Firenze, Teatro Goldoni:”L’Italia del destino”

Firenze, Teatro Goldoni, 74° Festival del Maggio Musicale Fiorentino
“L’ITALIA DEL DESTINO”

Real-Italy in un atto su libretto di Giovanni Melega, in collaborazione con Pilar Garcìa e Davide Livermore.
Musica di Luca Mosca
La Cameriera DANIELA BRUERA
La Stilista ALDA CAIELLO
Sexilia CRISTINA ZAVALLONI
La Diva SARA  MINGARDO
Il presentatore SAX NICOSIA
Il Cantante DAVIDE LIVERMORE
Il Palestrato CHRIS  ZIEGLER
Il Creativo ROBERTO ABBONDANZA
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Marco Angius
Regia e scene Davide Livermore
Costumi Gianluca Falaschi
Luci  Nicolas Bovey
Nuovo allestimento – Prima assoluta
Commissione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Firenze, 17 maggio 2011
In occasione dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il direttore artistico del Maggio Musicale Fiorentino, Paolo Arcà ha scelto di ripercorrere e riepilogare le vicende dell’opera lirica italiana attraverso tre titoli che ne rappresentano gli esordi (L’incoronazione di Poppea), l’età d’oro (Aida) ed il momento attuale con una nuova commissione affidata al compositore veneziano Luca Mosca. Il Maggio, giunto alla 74° edizione, si riconferma fucina sperimentale del linguaggio musicale corrente, spostando stavolta l’attenzione dai temi mitologici, cui erano ispirate Antigone di Ivan Fedele (2007) e Fedra di Henze (2008), alla televisione proponendo per la prima volta in assoluto in un’opera lirica il fenomeno dei reality show.
Il libretto de L’Italia del Destino firmato da Gianluigi Melega, in collaborazione con Pilar Garcìa e Davide Livermore, ci racconta, in stile ridendo castigat mores, l’ultima puntata di un reality, ironicamente intitolato Real-Italy, nella quale 7 concorrenti si affrontano a suon di colpi bassi, liti, confessionali, raccomandazioni ed improbabili test di storia pre-unitaria. I personaggi, privi di nome proprio tranne Sexilia (brillante storpiatura in chiave erotica della Santa protettrice della Musica), sono come tipi fissi di una commedia dell’arte tragicamente attualizzata e plasmata sulla vuotezza d’anima e di cultura odierna.  L’abile burattinaio della vicenda è un cinico presentatore transessuale in giacca, cravatta, reggicalze e tacchi a spillo magistralmente interpretato da Sax Nicosia.
L’opera si compone di 28 numeri chiusi, suddivisi in: 11 scene, 9 stacchi pubblicitari (di prodotti come: “Divani divini, Divani Vaticani”), 2 telegiornali (che Mosca definisce le trasmissioni più repellenti della tv), 4 confessionali, 1 prologo ed 1 epilogo.
La concezione è cameristica, e prevede un organico di 18 strumenti composto da quintetto d’archi, fiati, arpa, percussioni, pianoforte e tastiere. Siamo in un post modernismo ricco di suggestioni, che non sono mai vere e proprie citazioni, salvo il caso della storica sigla del TG1. Gli strumenti bisticciano e s’ inseguono in una corsa frenetica, specchio del bombardamento televisivo, con ben 118 cambi di tempo in 100 minuti di musica.
Mosca ha potuto cucire l’impervia scrittura vocale su di un cast già interamente collaudato (tranne Daniela Bruera) alla Fenice di Venezia nel 2007 ne Il Signor Goldoni (sempre su libretto di Melega). Un canto nervoso che assaggia tutte le zone della tessitura senza mai soffermarvisi con continui salti che rendono inintelligibile il testo (santi sopratitoli!). La vocalità è diversificata: si parla, si canta, si emettono suoni che si trasformano in urli, vi sono note ribattute e versi sul brrrr e grrrr, il tutto richiede virtuosismo tecnico e velocità di assimilazione.
Un plauso all’eccellente compagnia (in abiti fra il circense e il kitsch anni ’80 disegnati da Gianluca Falaschi) che ha saputo destreggiarsi con agio fra l’impervia scrittura musicale e la vivacissima regia. Sara Mingardo è un’interprete d’eccezione, nel ruolo della Diva snob in abito lamè argento, per la quale Mosca compone in chiave Jazzistica, non senza ardui salti,  in una tessitura che sprofonda fino al RE2. Alda Caiello, vera specialista del repertorio contemporaneo da vita da par suo il ruolo della Stilista lesbica. Cristina Zavalloni è una Sexilia con un look da Ilona Staller e fisico da velina che conferisce la giusta voce e carattere al personaggio. Roberto Abbondanza è odiosamente efficace nel ruolo del Creativo. Estesa ed agile Daniela Bruera nel ruolo della Cameriera stuprata. Chris Ziegler è un Palestrato bolso e volutamente fiacco. Il direttore Marco Angius ha decifrato con cura l’ostica partitura di Mosca tenendo con sicurezza le fila del discorso musicale, pur lasciando libertà ai cantanti. Bravissimo il mattatore Davide Livermore che oltre ad aver dato un contributo decisivo alla genesi dell’opera si presenta nella triplice veste di regista, scenografo e tenore affrontando il ruolo del Cantante. Nella sua regia, Davide Livermore sceglie di raccontare il trash televisivo con il linguaggio proprio del teatro senza ricorrere al video.
La scenografia, è di per sé è uno spettacolo nello spettacolo: un girevole ci consente di avere velocemente davanti agli occhi le varie stanze della casa di un simil-Grande Fratello: un soggiorno-cucina, una camera con un lettone a forma di cuore, un balcone con piscina (vista in sezione e ripiena di sfere trasparenti fra le quali i protagonisti si tuffano e sprofondano) e l’immancabile “confessionale” dei reality con le pareti a bugnatino rosso, sovrastato da un gabinetto con WC utilizzato per  bisogni fisiologici, giochi con carta igienica e  rendez-vous erotici. Porte, finestre e scale che arrivano da ogni lato, divani e letti ribaltati, decorano ambienti che sfuggono ad ogni legge gravitazionale e paiono disegnati da Escher, con una spruzzata di stile optical ed un pizzico di Photoshop.  Le luci di Nicolas Bovey esasperano questi labirinti visivi con effetti strobo e colori infuocati. Il pubblico munito di minitelecomandi ed occhialetti 3D ha risposto con entusiasmo e partecipazione.
Foto Archivio Maggio Musicale Fiorentino