Ci rivediamo, certo…. Il meglio deve ancora venire….

Vittorio Grigolo ci racconta il suo ultimo CD “Arrivederci”, a suon di versi…  (“Liberare una certa tradizione musicale colta nell’aperto della modernità” – Alessandro Baricco)  Se è vero che il teatro rimane la casa prediletta dell’Opera, non fosse altro per il filo di seta lungo pochi metri che unisce il pubblico agli interpreti, è innegabile che la strada è già tracciata, con buona pace dei melomani più conservatori: i tempi spingono la lirica anche fuori dal palcoscenico per approdare in spazi abitati da un’audience on-line con la modernità. E poco (o molto) importa se moderno vuol dire cinema, reality, fiction, pubblicità, show, televisione, computer o smartphone. E’ bravo e intelligente, e purtroppo molto criticato, chi oggi riesce a cantar bene, conservare la voce il più a lungo possibile e cavalcare l’onda del successo. Come si dice… in medias res (nella sua doppia traduzione ‘metà strada’ e ‘mezzi di informazione’) stat virtus.
Se poi la dea fortuna, spogliata della sua benda, regala anche la bellezza, le jeux sont faits! Lo ha capito al volo Vittorio Grigolo, guarda caso cresciuto tra piccole ali di aerei, pale di elicotteri e motori di macchine, a cui ha aggiunto spartiti e tasti di pianoforte, tutti da comporre insieme con molta accuratezza, disciplina e passione. Dopo una gavetta durata anni che per onestà non rinnega, adesso può scegliere produzioni di qualità, scartare i rischi e mantenere alto il livello di fama internazionale grazie ad una delicata virtus fatta di acuti e silenzi, lezioni e ricreazione, luccicanti ribalte ma anche intensi gesti, un piede sull’acceleratore e una mano sempre pronta a cambiar marcia. Insomma più che la dannazione di una vita dedicata alla musica, Vittorio sembra vivere con il dono di una musica in moto. Così se tutti gli appassionati non possono entrare nei teatri, è lui a raggiungerli, come e dove può: con un Rigoletto da Mantova in Mondovisione, una Traviata dalla Stazione di Zurigo, un Faust live dal Covent Garden in worldstream, l’apertura dei Giochi Olimpici e chissà cos’altro ancora… tranquilli, questo è solo l’inizio! A Londra, dove pare che Vittorio abbia trovato la sua non-fissa dimora, l’ho incontrato in occasione dell’ultima performance del Faust di David McVicar, in programma alla Royal Opera House, e con un leggero accento romanesco ha intonato alcuni versi del suo latest, but not least CD “Arrivederci”…
La donna mobile qual piuma al vento…
(Rigoletto – Giuseppe Verdi)

E’ la donna ad essere troppo mobile o è l’uomo ad essere troppo immobile?
Una posizione a volte di stallo dove entrambi aspettano un cenno per fare la prima mossa. Ma oggi non è cosi, come forse non lo era per il Duca…forse per Verdi! Quella era un’epoca diciamo nel mezzo. Che la donna si muova è un bisogno: se non si muovesse non ci sarebbero tutte queste manifestazioni esternate nei secoli dall’arte. La donna è ovunque, dipinti, scritti, sculture…una figura a cui l’uomo non sa resistere. Un’irresistibile armonia che rompe l’immobilità maschile, spesso solo internamente. E’ per questo che risultiamo meno mobili…o forse ci muoviamo ma fuori dall’occhio delle telecamere e al buio.
L’arte nel suo mistero…le diverse bellezze insieme confonde!
(Tosca – Giacomo Puccini)

A proposito di arte e confusione, a volte sembra che i musicisti si sforzino troppo di dimostrare che anche loro hanno un cuore, anche se compresso da un traboccante egoismo. Sei d’accordo?
D’accordissimo…..io per primo. Scherzo….ma in fin dei conti tutti cercano di dare il meglio di sè, che poi non è detto che all’occhio dell’umanità risulti essere il lato migliore.
Il più bel con la più bella tutta notte danzerà?
(Soirées musicales – Gioacchino Rossini)

