco la poverina che stramazza al suolo. Anche musicalmente, la situazione non è rosea. Il tenore Jean-François Borras (Alfredo) ha voce discreta, ma canta tutto di natura, evidenziando gravi lacune tecniche. Infatti, ogni tentativo di sfumare si traduce in suoni malfermi e schiacciati, tant’è vero che, già dall’inizio del secondo atto, rinuncia a qualsiasi dinamica per rimanere su di un forte perenne dall’effetto molto rozzo. Inoltre, nonostante alcune chiare difficoltà durante la sua aria, decide comunque di tentare il do acuto al termine della cabaletta, che, difatti, gli riesce impiccato e vetroso. Damiano Salerno nei panni di Giorgio Germont ha un timbro talmente evanescente ed emissione talmente nasale da non poter essere classificato in alcun modo all’interno di un registro vocale definito. Baritono? Tenore? Mistero. Per di più esibisce una dizione perfida, spesso incomprensibile e, quanto ad aplomb musicale, lascia molto a desiderare (durante il duetto con Violetta, i ripetuti errori di questo Germont costringono il direttore a vistosi aggiustamenti ritmici in orchestra). Resta Yolanda Auyanet. Il soprano spagnolo canta bene e dimostra di essere giunta all’appuntamento con la parte, molto ben preparata. Ciononostante la sua Traviata non convince del tutto. La voce della Auyanet tradisce una smaltata delicatezza di fondo, senz’altro adatta a ruoli più leggeri di questo. Durante tutto il primo atto e la prima parte del secondo, ad esempio, esibisce un timbro che non suona rotondo, bensì arrotondato, come a voler ricercare una maggiore amipezza di cavata. L’aria del primo atto non risulta così fluida come ci si aspetterebbe da simile materiale vocale e la cabaletta, dove le agilità vengono realizzate correttamente, denota più d’un cenno di stanchezza nel giungere a do e re bemolli che suonano lievemente spinti. Ma dall'”Alfredo Alfredo” al secondo atto, fino al finale dell’opera, passando per un “Addio del passato” stupefacente, il soprano ritrova una chiarezza timbrica ed una leggerezza nell’emissione che si sposano perfettamente con il suo strumento. Scenicamente, pare che i cantanti siano stati lasciati un poco a loro stessi e, bisogna dire, che nessuno dei tre protagonisti possiede, allo stato attuale, un appeal scenico che rimanga impresso nella memoria. Pietro Mianiti ha diretto il primo atto molto bene, con scelte agogiche assennate ed una lodevole coesione generale, ma, sorprendentemente, nei restanti due atti si è lasciato prendere da un’eccessiva propensione alla fretta, in alcuni momenti davvero inopportuna. Ottima prova, quella del Coro del Circuito Lirico Lombardo (che ha dovuto compiere miracoli per non essere sbaragliato dalla furia dell’orchestra) e comprimari molto al di sotto della soglia della decenza, ad eccezione della Flora di Marianna Vinci. Foto di Marco Rognoni per gentile concessione del Teatro Grande di Brescia

11 Comments

  1. Claudia balzaretti

    Io sono stata a questa Traviata oggi, domenica 12 e posso solo dire che questa recensione non corrisponde oggettivamente alla bellezza ed alla forza teatrale di questo spettacolo. Al termine tutti noi spettatori eravamo entusiasti e commossi. da anni, non si assisteva ad uno spettacolo così a Brescia e frequento anche Verona. Io consiglio di vedere lo spettacolo e farsi davvero un’idea di come questa critica non sia assolutamente realistica. L’unica pecca è che tutto è passato troppo velocemente! C. B.

