Brescia, Teatro Grande: “Il barbiere di Siviglia”

Brescia, Teatro Grande – Stagione Lirica 2011
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Dramma comico in due atti su libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva EDGARDO ROCHA
Bartolo OMAR MONTANARI
Rosina CONCETTA D’ALESSANDRO
Figaro MARCELLO ROSIELLO
Don Basilio ROBERTO LORENZI
Fiorello ANDREA VINCENZO BONSIGNORE
Ambrogio VALERIO NAPOLI
Berta LOREDANA ARCURI
Un ufficiale ADRIEN CHARLES PAGE
Coro del Circuito Lirico Lombardo
Orchestra “I Pomeriggi Musicali”
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del Coro Antonio Greco
Regia e luci Federico Grazzini
Scene Andrea Belli
Costumi Valeria Bettella
Nuovo allestimento
Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo: Ponchielli di
Cremona, Grande di Brescia, Sociale di Como, Fraschini di Pavia
Brescia, 18 Dicembre 2011

Un concentrato di freschezza e semplicità. Ecco “Il barbiere di Siviglia” andato in scena al Teatro Grande di Brescia, a conclusione di questa stagione d’opera, tra gli applausi fragorosi di un pubblico numerosissimo.
Il team di giovani tecnici, Federico Grazzini alla regia ed alle luci, lo scenografo Andrea Belli e Valeria Bettella con i suoi simpatici costumi, portano sul palco tutto il loro entusiasmo creativo per una riproposta del capolavoro rossiniano che sa di gioco festoso. L’ambientazione nella versione cartoon di un’America (e più esattamente di un Ohio) degli anni ’50, immerge il teatro nell’atmosfera divertente di certi “Looney Tunes” di quell’epoca. E così, durante la sinfonia, la scena si compone direttamente sotto gli occhi degli spettatori: una casetta, una siepe, un lampione ed una grossa insegna luminosa fanno la loro comparsa dal nulla, in quattro e quattr’otto, accompagnati dal buffo scricchiolare dei materiali in movimento, tutto rigorosamente in colori pastello e corredato da oggetti (un televisore, un grammofono, l’aspirapolvere, l’immancabile testa d’alce alla parete…) i cui contorni stondati richiamano l’iconografia dell’animazione Warner Bros.
Il barbiere Figaro, con una parrucca che ricorda vagamente uno scoppiato Groucho Marx, è davvero un iperattivo fac-totum, improvvisandosi giardiniere, pompiere, antennista e così via. Bartolo, in tenuta da golfista, esibisce tutto l’armamentario di tic nervosi propri di uno schizofrenico, mentre Lindoro sfoggia, al di là dei travestimenti voluti dalla storia, un classico impermeabile da agente segreto, dalle cui tasche estrae tornite mazzette di dollari per corrompere all’occorrenza. Un plauso particolare va al lavoro di regia (ed al trucco eseguito ad arte) sui personaggi di Berta ed Ambrogio, i quali non mancano di suscitare l’ilarità del pubblico ad ogni loro apparizione. Più inserito nella tradizione, invece, il look giallo canarino di Rosina.
La frizzante compagnia di canto trova le sue punte di diamante nel Lindoro di Edgardo Rocha e nel Bartolo di Omar Montanari. Il tenore uruguayano fa esprimere il suo Conte con una musicalità eccellente ed una grazia nel porgere la frase cantata, degna di nomi ben più noti e blasonati (la serenata con accompagnamento di chitarra è vera poesia). In tutta onestà, allo strumento del giovane cantante manca quel quid di volume che, al momento, potrebbe precludergli la chance di esibirsi in sale più vaste di quella bresciana, così come l’agile rondò finale “Cessa di più resistere” appare lievemente al di sopra delle sue attuali possibilità. Omar Montanari è dotato di una verve scenica notevole e conferma sostanzialmente le impressioni suscitate dal Don Magnifico della scorsa stagione: una voce molto sonora, di timbro autenticamente baritonale, capace di scandire la scrittura del personaggio con una dizione chiarissima. Una maggiore cura nei confronti di certe dinamiche nell’emissione, ancora un po’ ruvide, e si avrà un buffo di prim’ordine.
Marcello Rosiello (Figaro) esibisce una lieve gutturalità timbrica con cui cerca di camuffare una vocalità essenzialmente tenorile. E’ comunque un interprete suffcientemente spigliato sul palco ed in grado di rispondere positivamente, anche se in modo piuttosto sommario, alle richieste del suo ruolo.
Concetta D’Alessandro è una Rosina dotata di una vocalità di mezzosoprano brillante, piena e gradevole. Tuttavia, spiace riscontrare una tendenza a parlottare nei recitativi e, soprattutto, un’idea di agilità rossiniana poco ortodossa, vagamente ispirata agli isterici gargarismi di alcune celebrità discografiche di oggi, piuttosto che alla morbida sgranatura delle grandi vocaliste del passato.
Il giovanissimo basso Roberto Lorenzi, nonostante il lodevole impegno, si dimostra in difficoltà nel reggere la parte di Don Basilio (la “calunnia”, nella fattispecie), ma alla luce dei suoi ventun’anni, si rimanda più che volentieri il giudizio alle performances future.
Loredana Arcuri è attrice dalla comicità addirittura travolgente nella parte di Berta, realizzata efficacemente, anche dal punto di vista vocale, in virtù di un registro acuto svettante. Pure molto bravi, Valerio Napoli nei panni di Ambrogio ed Andrea Vincenzo Bonsignore, assolutamente convincente come Fiorello. Bene il simpatico coro.
Matteo Beltrami, preparatissimo, coordina perfettamente buca e palco con disinvolta maestria ed ottiene da I Pomeriggi Musicali sonorità leggere e luminescenti che si avvitano vorticosamente nell’elaboratissima scrittura del genio pesarese, senza colpo ferire.

One Comment

  1. Pierluigi

    Ero al Grande domenica pomeriggio e mi sono divertito moltissimo. Merito certamente di Rossini ma anche di una messa in scena davvero azzeccata e spiritosa. Ho apprezzato la direzione d’orchestra del Maestro Beltrami che, complice l’ottimo Edgardo Rocha, ha riaperto il taglio del Rondò “Cessa di più resistere” ma, chissà perchè ha tagliato le splendide cadenze del terzetto (appena prima di zitti zitti piano piano) e parte della conclusione del quartetto! Non si fanno più queste cose anche perchè sono stati sacrificati frammenti davvero significativi. Quanto al taglio riaperto sono arrivato alla conclusione che, se appena si dispone di un tenore in grado di affrontare il pezzo, l’aria bisogna farla perchè dà un taglio drammaturgicamente più rilevante alla conclusione dell’opera; insomma, Rossini aveva proprio ragione, anche perchè dinmostra una volta per tutte che il vero protagonista non è Figaro, ma proprio il Conte d’Almaviva (d’altronde il primo titolo era “Alnmaviva, ossia l’Inutile precauzione”) Ottimo Omar Montanari, discreta (ma nell’aria della lezione, davvero brava) Concetta d’Alessandro, vivace Figaro il Rosiello e da mettere a fuoco il basso Lorenzi. Certamente ottima sotto ogni profilo la Berta della Arcuri. Insomma un bel Barbiere. Vorrei chiedere una cosa agli organizzatori del Circuito Lirico Lombardo: perchè una volta nei nostri teatri non si allestisce un Rossini serio? Io continuo a sperarlo!

    Cordialità
    Pierluigi Dorici – Brescia

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