“Rigoletto” al Teatro Pergolesi di Jesi: un grande successo

Jesi, Teatro “G.B. Pergolesi” – Stagione lirica di tradizione 2011
“RIGOLETTO
Melodramma
in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma “Le roi s’amuse” di Victor Hugo
musica di Giuseppe Verdi
Edizioni Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano
Il Duca di Mantova SHALVA MUKERIA
Rigoletto SIMONE PIAZZOLA
Gilda IRINA DUBROVSKAYA
Sparafucile EUGENIY STANIMIROV
Maddalena ALESSANDRA  PALOMBA
Giovanna VERONICA SENSERINI
Il Conte di Monterone PASQUALE AMATO
Marullo MIRKO QUARELLO
Matteo Borsa SAVERIO PUGLIESE
Il Conte di Ceprano MARIAN RESTE
La Contessa di Ceprano MIRIAM ARTICO
Paggio della Duchessa BIANCA TOGNOCCHI
Usciere GIANNI PACI
FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini
Direttore
Giampaolo Maria Bisanti
Maestro del Coro David Crescenzi
Regia, scene, costumi, luci Massimo Gasparon
Coproduzione: Fondazione Pergolesi Spontini, Associazione Arena Sferisterio di Macerata, Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Teatro dell’Aquila di Fermo
Jesi, 25 novembre 2011

Punto forte di questa ripresa di questa produzione del Rigoletto che abbiamo già visto a Macerata e a Brescia era l’insieme dei cantanti che ha riportato il capolavoro di Verdi al dovuto livello di godibilità e di spessore interpretativo: credibilità scenica, ottime dizione e pronuncia unite a capacità vocali indiscutibili hanno fatto del Rigoletto di Jesi, complice la perfetta acustica del Pergolesi, uno dei successi più grandi del teatro lirico jesino degli ultimi anni. Il baritono Simone Piazzola, veronese di 26 anni, al suo debutto in Rigoletto, nel 2007 ha vinto il Concorso “Comunità Europea del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, nella stagione 2010 ha cantato a Catania, a Parma e a Madrid, nella stagione 2011 ha cantato Traviata (Giorgio Germont) al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno dove (ero presente) aveva già riportato un grande successo personale; a Jesi, Piazzola si è trovato in un’ottima compagnia di canto che ha dimostrato come la vita dei capolavori si illumini sempre di luce nuova grazie alla presenza di grandi interpreti: il soprano Irina Dubrovskaya mantiene una straordinaria  morbidezza e il colore pieno della voce anche nelle zone più acute – non ha eseguito puntature di tradizione in cadenza, che suonano scontate e un tantino volgari – ma ha esibito una sorprendente tenuta della tessitura e dei fiati nei passaggi interni ai pezzi chiusi- “Caro nome” e “Tutte le fest”, una gamma completa anche nella zona grave (evidente nella frase: “Qual notte d’orrore”) emergendo bene dal tessuto strumentale verdiano senza perdere il colore personale e senza pesantezze; libera da problemi di agilità e di tenuta del fiato, il soprano russo ha avuto modo di mettere in luce uno stile personale fondato sulla pulizia e nettezza dinamica del fraseggio, dizione precisa e scioltezza di recitazione.
Meravigliosa prova del tenore Shalva Mukeria che ha puntato il più delle sue carte sul lato tecnico unito a capacità vocali non comuni: una vocalità di tenore lirico-leggero con un colore non bellissimo nella zona medio-grave, anzi la voce tende ad assottigliarsi dal mi sul primo rigo, ma è completamente sfogata in acuto e dà l’idea di pieno appoggio sul fiato: Mukeria ci ha regalato una cabaletta di terz’atto Possente amor con tanto di re sovracuto finale credo tra i più esaltanti che si possano ascoltare in questi ultimi tempi; perfettamente a suo agio nel sostenere la tessitura del Duca senza perdere il mordente e la profondità verdiane, Mukeria ha riportato il personaggio alla sua tenuta propriamente canora anche sul versante belcantistico sensibile nel duetto con il soprano E’ il sol dell’anima in cui ha brillato nella elaborata cadenza a due e non solo nel re bemolle sovracuto nella stretta finale Addio, addio, dimostrando un sano atletismo vocale che manca in tanti troppi tenori che affrontano il Duca. E il successo annunciato ottenuto dopo La donna è mobile Mukeria lo conferma nel far sentire le frasi spezzate dell’aria alla fine dell’opera, quando deve cantare fuori scena concludendo con un si naturale filato e sostenuto magistralmente. Per venire a Simone Piazzola in Rigoletto, va notato il felice incontro di qualità naturali e di ottima scuola in un giovane cantante che sembra avere sulla scena un’esperienza da artista inveterato: colore, spessore, peso vocale, appoggio sul fiato perfetti e al servizio di un’ottima capacità di leggere la scrittura verdiana con la voce che riempie la sala e la tipica consistenza del baritono verdiano dagli acuti in tasca ed espressivi; bissato il duetto della vendetta a grande richiesta del pubblico che ha quasi accennato la standing-ovation per i due artisti.
Non da meno gli altri interpreti del cast, hanno, oserei dire, ripristinato un livello interpretativo per l’opera verdiana quale non si offre tanto spesso alla reverenza del pubblico: primi fra tutti Eugeniy Stanimirov in Sparafucile e la eccellente Alessandra Palomba in Maddalena, splendida unione di abilità sceniche e vocali, hanno sbalzato i due personaggi conferendo personalità e carattere anche e soprattutto vocali e innalzandoli quasi al rango di co-protagonisti, non solo come emanazioni malvage di Rigoletto: finalmente uno Sparafucile che non entra nella solita quanto vana competizione canora con il baritono nel duetto del prim’atto, perchè brilla di luce propria, e una Maddalena, cortigiana dai modi e dalla classe che possono davvero sedurre un duca, la cui vocalità ampia e limpida emerge sensibilmente anche nel famoso quartetto Bella figlia dell’amore che ha conquistato ulteriormente il pubblico.
Nelle parti di fianco, tra i cortigiani Mirko Quarello (Marullo), Saverio Pugliese (Matteo Borsa), Marian Reste (Il Conte di Ceprano), tutte vocalità ben sbalzate e caratteriali che non correvano il rischio di confondersi tra loro, la bella voce e il gesto efficace di Veronica Senserini in Giovanna e quella ben portata di Miriam Artiaco in Contessa di Ceprano e per finire l’incisiva presenza scenica e vocale di Pasquale Amato (Conte di Monterone), e quelle non meno efficaci e pertinenti di Bianca Tognocchi (Paggio), Gianni Paci (Usciere). Applausi e successo strepitosi per l’opera che è stata configurata nella sua giusta dimensione strumentale e corale in presenza di una così eccellente compagnia di canto grazie al M° Giampaolo Maria Bisanti sul podio dell’ Orchestra Filarmonica Marchigiana e al Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” diretto dal M° David Crescenzi.

 


One Comment

  1. Massimo Rini

    diciamocela tutta. L’allestimento è uno schifo. Gasparon è tutto quello che Pizzi non ha osato essere pur avendolo sempre voluto: schifosamente kitch. Pero a leggere questa recensione il piano vocale è perfetto. Cioè quello che gli amici della Grisi invocano da quando li leggo. Giovani cantanti che cantano sul fiato e con buona tecnica. Sembra un miracolo. Peccato che raramente un buon cantante è realmente un buon attore, in senso contemporaneo, intendo.

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