  2. mario Buonaventura

    Anch’io ero a Brescia oggi per questa Traviata e non so che dire d’avanti questa recensione. A me questo spettacolo mi ha molto piaciuto. Mi dispiace ma la vostra recensione non meritano d’essere letta.Direi come la signora Balzaretti, consiglio di vedere lo spettacolo e farsi un’idea.Bel momento di piacere, forse andrò a Como mercoledi. E si avete raggione dovrebbe dire che tutto il pubblico di Brescia è stupidi e ignoranti. Ma immagino che sia il vostro pensiero.
    Ma sapete ciò che vi dice il pubblico di Brescia.
    M.B.

  3. Antonio Manzi

    Salve a tutti, sono un appassionato di opera lirica di Desenzano che da anni frequenta il Teatro Grande.
    Concordo completamente con i commentatori di questa recensione.
    Io ed i miei amici abbiamo assitito ad uno spettacolo veramente di grande impatto emotivo.
    Sia dal punto di vista scenico e registico che da quello musicale, questa Traviata ci ha sinceramente e pienamente convinti.
    Siamo usciti da teatro commossi ed emozionati.
    Il soprano spagnolo ci ha regalato momenti di vero teatro e mi resterà per sempre impresso il finale mozza fiato di questo bellissimo spettacolo che consiglio caldamente a tutti di vedere se e quando verrà riproposto.
    Grazie.
    Antonio

  4. Luca Pagani

    Buonasera! Vorrei se possibile aggiungermi anche io ai commenti di questo blog. Io sono stato a teatro venerdì sera e da anni frequento il Grande di Brescia e anche Scala di Milano e Regio di Torino (a volte Fenice, dove appunto ho assistito a Traviata per due anni di seguito). Non solo devo concordare con la prima commentatrice che questa Traviata è forse una delle più interessanti in circolazione (se penso poi a quella di Trieste…), per idee e per ‘freschezza’ (infatti la recensione scritta non sembra neanche riferita a questo spettacolo: visto che eravamo tutti in piedi concordi ad applaudire lungamente tutti gli interpreti – Auyanet in testa CHE DAVVERO E’ STATA MERAVIGLIOSA – e artefici!). A Brescia, dove abito e vado a teatro da anni, non si ricorda una Traviata così (penso a quella del 2004 a cui abbiamo assistito ma che non ci aveva entusiasmati). Bravi tutti: cantanti, direzione d’orchestra, regista. Sicuramente una Traviata DA NON PERDERE! E bravo il Teatro Grande a proporci questo allestimento così ‘avanti’. Grazie per l’attenzione e lo spazio. Luca Pagani – Brescia

  5. Fausto

    Premesso che sono un grande appassionato d’Opera e che da diversi anni sono abbonato alla stagione lirica del Teatro Grande di Brescia, lascio a malincuore il mio commento dovendo ammettere che la recensione sulla prima rappresentazione è molto vicina alle considerazioni emerse da quanto recepito da me e dagli amici coi quali ero in compagnia domenica pomeriggio alla rappresentazione del turno B. Oltre alla mediocrità generale degli interpreti, fatta eccezione per il soprano, sono rimasto infastidito da diverse scelte registiche. Cito alcuni episodi, secondo me molto discutibili: quando Violetta, all’inizio del concertato finale del 2° atto canta – “Alfredo, Alfredo, di questo core non puoi comprendere tutto l’amore..” – si tratta di un pensiero intimo che deve rimanere nascosto ad Alfredo, non ha senso cantarlo ad un metro di distanza dall’amato e guardandolo negli occhi! E sempre nel concertato le parole del coro sono: “quanto peni, fa’ cor”, ma nella scena tutti le stanno lontani, freddi e rigidi, nepure l’amica Flora la consola. Quando papà Germont canta l’aria “Di Provenza il mar, il suol” che termina con l’accorato “Dio m’esaudì”, dovrebbe far seguito l’abbraccio al figlio non ricambiato, da cui l’esclamazione – “Nè rispondi d’un padre all’affetto?” – esclamazione di rammarico non d’ira tale da provocare una collisione fisica con tanto di schiaffo e messa al tappeto! In fin dei conti papà Germont ha ottenuto ciò che voleva ed è accettabile che Alfredo sia atterrito per la perdita dell’amata. E che dire dell’arrivo di Alfredo al capezzale di Violetta..secondo le indicazioni del libretto i due si dovrebbero “gettare le braccia al collo” subito dopo la comparsa di Alfredo, come è naturale e drammaturgico che sia, invece il nostro protagonista preferisce togliersi il cappotto prima di stringere a sé l’amata.. Io ho trovato questi particolari, ma anche molti altri che tralascio di citare, veramente molto illogici.

