Fromental Halévy (1799-1862):”Clari”

Dramma per musica in tre atti su libretto di Pietro Giannone. Coro dell’Opernhaus di Zurigo, Orchestra “La Scintilla” dell’Opernhaus di Zurigo, Adam Fischer (direzione), Moshe Leiser, Patrice Caurier (regia), Cecilia Bartoli (Clari), John Osborn (Il Duca), Eva Libeau (Bettina), Oliver Widmer (Germano), Giuseppe Scorsin (Luca), Carlos Chausson (Alberto), Stefania Kaluza (Simonetta). Registrazione: Opernaus, Zurigo,  agosto-settembre 2008. 2 DVD Decca – o74 3382 / 158′
Parigi, Théatre-Italien, 8 dicembre 1828, andava in scena Clari, protagonisti: Maria Malibran, appena ventenne, e Domenico Donzelli. Estate 2008, Opernahaus di Zurigo, viene riproposta l’opera di Halévy, con Cecilia Bartoli nel ruolo della protagonista, in quel periodo in piena “fase Malibran”. Composta da Halévy sette anni prima di quella Juive che viene considerata il suo capolavoro, Clari non si può certo considerare un capolavoro di originalità musicale. Oltre ad avere un libretto italiano, di non grandissima qualità, l’opera si presenta come un gradevole esercizio di “stile rossiniano”. Arie, duetti, concertati, ecc. sono “italiani”, ossia un omaggio al nostro operismo preromantico. Clari è un’opera che si ascolta con piacere ma che non fa certo gridare al miracolo e difficilmente rientrerà in repertorio. Indubbiamente è una riproposta legata al nome di Cecilia Bartoli, la quale, a questo stadio della sua carriera, sembrava pronta a lanciarsi a capofitto nell’operismo sopranile preverdiano. Ho scritto “sembrava” perchè, attualmente la cantante è, per così dire, ritornata sui suoi passi, ossia  principalmente al repertorio barocco,  in attesa di vederla come  Desdemona nell’ Otello di Rossini sempre a Zurigo ( gennaio 2012). Proprio da quest’opera, la Bartoli ha interpolato la celebre “canzone del salice” nel secondo atto di Clari per caratterizzare una sorta di stato di follia della protagonista. Per il resto che dire della sua prestazione?  L’attrice è teatralmente efficace,  la cantante invece  si presenta con  un timbro acidulo, dal colore indefinito e le solite mitragliate di vocalizzi. E’ certamente una di quelle cantanti per le quali o si nutre una passione totale o la si rifiuta, senza mezze misure. Ottima prestazione per il tenore John Osborn, cantante tecnicamente sicuro ed espressivo. Del resto del cast, composto da ottimi cantanti-attori, anche se non tutti allo stesso livello. Veramente modesta la prestazione vocale di Oliver Widmer (Germano), adeguati ai rispettivi ruoli Eva Libeau, Charlos Chausson e Stefania Kalusa, così come pertinente e vivace la c0ncertazione di Adam Fischer a capo della brillante orchestra “La Scintilla”. Abbiamo lasciato per ultime le note sullo spettacolo  firmato da Moshe Leiser e Patrice Caurier che trasporta la vicenda in un’epoca contemporanea, attorno agli anni 60′  del Novecento. Il risultato è una sorta di “fumettone” che trasforma però la vicenda, definita un “dramma per musica” in una commedia dai toni drammatico-grotteschi. Possiamo quindi definirlo uno spettacolo con qualche eccesso, ma complessivamente gradevole.  Dividere  le poco più di 2 ore e mezza di musica in 2 dvd è però eccessivo!