Il ritmo della danza cosa ti fa venire in mente e cosa rende diversa la comunicazione del corpo da quella della voce?
Corpo e voce un linguaggio unico, unito da estreme sensibilità, prolungamenti del corpo e dei suoni che si amalgamano in un impasto già lievitato…senza attesa. La danza per così dire è la macchina impastatrice di questa meravigliosa torta…il groove che scandisce i passi più o meno veloci, le note più o meno vicine…una liberazione che non si impara, ma che nasce dal semplice sfogo libero dell’essere.
I’ parto, addio! T’alluntane da stu core Da sta terra de l’ammore Tiene ‘o core ‘e nun turnà?
(Torna a Surriento – Ernesto de Curtis)

Per un tenore-gira-mondo come te, cosa vuol dire allontanarsi? Da dove, da chi?
Allontanarsi ovviamente sì, ma mai per sempre….nu marenare, un gipsy con passaporto! allontanarsi da ciò che si ama, ciò che è caro, ciò che è porto, quiete e riposo …la casa, la famiglia, le passioni…i miei giocattoli.
L’aurora di bianco vestita Già l’uscio dischiude al gran sol
(Mattinata – Ruggero Leoncavallo)

Cosa è per te luce e cosa è buio? E cosa serve per trasformare la notte in giorno?
La luce è semplicità, verità, vita, calore, colore, sincerità. Tutti sostantivi che appartengono ad un mondo soprannaturale dove ogni cosa è visibile, anche il minimo particolare e le piccole cose fanno le grandi cose…quindi a voi pensare Il resto. Il buio invece è mascheratore, beffardo, ambiguo, pericoloso, sconosciuto, irraggiungibile, non si vede la fine…non c’è inizio se non quello dove siamo e da dove non riusciamo spesso a vedere neanche la punta delle nostre scarpe. Il buio nasconde la perfezione e rende perfetto l’imperfetto con le ombre, tratti definiti di una perfetta creazione. Quasi che ne abbia paura? o che non sia capace di imitare”la luce”. Per trasformare la notte in giorno basta un sorriso! Ovunque….
Cara, ti voglio tanto bene
(Ti voglio tanto bene – Ernesto de Curtis)

Quanto ha perso la sostanza dei sentimenti sempre più ridotti a sigle da display…TVB, 6 LA +, TA…
La comunicazione ed il linguaggio odierno hanno raggiunto il culmine delle abbreviazioni, non solo nella lingua scritta ma anche in quella dei gesti, delle movenze, degli atti. Si cerca di raggiungere un punto sempre più velocemente, ma in fondo questo è ed è stato il motivo dominante del secolo passato, per cui oggi ne paghiamo il prezzo: il progresso e la velocità nel creare un villaggio globale, un mondo senza confini di comunicazione.
La musica ci era già riuscita senza dover inventare un jet ad ultrasuoni od uno shuttle…le note tutte uguali. Suonate qui o a Timbuktu sono uguali, comunicano lo stesso linguaggio, più o meno espressivo, a seconda poi dell’esecutore che fa la grande differenza. Tanti temi che si aprono e migliaia di domande e risposte…Arrivederci è proprio per me spiegare un pò tutto questo: come il linguaggio sia cambiato dall’aria Angelo casto e bel fino a Caruso…come le parole e le intenzioni hanno attraversato un secolo mutando talmente tanto da finire poi ingoiate dal silenzio. E non parliamo dei dialetti…
Quanta notte nun te veco, nun te sento ‘int’a sti bbracce, nun te vaso chesta faccia, nun t’astregno forte ‘mbraccio a me?!
(‘O surdato ‘nnammurato – Enrico Cannio)