  6. Alessandra T.

    Io sono andata domenica e posso solo dire che forse non sono una esperta, e neanche ma solo una appassionata e il Teatro Grande della nostra città veniva letteralmente giu dagli applausi, i miei compresi. Spettacolo da vedere ancora e da consigliare a chi non l’abbia visto. Bravi. A. T. Salo’.

  7. Pietro

    Vista questa Traviata ieri a Como! Semplicemente fantastica! Baritono debole, protagonista perfetta a parte qualche affaticamento iniziale forse dovuto alla tensione per un rumore in sala durante la prima romanza, tenore buono. La regia è bellissima e toccante, originale e finalmente senza polvere! Direzione d’orchestra di buon livello con una bacchetta puntuale e corretta! Avevo un posto sfigato in un palchetto ma almeno c’ero. Bellissima serata. P. B. – Mi.

  8. Ennio

    Salve a tutti! passavo di qui e mi sono imbattuto in questa recensione coi rispettivi commenti e devo dire che è sempre sorprendente constatare quanto certi titoli e certi allestimenti parlino diversamente al pubblico e ai professionisti del settore. Quale persona che lavora nell’ambiente della musica devo dire di essere completamente in accordo coi toni severi del recensore. Uno spettacolo insufficiente e con assurdità varie sparse qui e lì. Ma Traviata parla al cuore come Verdi stesso sosteneva e la musica sa piazzare grosse fette di prosciutto sugli occhi di molti spettatori. Mi auguro sinceramente di non dover mai assistere a scempi di questo genere nel caso fossi io a far parte di uno spettacolo inventato da certi registi.

  9. gerry

    Ho visto questo spettacolo domenica 12. Io faccio parte del settore lirico e posso dire una cosa. Il soprano è stato eccezionale, ma davvero. Forse la scenografia non ha soddisfatto chi pensava di trovare qualcosa alla Zeffirelli, ma quel tipo di opera non si fa più, nemmeno alla Scala, avete idea di quanto costi? Stesso discorso vale per i costumi.
    Forse che sia anche questo il motivo per cui i teatri sono sul piede di guerra?
    Detto questo, l’orchestra l’ho trovata magistrale,tranne il primo flauto, suonato evidentemente da qualcuno che non aveva studiato le parti con la dovuta concentrazione.
    Affascinantissima,mi è parsa, il mimo. La camelia poi richiama il mondo di Dumas a cui Verdi si è ispirato per l’opera. Sono però d’accordo su Damiano Salerno che, voglio sperare, fosse preda di un raffreddore o simili perchè era quantomeno pessimo.

  10. Marty

    ieri ero a Como! E senza fette di prosciutto sugli occhi, visto che il pubblico non è necessariamente e sempre ignorante solo perché non ama le cose ‘vecchie’. ho pagato il mio biglietto e devo dire che lo spettacolo, i cantanti e ovviamente la musica sono stati eccezionali, mi son divertita e ho persino pianto alla fine. Traviata la conosco benissimo, ma non voglio fare l’espertona come tanti che scrivono sui forum… e tutto il teatro era davvero allora con le fette di prosciutto sugli occhi visto che tutti applaudivano alla fine in modo fortissimo. Basterebbe svecchiare la mente di tanti melomani! Martina (Va)

  11. Marta

    L’autore della recensione quella sera deve aver mangiato pesante e tutto l’ha infastidito!!!! Recensione distruttiva e inutile!

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