Claudio Scimone, I Solisti Veneti e il Premio Tiberini

Cattolica (RN), Teatro della Regina di Cattolica, XXa Edizione del Premio Lirico Internazionale Tiberini
CLAUDIO SCIMONE E I “SOLISTI VENETI”
Musiche di Vivaldi, Albinoni, Tartini, Chopin, Monti, Massenet, Donizetti, Verdi, Gounod, Tiberini,Tosti, Saint-Saëns, Puccini.
Claudio Scimone maestro al cembalo e direttore del Quintetto de “I Solisti Veneti”
Lucio Degani, violino solista
Chiara Parrini,  violino
Giancarlo Di Vacri viola
Giuseppe Barutti, violoncello
Clementine Hoogendoorn Scimone, ottavino
Sonia Ganassi,  mezzosoprano
Enrico Giovagnoli, tenore
al pianoforte Donatella Dorsi
Hanno presentato la serata, Giosetta Guerra e Chiara Gamurrini
A.Vivaldi: Sonata op. 1 n.12 “La Follia ” per 2 violini , violoncello e basso continuo.
T. Albinoni: Adagio in sol min per archi e clavicembalo.
G.Tartini: Sonata in sol min g5 “Il Trillo del diavolo” per violino e clavicembalo.
F.Chopin: Variazioni su un tema della “Cenerentola” di Rossini per ottavino e archi.
V.Monti: Czarda per violino e archi.
J. Massenet: “Werther” –  Pourquoi me réveiller.
G.Donizetti: “La favorite” – O mon Fernand.
G. Verdi: “Rigoletto” –  La donna è mobile.
M.Tiberini: “Salve Regina”.
F.P.Tosti: Marechiare.
C.Saint Saëns: “Samson et Dalila” – Mon coeur s’ ouvre à ta voix
G.Bizet: “Carmen” –  Habanera
G. Puccini: “Turandot” –  Nessun dorma.
Cattolica, 30 giugno 2011

