Trieste, Teatro Miela: “Con le labbra dipinte”

Teatro Miela, “Stazione Danza” – prima edizione del Festival dedicato alla giovane danza d’autore italiana
CON LE LABBRA DIPINTE”

coreografie Michele Merola
MMCompany:

Stefania Figliossi, Vincenzo Capezzuto, Enrico Morelli, Michele Barile, Paolo Lauri, Giovanni Napoli.
“Mappe di amanti sperduti
Musica: Arpeggiata.
Interpreti : Stefania Figliossi e Vincenzo Capezzuto.
“A cunzegna”
Musiche: Arpeggiata e Accordone
Interpreti: Stefania Figliossi, Vincenzo Capezzuto (danza e voce), Enrico Morelli, Michele Barile, Paolo Lauri, Giovanni Napoli.
“La metà dell’ombra”
Musiche: J.S.Bach e J.Massel.
Interpreti: Vincenzo Capezzuto, Enrico Morelli, Michele Barile, Giovanni Napoli e Paolo Lauri
Vincitore del Premio Anita Bucchi 2010 per la Migliore Coreografia
Trieste, 17 aprile 2011
Non c’è che dire: la MMCompany si conferma come una delle compagnie più interessanti del panorama italiano contemporaneo!
Abbiamo assistito a Trieste, a chiusura della rassegna “Stazione Danza” organizzata dalla a.Artisti Associati di Gorizia in collaborazione con Bonawentura di Trieste, ad una splendida performance ad opera dei danzatori guidati dal coreografo Michele Merola. In un Teatro Miela insidiato poco prima dell’inizio dello spettacolo da uno spandimento di acqua che ha sottolineato tutta la serata con il suo scrosciare (notevole effetto anche se ,stavolta, non teatrale…) si è dipanato un trittico racchiuso sotto il titolo “Con le labbra dipinte”.
La MMCompany è una compagnia d’autore (e che autore!) che fa capo al già citato Michele Merola: nel panorama stantio e ritrito della danza contemporanea italiana, Merola è comunque un nome nuovo, un giovane talento che sembra emergere con fatica, schiacciato dai soliti nomi che girano nel nostro paese.
Il suo tratto coreografico denota le ovvie contaminazioni di altri: qualche atmosfera alla Vandekeybus, certe braccia di Monteverde, il fluido legato alla Kylian, la ripetitività delle prese di Bigonzetti…ma tutti gli artisti hanno delle ispirazioni e riconoscono i loro maestri, quindi…la cosa che più apprezziamo è come sia riuscito a renderlo un linguaggio assolutamente personale, pieno di energia, di spirali, di linee estreme e affascinanti.
Certo, è seguito da un manipolo di fedelissimi che sono Danzatori con la D maiuscola; che non si risparmiano nemmeno sul minuscolo, quasi ridicolo, palcoscenico del Teatro Miela; che si “sdanno” come dei forsennati per amore dei passi, delle sequenze, delle prese che il loro coreografo/guru gli ha cucito addosso. E sono 90 minuti di gioia per gli occhi, di delizia per le orecchie, di bellezza profusa.
Per la serata triestina, il coreografo ha presentato “Mappe di amanti sperduti” un raffinato passo a due, denso di contrasti, per Vincenzo Capezzuto e Stefania Figliossi, unica danzatrice della serata, dai Developpés à la seconde infiniti, generosa e dotata di bellissime linee classiche, arricchite da temperamento e dinamica contemporanea. Di Vincenzo Capezzuto bisognerà parlare per tutto lo spettacolo: fisico potente, bellezza, scioltezza, intensità e fluidità; ci regala, sorprendendoci, due canzoni che esegue con timbro personalissimo: né controtenore, né sopranista…un vero gioiello, un artista a tutto tondo!
A seguire “A cunzegna” del quale ricordiamo soprattutto i duetti che sembrano essere la cifra distintiva di Merola: il brano mette in evidenza Enrico Morelli, che duetta con la Figliossi, e Paolo Lauri in duetto con Giovanni Napoli, bravi e presenti.
Chiude “La metà dell’ombra” che oseremmo definire la firma di Michele Merola. E’ un brano, per certi versi, mistico, sacro. Una figura incappucciata, forse un monaco che poi scopriremo essere Vincenzo Capezzuto che regala poco dopo un assolo dai brividi inevitabili, attraversa la scena piena di corpi maschili seminudi, sdraiati al suolo: un memento mori “indimenticabile”…
Il quintetto maschile è superbo: resta da citare Michele Barile, fulmineo e bello come un felino di razza, che si unisce agli altri in un momento di danza che, seppur massacrato nelle dinamiche dalla piccolezza della scena, sottolinea tutta l’energia che il corpo maschile riesce a dispiegare, congiunto all’armonia, all’eleganza, al controllo della danza. La cosa che colpisce in questa piccola compagine è l’assieme, l’afflato interpretativo: si vede che danzano tanto assieme e che, oltre ad essere colleghi, devono essere anche amici…il palcoscenico sottolinea un’armonia e una coesione rare. Dei costumi abbiamo poco da riferire visto che ci sono solo calzoncini e piccole parti di tessuto a coprire questi corpi superbi, controllati nell’esecuzione dal primo all’ultimo dei movimenti richiesti. Teatro semivuoto, applausi generosi e meritatissimi.