“Nixon in China” per la prima volta al Met di New York

New York, Metropolitan Opera, Stagione Lirica 2010-2011
“NIXON IN CHINA”

Opera in tre atti su libretto di Alice Goodman
Musica di John Adams
Chou En-Lai RUSSELL  BRAUN
Richard Nixon JAMES MADDALENA
Pat, sua moglie JANIS KELLY
Mal Tse-tung ROBERT BRUBAKER
Chiang Ch’ing KATHLEEN KIM
Henry Kissinger RICHARD PAUL FINK
Tre segretarie GINGER COSTA-JACKSON
TERESA S.HEROLD, TAMARA MUMFORD
Danzatori solisti KANIJ SEGAWA, HARUNO YAMAZAKI
Coro e Orchestra del Teatro Metropolitan di New York
Direttore John Adams
Regia Peter Sellars
Scene Adrianne Lobel
Costumi Dunya Ramicova
Luci James F.Ingalls
Coreografia Mark Morris
Sound design Mark Grey
Prima rappresentazione al Met
Ripresa dell’allestimento della prima assoluta dell’opera alla Houston Grand Opera del 1987
New York, 2 febbraio 2011
Definita in passato in modo derisorio “un’opera da CNN” che prende il proprio tema dai notiziari flash contemporanei, e quindi mancante di sostanza, “Nixon in China” si è guadagnata un posto fisso fra gli standard del repertorio operistico. Spesso erroneamente descritta come un’opera “minimalista”, la partitura ha molti momenti di intenso lirismo e un movimento quasi wagneriano.
La produzione del Met è un duplicato virtuale della prima mondiale di Houston del 1987. Le scenografie, incluso il famoso arrivo dello “Spirito del ’76” (come l’amministrazione Nixon battezzò l’Air Force One), la regia di Peter Sellars, la splendida coreografia di Mark Morris del terzo atto, i costumi e i blocchi erano identici a quelli della prima mondiale e hanno fatto un’ottima riuscita nel vasto auditorium del Met. James Maddelena, che diede vita alla parte di Nixon nella prima produzione dell’opera, ha cantato il ruolo di Nixon anche nella produzione targata Met. Un sipario rosso brillante è stato sostituito al consueto sipario di broccato dorato del Met.
Il compositore stesso ha diretto l’orchestra. È stato accolto da un fragoroso applausi ed aveva chiaramente sotto controllo la partitura propulsiva e complessa. È stato chiaramente un grande evento, preceduto da un notevole battage mediatico, a cui ha assistito la figlia del presidente Nixon, Patricia, suo marito Edward Cox e loro figlio. Chi scrive è lieto di riportare che la serata ha superato le aspettative spesso create dall’eccitazione che precede eventi di così alto profilo.
Come in altre opere con un fondo di storicità, tipo il Don Carlo e il Ballo in Maschera di Verdi per esempio, quest’opera esplora accuratamente i pensieri e le emozioni dei personaggi principali in un importante momento storico. In questo caso, si tratta dello storico viaggio in Cina nel 1972, il primo tentativo di distensione politica e militare dopo anni di prolungata e geo-politicamente pericolosa mancanza di contatti.
L’opera riesce a catturare l’essenza del presidente Nixon, che era chiaramente cosciente dell’enorme attenzione mediatica ricevuta dal suo viaggio. La sua aria d’apertura, con la sua ripetizione propulsiva delle parole “History” e “News,” mostra il Nixon politico, in cerca di pubblicità favorevole prima di ricandidarsi per le elezioni. Il suo duetto finale con Pat, con i suoi ricordi sulle sue esperienze durante la Seconda Guerra Mondiale, mostra l’aspetto umano e vulnerabile di quest’essere umano complesso, su cui tanto male si è detto al momento delle sue dimissioni ed ora investito da un processo di riabilitazione e di riconoscimento dei suoi risultati di statista e Presidente.
Il ruolo della First Lady Pat Nixon è l’epicentro emotivo e musicale della serata. Viene ritratta benevolmente e la sua grandiosa aria: “This is Prophetic!” è stata cantata con grazia dalla soprano Janis Kelly. I suoi versi finali “Bless this Union…May it Remain Inviolate” sono stati intensamente commoventi. Un membro del pubblico è esploso in entusiastico applauso da solo e c’era da chiedersi se è stato per la musica o per la richiesta che la nazione rimanga unita nonostante le divisioni politiche, un sentimento chiaramente attuale nell’odierna scena politica americana.
Henry Kissinger non se l’è passata bene. Gli è stata affidata la parte del buffone rigido, che fa la parte del padrone di casa assatanato (un allontanamento completo dalla realtà storica del caso) nel balletto di Madame Mao The Red Detachment of Women (brillantemente coreografato da Mark Morris ed eseguito con soprendente energia e precisione dal corpo di ballo del Met), che fu eseguito per i Nixon e il loro entourage. Richard Paul Fink ha valorizzato il ruolo.
L’esibizione di James Maddalena è stata quella di un cantante i cui giorni migliori sono chiaramente  passati. Ha avuto evidenti problemi vocali, specie nella sua prima scena, e ha cantato con una dizione evidentemente oscura e una qualità vocale tendente al grido e  emissione afflitta da note traballanti. I protagonisti per la maggior parte dell’opera sono stati pesantemente amplificati e l’amplificazione non ha reso un buon servigio al signor Maddalena, con i suoi tutti i suoi attuali e ben evidenti limiti. Benché abbia ben interpretato la parte, catturando alcune delle rigidità fisiche di Nixon, il risultato drammatico non è riuscito a compensare la vocalità inadeguata.
Robert Brubaker ha cantato il ruolo di Mao sorprendetemente bene, tenendo conto che è scritto in una tonalità impossibile per  la tessitura decisamente acuta, catturando l’essenza del  vecchio governante, ma dotato di una volontà di ferro, leader in maniera molto efficace.  Un altro fenomeno è stata la performance di Russell Braun nel ruolo di Chou En Lai, al quale ha apportto un canto sfumato ed espressivo. Chou En Lai fu storicamente un leader eccezionalmente colto e politicamente saggio. Negatogli il trattamento del cancro alla prostata dalla malvagia moglie di Mao, Chiang Ch’ing (ruolo cantato con grande virtuosismo dalla soprano Kathleen Kim), la sua riflessione finale (“How much of what we did was good?) è stata estremamente efficace e il pubblico di un Met al completo ha come trattenuto momentaneamente il fiato prima di prorompere in una tuonante ovazione.