La terza serata di gala per l’assegnazione del  “Premio Tiberini” giovedì 30 giugno 2011 nel Teatro della Regina di Cattolica (RN)è stata quella più varia e piena di sorprese; il titolo “Barocco e Belcanto”dato al concerto comprendeva in effetti varie esibizioni: quella del Claudio Scimone direttore d’orchestra con un quintetto de I Solisti Veneti nella prima parte e quella del mezzosoprano Sonia Ganassi che sono stati entrambi premiati con il  Tiberini d’oro e quella del tenore Enrico Giovagnoli cui è stato assegnato il Premio Tiberini d’argento. Al pianoforte era il M° Donatella Dorsi e a presentare Giosetta Guerra coadiuvata dalla giovanissima Chiara Gamurrini. Il M° Scimone, antesignano della riscoperta e della diffusione della musica barocca, è una figura di musicista poliedrico: quanti come me ricorderanno le sue incisioni di Vivaldi negli anni ‘70 e in particolare nel 1977-78 durante le celebrazioni per il trecentenario della nascita del “Prete Rosso”. Poi,  ad esempio, la sua presenza come direttore al ROF di Pesaro in riscoperte sensazionali come quella del Maometto II di Rossini: una presenza costante e autorevole nel panorama della ricerca musicale.
Emozione particolare, dopo il discorso introduttivo della Guerra, è stata quella di vederlo entrare in scena sospinto su una sedia a rotelle cui è costretto momentaneamente da un banale incidente dal quale sta riprendendosi; il maestro sfoggia il suo sorriso di musicista dinoccolato e reso anche più esile dagli anni, poi, parlando della sua indisposizione, ci ride su e ci scherza: suonando il clavicembalo dal suo sedile non gli serve ergersi sul podio, ed è quello che ha fatto nella prima parte della serata dirigendo come maestro al cembalo e continuista il Quintetto dei Solisti Veneti costituito da Lucio Degani, violino solista, Chiara Parrini violino, Giancarlo Di Vacri alla viola e Giuseppe Barutti al violoncello; insieme hanno esordito nella Sonata op. 1 n.12 “La Follia ” per due  violini, violoncello e basso continuo di A. Vivaldi, poi l’Adagio in sol min per archi e continuo  di T. Albinoni, la Sonata in sol min detta “Il Trillo del diavolo” per violino e continuo di G.Tartini.
Il programma, gradevolissimo e all’insegna del più immediato virtuosismo, ha messo in evidenza il grande livello degli strumentisti capaci di tenere la scena anche con l’atteggiamento e la gestualità; il loro affiatamento con il basso continuo realizzato da Scimone al clavicembalo ha tenuto la scena molto di più. Indi la sorpresa dell’entrata di Clementine Hoogendoorn Scimone, coniugata al maestro, che ha suonato l’ottavino nelle Variazioni su un tema della “Cenerentola” di Rossini per ottavino e archi di F. Chopin e, per finire, sorpresa delle sorprese, l’incredibile (per la sua verosimiglianza) Czarda per violino e archi di Vittorio Monti in cui, oltre alla straordinaria atmosfera tzigana che vi ha profuso l’autore italiano, ha offerto lo spunto per far emergere la verve scenica del violoncellista Barutti che a un certo punto dell’esecuzione ha recitato dei versi suonando il suo strumento ed ha intrecciato con i compagni una ridda zingara che si è conclusa con la selvaggia e pittoresca esclamazione così tipica delle orchestrine tzigane. Pubblico in delirio per quegli interpreti di chiaro estro e di solida esperienza negli archi che, duole dirlo, sono rimasti in ombra e in secondo piano durante la premiazione del M° Scimone con il Tiberini d’oro.
Nella seconda parte si è avuta la deliziosa presenza del mezzosoprano Sonia Ganassi che è stata premiata anch’essa con il Tiberini d’oro. La cantante si è presentata con un repertorio rigorosamente in linea con il suo taglio vocale, ma le sue incursioni nella zona sopranile e i ruoli Colbran ricoperti in questi anni devono aver inciso in qualche modo se l’emissione appare più dura del solito e l’acuto finale nella cabaletta dell’aria O mon Fernand da La favorite di G. Donizetti non riesce bene. Altri brani presentati dalla cantante: Mon coeur s’ouvre à ta voix da Samson et Dalila di Saint Saëns e  la applauditissima Habanera dalla Carmen di Bizet. Sorpresa finale è stato l’ingresso del tenore pesarese Enrico Giovagnoli che ha una somiglianza impressionante con Mario Tiberini per quello che possiamo vedere dalle foto del celebratissimo tenore ottocentesco; inutile dire che la motivazione del premio Tiberini d’argento non era certo questa, ma una vocalità promettente, ben delineata in senso tecnico con uno stile di emissione e una personalità scenica rilevanti; questo ha fatto del tenore Giovagnoli il cantante più applaudito della seconda parte con un repertorio di lirico-leggero e i brani eseguiti si alternavano a quelli della Ganassi: Pourquoi me réveiller dal Werther di J. Massenet, dove ha dimostrato di saper fraseggiare su tessitura acuta, La donna è mobile dal Rigoletto di G. Verdi in cui ha messo in campo la nitidezza degli acuti e la capacità di affrontare il belcantismo.
Incursione nella canzone napoletana con qualche appunto per la pronuncia è stata la canzone Marechiare di F.P. Tosti.  Ulteriore sorpresa è stata la prima esecuzione assoluta di un Salve Regina per tenore composta dallo stesso M. Tiberini: la tessitura è acutissima, c’è anche un mi naturale sovracuto risolto brillantemente dal Giovagnoli e il brano è molto bello, di grande effetto melodico e improntato sugli andamenti della musica sacra di primo ottocento. Alla fine, applauditissimo e conclusivo di un bel concerto vario e senza stanchezze, il tenore  ha concesso come bis il brano Nessun dorma dalla Turandot  di G. Puccini. Foto Michele Palumbo – Cattolica


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