Oltre il canto, con quale altra forma d’arte riusciresti ad esprimere te stesso con uguale intensità?
La scultura e la pittura credo siano incredibili mezzi di liberazione dell’anima come del resto il canto. Incredibili valvole di sfogo…come una grande moka!
Non ti scordar di me…La vita mia è legata a te
(Non ti scordar di me – Ernesto de Curtis)

Cosa vorresti che negli anni, dopo…alla fine, gli altri ricordassero Vittorio Grigolo?
Il sorriso, quello che non appare quasi mai in foto, quello che tengo stretto, quello che rivela la mia spensieratezza e semplicità. Sì, forse che venga ricordato per la mia voglia e gioia di vivere!
Comme putevo fá furtuna all’estero s’io voglio campá ccá? ‘Sta casa piccerella, ‘sta casarella mia ‘ncoppo Pusilleco, luntano, chi t’ ‘a dá?…
(‘O pa
ese d’ ‘o sole – Vincenzo d’Annibale)
L’agiatezza aiuta, se non altro per comprare scarpe adatte a correre più veloci verso il traguardo. Il provenire da una famiglia facoltosa quanto ha aiutato la tua scalata verso il successo, sinceramente? 
Sfatiamo questa notizia finalmente e pubblicamente. Non vengo da famiglia facoltosa. Mi hanno dato tutto e mi darebbero ancora di più se potessimo tornare indietro nel tempo, come credo tutti i genitori. Da parte di mio padre era una famiglia di imprenditori: nonna Romana una vera leader e nonno Vittorio un grande uomo, amante della terra e dei cavalli. Una famiglia facoltosa direi fino alla meta degli anni ‘50. Poi le grandi famiglie si disgregano e tante cose vanno diversamente… Da parte di mia madre invece mio nonno Antonio lavorava alle acciaierie di Terni e mia nonna Caterina confezionava abiti su misura. Insomma un vasto assortimento che ha funzionato a meraviglia e che mi ha regalato la ricchezza più grande: genitori come i miei. Che altro chiedere? Solo più tempo da trascorrere insieme!
O chitarra romana accompagnami tu!
(Chitarra romana – Eldo di Lazzaro)

Ciak stile anni ‘70/’80: Vittorio, una chitarra tra le mani, magari in spiaggia con la luna piena…cosa ci regali?
La chitarra tra le mani e dita che scorrono tra le corde che pizzicate mi riportano agli esordi, alle mie giornate di silenzio passate a 18 anni in una stanzetta di Vienna imparando un bolero messicano che mi tirasse fuori dalla prigione musicale che avevo scelto di vivere. Oggi tutt’altro che prigione…un paradiso! Ed un bolero sempre più maturo…dove con sicurezza le dita atterrano sulle corde giuste senza titubanza alcuna, senza timore di essere giudicati. Adoro il suono della chitarra classica….
Core, core ‘ngrato ‘aie pigliato ‘a vita mia.
(Core ‘ngrato – Salvatore Cardillo)

Ricordi episodi di ingratitudine tuoi o degli altri che ancora fanno male?
No, nessun rancore.

Ce sta ‘na leggenda romana legata a ‘sta vecchia fontana per cui se ce butti un soldino costringi er destino a fatte tornà.
(Arrivederci, Roma – Renato Rascel)

Giriamoci di spalle e buttiamo insieme una moneta nella Fontana di Trevi. Svelaci il tuo desiderio più grande…
Se lo svelo che desiderio e’…po’ nun s’avvera…allora nun hai imparato nulla da sta’ tradizione….bisogna stasse zittttiiiii
Potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso che con un po’ di trucco e con la mimica poi diventare un altro
(Caruso – Lucio Dalla)

Tu, sul balcone davanti al Golfo di Sorrento, come avresti conquistato quella donna, senza trucco, né canto?
Me sarei buttato! Tanto cor fisico atletico sarei magari sopravvissuto e lei si sarebbe di certo preoccupata e visto er gesto m’avrebbe accompagnato per tutta la vita…fino alla fine, come nelle più belle storie d’amore che si rispettino. Punto.